Recensioni — 06/05/2024 at 18:46

La danza multi-etnica di Akram Khan Company si trasforma in fiaba con Chotto Desh

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RUMOR(S)CENA – GENOVA – “Once upon a time – C’era una volta …” parrebbe il giusto incipit per narrare di Chotto Desh presentato alla Decima edizione della rassegna Resistere Creare, al Teatro della Tosse Fondazione Luzzati, a cura della Akram Khan Company. Chotto Desh, o “piccola patria” è un adattamento del successo del coreografo e danzatore Akram Khan del 2011, dal titolo “Desh” (vincitore del premio Olivier di Londra): appositamente rimodulato per un pubblico di bambini, in collaborazione con la regista del Theatre-Rites, Sue Buckmaster.

crediti foto Camilla Greenwell

Sul palco il danzatore filippino Nicolas Ricchini, che veste i panni di Khan sia come interprete che come protagonista della narrazione, che scopriamo via via essere autobiografica. Con un linguaggio gestuale e verbale ripetuto segna l’apertura della performance mentre parla al telefono. È un giovane arrabbiato, che telefonando ad un call center per ricevere istruzioni circa lo sblocco del suo telefono, si imbatte in un ragazzino che risponde dal Bangladesh, terra natale dei suoi cari e di cui lui porta i tratti caratteristici. All’improvviso la scena viene abitata dai ricordi di Khan, il protagonista della storia, della sua relazione conflittuale con il padre e il ruolo attenuante di sua madre.

crediti foto Camilla Greenwell

Un simbolo tra i tanti è l’agitato Khan-Ricchini al quale il padre domanda (attraverso una voce fuori campo) di sedersi, fermo, su di una piccola sedia. Incapace di adattarsi a questa richiesta e quindi alla visione del genitore, egli mostra un chiaro disinteresse, attraverso un vocabolario di segni che usa la danza Kathak tradizionale dell’India mixato a movimenti di danza contemporanea. L’uso dello spazio è uno scambio alternato tra movimenti a terra ed in piedi, l’agire delle sue braccia e delle sue mani rimandano l’esternazione della tensione e del rilassamento.

A mediare tra padre e figlio c’è la madre di Khan (una calda voce comprensiva, sempre fuori campo) che cerca di aiutare il figlio narrandogli la fiaba The Honey Hunter di Karthika Nair (Il cacciatore di miele), in quanto metafora di ciò che lo sta attraversando. Veniamo trasportati in un villaggio vicino ad una foresta dove un bambino parte per un’avventura solitaria nella natura, contro la volontà del padre. Il ragazzo dispiace agli dei della foresta nutrendosi del prezioso miele lavorato dalle api operose ma, alla fine, si pente. E come il protagonista della fiaba, anche il giovane Khan va contro la volontà di suo padre, ma alla fine non si pente di scegliere la sua giusta strada nella vita ed esplode in un “Voglio danzare papà!”.

crediti foto Camilla Greenwell

Su musiche di Jocelyn Pook e strutturato in uno stile narrativo simile a Le mille e una notte, Chotto Desh è un labirinto di livelli narrativi. Al centro vi è dapprima la ricerca della propria identità del piccolo ragazzo che si materalizza nell’affermazione di quella identità e autonomia nel contesto familiare e non solo. Suggerisce anche come sia benefico resistere a i richiami di ciò che potrebbe apparire più facile ed ovvio, concedendosi la possibilità di dare ascolto a i propri istinti personali.

Ad interagire con l’interprete vi sono animazioni oniriche di enormi elefanti, coccodrilli, nuvole di farfalle, alberi, fiori e piante. Il danzatore è allo stesso tempo l’adulto e il bambino Khan, ma anche il ragazzo della fiaba. La storia di The Honey Hunter è proiettata su uno schermo sotto forma di un cartone animato bianco su sfondo nero, mentre Nicolas Ricchini è anche parte integrante della fiaba quando dapprima corre dietro al bambino del cartone animato per poi diventare egli stesso il bambino.

crediti foto Camilla Greenwell

Questa produzione in un primo tempo era stata commissionata da MOKO Dance, una partnership britannica composta da diverse importanti realtà nella produzione della danza, con capofila il famoso centro di produzione di danza Sadler’s Wells di Londra. La sua mission è, appunto, quella di introdurre i bambini e le loro famiglie al potere visionario ed immersivo provocato dalle perfomances della sesta arte. Ad ogni buon conto Akram Khan rimane uno dei più celebri artisti nel mondo della danza contemporanea, costruendo la propria reputazione sul successo di produzioni fantasiose, altamente accessibili e profondamente toccanti. Ricordiamo i suoi inizi quando, appena tredicenne, venne scelto dal pioniere del teatro contemporaneo, il regista Peter Brook, per la famosa produzione Mahābhārata che fece il giro del mondo alla fine degli anni ’80.

La sala Trionfo del Teatro della Tosse di Genova, gremita di adulti e piccini, in un tardo pomeriggio di quasi primavera, si è alzata in piedi ad applaudire con negli occhi e nel cuore questa evocativa fiaba in danza.

Visto il 21 aprile 2024 al Teatro della Tosse, Fondazione Luzzati, Genova

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