Recensioni — 07/03/2024 at 13:17

Misericordia”: una favola contemporanea di solitudine delle donne

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RUMOR(S)CENA – CATANIA – Per la stagione di prosa 2023/2024 del Teatro Stabile di Catania la Sala Verga ha ospitato l’intenso atto unico “Misericordia”scritto e diretto dalla regista e drammaturga palermitana Emma Dante la cui produzione artistica spazia tra teatro, cinema e lirica. Anche questo lavoro, come “Le Sorelle Macaluso” o come la trilogia di “mPalermu”, “Vita mia” e “Carnezzeria” che l’hanno fatto conoscere in Italia ed in Europa, indaga sulle dinamiche familiari, le difficili relazioni, gli affetti e le sofferenze, il tutto in un quadro di miseria, di marginalità, dove, comunque, c’è sempre spazio per la gioia, l’amore, la vita e la poesia. Si tratta di una pièce di grande pathos, che si sofferma stavolta su temi quali la fragilità delle donne, la loro disperata solitudine e la maternità ed è prodotta da Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro Biondo di Palermo, Atto Unico/ Compagnia Sud Costa Occidentale, Carnezzeria.

Misericordia crediti foto -Masiar Pasquali

“Misericordia”, con l’atmosfera tipica delle opere di Emma Dante e con il magico gioco luci di Cristian Zucaro, si gusta tutta d’un fiato, il pubblico è subito proiettato in una storia di disperazione, di degrado e solitudine, regalando davvero momenti di tenerezza e commozione. La scenografia dello spettacolo, essenziale e minimalista, presenta in uno sfondo scuro quattro sedie allineate dove siedono tre donne (Nuzza, Anna, Bettina) che durante il giorno, in un lercio e buio monovano, sferruzzano la lana, fanno sciallette e con loro c’è Arturo, un ragazzo disabile, ipercinetico, dalle evidenti difficoltà motorie ma che non perde un solo movimento, riproducendo le azioni delle donne usando l’armoniosa plasticità del suo corpo.

Misericordia crediti foto -Masiar Pasquali

Le tre donne litigano, si azzuffano per il cibo, ma insieme, come altrettante madri, accudiscono il giovane Arturo, che ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa. Al tramonto, sulla soglia di casa, Nuzza, Anna e Bettina offrono ai passanti i loro corpi cadenti, riscattati solo da una danza dolente, mentre Arturo non sta mai fermo. Durante la pièce si parla anche della madre di Arturo che si chiamava Lucia, era secca come un’acciuga e teneva sempre accesa una radiolina. La casa era “china i musica e Lucia abballava p’i masculi!” scrive Emma Dante nelle note di regia. Ogni giovedì si presentava un falegname che tutti chiamavano Geppetto ed era proprietario di una segheria dove si fabbricavano cassette della frutta e guadagnava bene. Se ne andava in giro con un berretto di lana e i guanti bucati, alzava le mani e dalle legnate del padre era nato Arturo e Lucia era morta due ore dopo averlo dato alla luce.

Simone Zambelli Foto Masiar Pasquali

Le tre donne decidono poi, con un gesto di amore, di affidare quel bambino, ormai adulto, ad un Istituto, dandogli una opportunità, che loro, da sole, non possono offrire. Ad Arturo dicono: “Avrai finalmente una stanza tutta per te, e il riscaldamento e non patirai più la fame” e quando la banda arriva e lo porta verso quel paradossale sogno di riscatto, lui si allontana felice, saluta ed è salutato mentre si avvicina al suo nuovo futuro, tra il pianto e la gioia delle sue tre donne/madri. D’effetto e di notevole pathos il momento in cui Arturo inizia a vestirsi perché è giunto il momento di raggiungere i suoi amati musicisti e con le tre donne che, fianco a fianco, mostrano la scatoletta dei ricordi e consegnano i loro soldi al ragazzo.

Protagonisti in una folgorante ed intensa interpretazione le tre storiche attrici di Emma Dante, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Italia Carroccio (nei ruoli di Nuzza, Anna e Bettina) e il giovane danzatore Simone Zambelli, nei panni di Arturo.

Misericordia crediti foto -Masiar Pasquali

Spettacolo costruito sulle dure e caratteristiche cadenze del dialetto siciliano dal forte impatto espressivo e sui corpi decaduti nella miseria e disperazione che si riscattano nei frenetici movimenti coreutici soprattutto di Simone Zambelli, ma anche delle tre interpreti femminili. Tutti, supportati da una regia asciutta e lineare, contribuiscono a confezionare un lavoro profondo, intriso di poesia e di speranza, efficacemente recitato e che conferma, ancora una volta, la qualità del teatro di Emma Dante. Pubblico, alla fine, commosso ed entusiasta e che applaude la pièce ed i quattro scatenati interpreti.

Visto alla Sala Verga di Catania, per il Teatro Stabile di Catania, l’1 marzo 2024

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