Festival(s) — 05/12/2011 at 20:48

Sono giorni di Zoom a Scandicci. Il festival offre il meglio delle nuove generazioni

di
Share

A Zoom Festival il 6 dicembre al Teatro Studio di Scandicci, sono di scena gli Anagoor con Fortuny, omaggio al poliedrico artista andaluso, ossessionato da Venezia, ma anche un lavoro in cui i giovani performer ricercano lo sguardo dell’uomo sulla città lagunare; un tentativo corsaro di trafugare un tesoro di simboli e immagini in una drammaturgia visiva enigmatica e labirintica. In scena Anna Bragagnolo, Pierantonio Bragagnolo, Moreno Callegari e Marco Menegoni, Fortuny e fa parte di un progetto più ampio che ha visto vari allestimenti site specific in luoghi d’arte e l’allestimento teatrale in debutto in prima al Festival Drodesera in luglio 2011.

Il 7 dicembre è la volta di Pepè el bastardo impaziente e innamorato della Compagnia Divano Occidentale Orientale, Premio Fersen 2011 alla Drammaturgia. Un testo di Giuseppe Bonifati, ventiseienne autore e regista calabrese. L’ironia della danzatrice Silvia Gribaudi, sempre il 7 alle 22 e 22.30 al Teatro Studio con due pezzi coreografici: A corpo libero e Wait. A corpo libero è un lavoro che ironizza sulla condizione femminile a partire dalla gioiosa fluidità del corpo. Wait è invece un lavoro sull’ascolto del tempo e sulla diversità a confronto, scontro, relazione e unità, un esperimento tra la performance e lo spettacolo il cui centro è la comunicazione tra la diversità di stili.

Gogmagog/Egumteatro propone giovedì 8 al Teatro Studio alle ore 20.30, Quanto mi piace uccidere… (storia di un politico toscano), protagonista un promettente politico trentenne, appena eletto dai suoi concittadini. Gli fa seguito alle ore 21.15 e 22.15 la performance di Alessandra Maoggi Succo Ti ho scritto una lettera d’amore, la vuoi leggere? -per 40 spettatori a replica- un’installazione animata, uno spazio, un corpo in trasformazione.

Alla Wash&Dry di Scandicci in via Foscolo, Mauro Stagi costruisce Noise, un’inedita performance di trenta minuti, una lotta continua tra il soggetto (un essere vivente) e il sottofondo (una partitura di applausi registrati). Una critica palese al massiccio bombardamento dei media e dei commenti da talk show che ci invadono quotidianamente e ci confondono distogliendoci spesso da noi stessi.

Il 9 dicembre approdano due spettacoli provenienti dal Premio Scenario 2011. Alle 21.00, Spic & Span della compagnia di danza foscarini:nardin:dagostin, una coreografia per tre corpi in cui il gesto diventa astratto, preciso ed evocativo, che ha ottenuto una segnalazione speciale. Alle ore 22.00 è la volta dello spettacolo vincitore del premio: Infactory, scritto e diretto da Matteo Latino. “La condizione dei trentenni esplorata, allusa, svelata con crudeltà e poesia attraverso la metafora di due vitelli a stabulazione fissa prossimi al macello. Un dialogo che non avviene, che è esposizione frontale, danza riflessa su schermi virtuali, esercizio solitario di una poesia raffinata, di cui i due attori si fanno tramite per scoprire risorse lessicali, metriche, timbriche di una lingua che trova un’inedita cittadinanza sulla scena giovanile”.

Alberto Salvi firma la regia di Caligola – quattro passi dalla luna, produzione dei bresciani Araucaìma Teater, ospiti per la prima volta in Toscana (10 dicembre, ore 21.00 al Teatro Studio). Lo spettacolo, salutato con un vero successo di stampa al suo esordio milanese di maggio, ripercorre in quattro movimenti la parabola del protagonista del famoso testo di Camus. Una cruda riflessione sulla morte, il dolore, l’orrore, il sacrificio. Con Alberto Salvi, Pietro Bailo, Elena Borsato, Miriam Gotti, Ilaria Pezzera.

Siamo consapevoli del mortale rischio che la poesia omicida delle grandi ebbrezze comporta. Ma sappiamo anche che il mondo così come va non è soddisfacente. Ci ritroviamo ossessionati dall’impossibile, avvelenati dal disgusto e dall’orrore. Vogliamo essere liberi. Ma come possiamo esercitare questa libertà? Attraverso il delitto e il pervertimento sistematico di tutti i valori? E qual è la libertà che cerchiamo? Prendere in parola quelli che ci circondano, costringerli alla logica, livellare tutto intorno a noi con la forza del rifiuto e la follia di distruzione cui ci trascina la passione per la vita? No. Non si può distruggere tutto senza distruggere se stessi. Nessun essere può salvarsi da solo e non si può essere liberi se non contro gli altri uomini. Come trarre, quindi, da tanto disfacimento motivo di consolazione? Forse pensando che, per lo meno qualche anima, possa finalmente uscire da questo sonno senza sogni della mediocrità.” 

Conclude il festival l’11 dicembre alle ore 21.00 al Teatro Studio Codice Ivan con la nuova creazione collettiva GMGS_What the hell is happiness?. Questo progetto – dichiarano gli artisti- “nasce dal bisogno di confrontarsi con un concetto, un motore del fare quotidiano e con la sua spesso ossessiva ricerca: la felicità. Ognuno è portato a lottare per raggiungerla senza però capire né dove né come andare.”

 

 

Share

Comments are closed.