Culture — 09/02/2016 at 22:43

La giornata della Memoria: Marcello Martini deportato a Mauthausen a 14 anni

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CARMIGNANO (Prato)  – Nella settimana dedicata alla giornata della memoria, organizzata nel Comune di Carmignano, è stato ospitato Marcello Martini, il più giovane deportato politico pratese che all’età di 14 anni fu internato nel campo di concentramento di Mauthausen. Nella giornata del 30 gennaio scorso, il sopravvissuto al lager, ha raccontato la sua storia di fronte agli studenti della scuola media di Carmignano e dei ragazzi che dal 2008 partecipano all’iniziativa comunale che organizza il viaggio della Memoria.  Nel biennio tra il 1943 e il 1944 Prato viveva sotto il continuo assedio dei bombardamenti. Le squadre partigiane infiltrate soprattutto tra i dipendenti delle ferrovie agivano in clandestinità per segnalare il passaggio di treni carichi di armi. All’epoca l’unico mezzo di comunicazione era la radio, ne esistevano alcune clandestine che trasmettevano notizie militari.  “Mio padre era un maggiore dell’esercito, dopo l’8 settembre 1943 fu catturato dai Tedeschi. Riuscì a scappare ed entrò nella Resistenza, portando con sé tutta la famiglia. Il mio compito era quello di ascoltare i messaggi speciali trasmessi dalla radio”.  Per migliorare le comunicazioni furono inviati dei telegrafisti. Il 9 giugno 1944 ci fu un attacco da parte dei Tedeschi.

Marcello Martini
Marcello Martini

Fummo tutti catturati, mio padre riuscì a fuggire e a nascondersi con mio fratello nella zona di Carmignano. Mia madre, mia sorella e io fummo portati al comando di via Bolognese. Mia madre fu interrogata e le furono prese 35,000 lire che appartenevano al comitato di liberazione nazionale. Ci separarono: mia madre e mia sorella furono portate a San Sebastiano dove furono liberate alcuni mesi dopo dai gruppi di azione partigiana (Gap), io fui fatto prigioniero alle Murate”. La prigionia alle Murate fu seguita dal passaggio a Fossoli che era un campo di smistamento e poi al viaggio verso la Germania su vagoni bestiame. Durante il viaggio ci furono diversi tentativi di fuga, alcuni riusciti e altri no. Gli abitanti di Carpi avevano rifornito i prigionieri di frutta prima della partenza, questo attenuò un po’ la sete del viaggio. Il 26 giugno 1944  il giorno dell’arrivo a Mauthausen.

Nel campo il prigioniero entra nudo senza un ricordo. “Le SS ci fecero il discorso di benvenuto, indicandoci l’entrata e l’uscita, cioè il crematorio che emanava odore di carne bruciata. Ci dissero di spogliarci, non rivedemmo più le nostre cose, poi ci furono la doccia e la depilazione totale, che valeva anche per le donne”. Tutto quello che apparteneva ai deportati veniva derubato dalle SS, compresi i capelli e i denti. Ai deportati fu data una divisa a strisce su cui apporre un triangolo di colore diverso, il rosso identificava i prigionieri politici. A Mauthasen si parlavano ventiquattro lingue diverse, i più erano Russi ma al campo arrivavano continuamente nuovi gruppi. Ogni prigioniero entrava al campo con il proprio nome e cognome e diventava poi un numero, che doveva imparare a riconoscere durante l’appello della mattina fatto dalle SS.

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Dopo essere stato nella baracca della quarantena fui scelto per lavorare insieme a dei tecnici in una fabbrica di battelli fluviali. Facevo l’inchiodatore. Un giorno mi capitò un infortunio, fu la mia salvezza perché vissi per un po’ di tempo in infermeria. Dopo essermi rimesso in forze fui trasferito in un altro campo”. Nelle gallerie del campo  bonificate fu installata una fabbrica di aerei a reazione. Hitler infatti voleva costruire i missili intercontinentali con cui bombardare l’America e vincere la guerra. “Il 1 aprile 1945 fu organizzata una marcia per il ritorno a Mauthasen. Quando partimmo eravamo settecento, durante il tragitto molti furono fucilati arbitrariamente, altri morirono. Arrivati a Mauthasen fummo rinchiusi per una settimana, completamente nudi, nella baracca della quarantena”. Il 5 maggio 1945 il campo fu liberato dagli Americani dopo la fuga da parte delle SS. Dopo alcuni giorni fu organizzato il ritorno. “Raggiunsi un amico a Gusen e partii il 21 giugno 1944, quando arrivai in Italia scoprii che per fortuna la mia famiglia si era tutta salvata”.

Giornata della memoria
30 gennaio 2016
Sala consiliare di Carmignano
in collaborazione con la Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza di Prato.

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