Danza — 04/01/2022 at 11:08

Il più bel Cantico fra i cantici di Flavia Bucciero

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RUMOR(S)CENA – PISA – Il più bel Cantico fra i cantici (il Cantico nella traduzione di Guido Ceronetti), è il nuovo studio creato dalla coreografa Flavia Bucciero. Una produzione del Consorzio Coreografi Danza d’Autore della rete delle residenze artistiche Toscane e Movimentoinactor_Teatrodanza. Nello spazio pisano Teatri di Danza e delle Arti dove ha sede la Compagnia diretta dalla coreografa di origine napoletana, abbiamo assistito ad un assaggio, il cuore germinativo, di un progetto di teatro-danza performativo con tre danzatori e interpreti Luca Di Natale, Pauline Manfredi e Federica Modafferi con musiche dal vivo di Antonio Ferdinando Di Stefano.

crediti di Antonella Limotta

I temi della narrazione creativa per corpo e voce sviluppati magistralmente fin da questa prima prova aperta al pubblico (come da consuetudine nello spazio della Compagnia), corrispondono in maniera esemplare alla trascrizione del Cantico secondo la traduzione di Ceronetti, scrittore, critico e intellettuale fra i più prolifici e insieme appartati della sua generazione. Un primo nucleo tematico è quello degli Amanti, del desiderio del sesso delle nozze della passione carnale. Lei (Federica Modafferi) è Sorella e Sposa (Madre). Tramanda al femminile l’amore romantico. Lui è pastore e guerriero- Lui (Luca Di Natale), la cerca ma è anche e insieme l’Assente. Lo spazio tempo in cui si inserisce lo storytelling della coppia è quello della Natura e della ricerca dell’altro da sé. Preponderanti gli elementi fisici sia come presenze animali sia come erbe e piante, una sorta di Giardino dell’Eden prima del peccato. Una ridda di analogie, comparazioni, figure retoriche si susseguono: Lei è colomba lui gazzella o cerbiatto. Lo sfondo dell’idillio amoroso sono le montagne le colline. Essenze di profumi mirra e incenso l’ambientazione è quella del Libano, il Libano come zona “altra” con tutti gli elementi letterari dell’esotismo. La promessa sposa viene da terre altre ( cit.Tu sei l’oasi sprangata Sorella mia e sposa sorgente turata fonte sigillata. I tuoi scoli sono un Giardino paradisiaco di melograni)

crediti di Antonella Limotta

Elemento di sintagma fra i due è una sorta di Coroche nella scrittura poetica si rappresenta in forme di ripetizioni come ritornelli ( cit.-Alzati! (lui)-Non risvegliate il mio amore se non vuole-O figlie di Jerusalem- coro per le nozze-l‘incontro)

Il secondo fulcro tematico del Cantico rimane tuttavia quello dell’Assenza ossia del distanziamento fra due Amanti. Lei cerca Lui vagando per la città perchè: la mandragora manda odore (citazione essenziale per il nuovo lavoro di Flavia Bucciero a distanza di circa venti anni dal precedente, uno dei molti allestimenti curati dalla danzatrice e regista, che si ispirava proprio al Cantico). Troviamo qui gli elementi magici dell’esoterismo e del dionisiaco. La mandragora è pianta velenosa collegata a rituali del sesso, dell’afrodisiaco. Sono rituali ancora oggi legati al piano della stregoneria per gli effetti narcotici (senza scomodare Machiavelli che ne ha scritto una commedia), noti in tutta la zona del Mediterraneo, del Nord Africa e Medio Oriente, costituiti da riti magici e filtri amorosi per riavvicinare l’amato

crediti di Antonella Limotta

(cit. L’amore è duro come la morte. Il desiderio è spietato come il sepolcro) Un altro dei temi ricorrenti del Cantico quello di amore e morte, una ulteriore pista di sviluppo sulla riflessione di un tema caro al Romanticismo da Shakespeare a Goethe. Un terzo e ultimo passaggio tematico del Cantico, una sorta di ritorno ad anello del tema del Corteggiamento: come una danza della Primavera ( tema caro alla coreografa che ne ha sviluppato un suo potente lavoro tratto da Stravinski), narra del risveglio della Natura che sempre si rinnova con la stagione ( all’insegna di: alzati mia bella) E qui entra in scena il corpo della Primavera botticelliana (Pauline Manfredi…) in una danza stavolta pura, non segnata da canti o commenti in versi se non quelli commentati musicalmente dal maestro Di Stefano al piano, al flauto alle percussioni in un trionfo di fisicità sonora. L’ultima sezione del primo studio Il più bel Cantico fra i Cantici, termina con l’avvento del principio della primavera: i fiori della vigna (torna il dionisiaco) il fico, la tortora, la melagrana in un simbolismo classico. Torna quindi l’Amato (cit. oh amato mio che fuggi come la gazzella o il cerbiatto appari sulle alture odorose), in una danza dionisiaca con azioni quasi d’impronta orientale derviscia. Attendiamo quindi gli sviluppi artistici di questo primo esperimento che ha già dato buoni risultati creativi come confermato anche dal successo decretato dal pubblico nella discussione seguita alla visione dello spettacolo. Numerosi sono i riferimenti alla attualità di questi due anni di Covid che hanno lasciato il segno nelle relazioni umane per la mancanza di contatto fisico dovuto al distanziamento imposto dal lockdown. In scena questa dinamica è stata sviluppata attraverso una modalità di azione in cui i due danzatori recitavano e insieme danzavano posti su due pedane distanti tra loro e monologanti. Questa atmosfera di distanza è stata sottolineata anche dagli elementi scenografici di Delio Gennai e dalle luci curate da Riccardo Tonelli.

crediti di Antonella Limotta

Visto a Pisa il 18 dicembre 2021

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