Recensioni — 06/07/2022 at 09:58

Il mercante di Venezia e le domande che interrogano lo spettatore moderno

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RUMOR(S)CENA – VERONA – Qual è il senso che Shakespeare attribuiva a Il mercante di Venezia e che cosa può significare per noi spettatori moderni? È un’opera dichiaratamente antisemita o la vicenda che contrappone Shylock ad Antonio mette in evidenza come il bene e il male non appartengano a una sola delle due parti, aldilà dei diversi principi religiosi di cui sono espressione?

Sono queste le domande dalle quali ogni regista deve prendere le mosse nell’accostarsi a un testo così problematico e sfaccettato. La scelta di fondo di Paolo Valerio, che ha curato adattamento e regia di una produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Centro Teatrale Bresciano, Teatro de Gli Incamminati per il Festival Shakespeariano di Verona, è quella di evidenziare come alla violenza dell’ebreo e alla sua spietata richiesta di una giustizia sanguinosa, la famigerata libra di carne da prelevarsi vicino al cuore del mercante, faccia da controaltare il lato vendicativo di Antonio che, sconfitto il suo feroce antagonista grazie alla capziosità dell’argomento portato avanti da Porzia, si rivela altrettanto spietato nel pretendere dal Doge la conversione al cristianesimo di Shylock. Così l’ultima scena dello spettacolo va al di là del testo shakespeariano con l’apparizione dell’anziano ebreo, ucciso dalla comunione forzata a cui è costretto.

Franco Branciaroli, protagonista nella parte di Shylock, non carica il suo personaggio di accenti tragici, sconfinando piuttosto nell’ironia e nel sarcasmo, e ne tratteggia con perizia attorale la lucida, caparbia volontà di vendetta nei confronti di un uomo, Antonio, che lo ha sempre disprezzato e insultato. Di contro, Piergiorgio Fasolo incarna una figura di uomo malinconicamente innamorato di Bassanio (Stefano Scandaletti) (in scena un bacio omoerotico), pronto a sacrificarsi con generosità per lui, e però non immune da atteggiamenti di arroganza e di superiorità.

Nella commedia, alla trama del prestito si intreccia la storia d’amore di Porzia e Bassanio, unita a quella di altri quattro giovani (Jessica e Lorenzo, Nerissa e Graziano), che contrappone a Venezia, centro dei mercati e del potere, il mondo ideale di Belmonte dove l’amore vince su tutto e gli eventi volgono al lieto fine, grazie alla sapiente e astuta regia di Porzia (Valentina Violo) affiancata dall’ancella (Dalila Reas). Sul palco, a dare vita agli altri personaggi, Francesco Migliaccio, Emanuele Fortunati, Lorenzo Guadalupi, Giulio Cancelli, Mauro Malinverno, Mersila Sokoli.

Efficace l’apparato scenico di Marta Crisolini Malatesta, che chiude lo spazio con un nero muro di mattoni praticabile a diverse altezze e che si apre illuminato dalle luci di Gigi Saccomandi. Evocano abiti seicenteschi i costumi di Stefano Nicolao e sonorità senza tempo le musiche di Antonio Di Pofi.

Visto venerdì 1 luglio al Teatro Romano di Verona

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