RUMOR(S)CENA – BOLZANO – “Down” di Collettivo Clochart è uno degli otto titoli presentati al Teatro Comunale di Bolzano nell’ambito della “Piattaforma per la circuitazione dello spettacolo professionale in Trentino-Alto Adige”, ambizioso progetto curato da Teatro Stabile, Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento e Coordinamento Teatrale Trentino. Lo spettacolo può essere assunto, a titolo esemplificativo, come primo e lusinghiero risultato di questa importante iniziativa regionale. Non solo: dimostra un certo fervore creativo presente nel territorio che cerca circuiti capaci di garantire visibilità.
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Fondato nel 2012 dal regista Michele Comite, il trentino Collettivo Clochart di Mori si caratterizza per la ricerca e promozione di una nuova cultura della “diversità” rivolta a persone in situazione di disagio attraverso il loro coinvolgimento in spettacoli teatrali, danza, laboratori creativi.
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Emblematico, in merito, è questo “Down”, ultima produzione prossima al debutto. Si tratta di un delicato e intimo racconto di un’esperienza genitoriale vissute a contatto con una figlia colpita dalla sindrome di Down, attraverso il filtro delle emozioni e della predisposizione alla comprensione di linguaggi e gesti “diversi”. La dialettica paura-coraggio costituisce il perno narrativo del testo lungo le coordinate espressive sostenute da una madre inizialmente molto preoccupata di avere una figlia down e dalla stessa figlia di fronte alla sua stessa vita. Tra le due figure si sviluppa una relazione d’amore fatta di ascolto e silenzi, carezze e sorrisi.
Sul palcoscenico del Teatro Comunale, dove si accomoda anche il pubblico per creare uno spazio intimo e raccolto, si muovono Giorgia Benassi, attrice con disabilità nel ruolo della figlia, e la madre Viviana Pacchin, danzatrice professionista, cui si aggiunge in un secondo momento, nella parte del padre, lo stesso Comite che firma anche la regia, essenziale e calibrata, di questo prelibato spettacolo impostato sui dettami del teatro di figura e del teatro danza. Si anima una gestualità che progredisce da movimenti lenti e sospesi ad azioni concrete e quotidiane, secondo un ritmo dettato dallo sviluppo narrativo, definito nei suoi passaggi cruciali da un elemento fortemente connotativo: all’inizio della performance madre e figlia hanno la testa coperta da una casetta lignea analoga a quella appoggiata sul pavimento e con la quale spesso interagiscono. Si tratta di una protezione o rifugio mentale, forse una maschera che nasconde la vera identità dei personaggi. Ed è quella che cercano e trovano quando il “disagio” diventa liberatoria poesia di vita. Significativamente il padre, all’inizio di “Down” assente, vive la stessa metamorfosi esistenziale, espressa da un’azione di grande bellezza teatrale: sputa piccole palline di metallo che rimbalzano per terra e poi si trasformano in oggetto di gioco con la figlia ritrovata.
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La “diversità” iniziale, vissuta in modo conflittuale e causa di tormenti, si stempera nella leggerezza della vita. Come sapientemente leggera e del tutto priva di retorica è l’impaginazione scenica di questo sorprendente “Down” che termina con un sorriso, quasi poetico, per una vita restituita alla dignità umana. Meritati e prolungati sono gli applausi rivolti agli attori da parte di un pubblico coinvolto e attento.
Visto al Teatro Comunale – Teatro Stabile Bolzano / Piattaforma per la circuitazione dello spettacolo professionale in Trentino-Alto Adige sabato 1 ottobre 2022
In replica al Teatro Sociale di Trento sabato 8 ottobre alle 11.30. Ingresso libero
pubblicata sul quotidiano Alto Adige il 4 ottobre 2022