Recensioni — 02/08/2021 at 16:57

Naturae: La valle dell’annientamento, Compagnia della Fortezza, Armando Punzo

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RUMOR(S)CENA – VOLTERRA – Con La Valle dell’annientamento-III Quadro, continua il progetto di studio e di lavoro coi detenuti della Compagnia della Fortezza del regista Armando Punzo sul tema di Naturae. L’opera avrebbe dovuto concludersi questa estate con la celebrazione dello spettacolo all’interno del carcere di Volterra, ma la pandemia ha bloccato le prove per ben tre mesi, dall’inizio di marzo a fine maggio. Ciò ha fatto sì che il lavoro (per pochi spettatori causa restrizioni Covid e una modalità nuova: due repliche pomeridiane di circa un’ora), sia stato necessariamente e ancora segnato da una instabilità di segni espressivi dovuta al carattere sperimentale dei processi in corso. Tuttavia i riferimenti delle due precedenti esperienze sempre in forma di studio, restano sullo sfondo di una visione e visionarietà che è la cifra della ricerca di Punzo.

foto di Stefano Vaja

I pilastri espressivi in questo terzo studio, ne sono chiaramente riconfermati con l’arricchimento di nuovi contributi specie sul piano dell’appoggio a oggetti di scena e fanno intravedere quello che dovrebbe essere il finale dell’intera operazione e la poetica sottesa allo sviluppo della ricerca in corso. Il filo rosso che si dipana in questo forse ultimo seme di ricerca (la drammaturgia è firmata dallo stesso regista), prende parecchi spunti di riflessione dalla precedente opera Beatitudo, che ha consacrato una delle immagini più potenti fra le tante, nate dalla creazione artistica del regista coi suoi attori-detenuti: l’invasione dell’acqua nel cortile della Fortezza, lo spazio della rappresentazione, poi portato in tournée, certo non con la stessa impossibile forza dirompente, ripetuta e adattata dentro gli spazi dei Teatri in cui era andato in scena. Vi sono anche riferimenti espliciti alla Biblioteca di Borges, quel “Borges che ci dice che la realtà non è altro che una delle infinite possibilità”, sottolinea Punzo nelle sue note di regia dove anche evoca il numero 7, numero magico della Cabala, nel tentativo davvero filosofico-letterario di rinominare il Mondo, dargli un senso, insomma una ricerca sull’Uomo e per l’Uomo attraverso l’esperienza corporea subliminale sensitiva cenestesica, verso un tentativo di forma di Teatro assoluto.

foto di Stefano Vaja

Il cortile assolato della Fortezza alla presenza di un numero considerevole di attori-detenuti a fronte di un pubblico sparuto, fa un certo effetto per chi si è confrontato da decenni (la Compagnia opera da 34 anni), con ben altre quantità di persone e colleghi attenti e curiosi. Lo spazio si anima di decine di personaggi misteriosi e ieratici che si intrecciano in coreografie studiate e complesse: molti sono un deja vu degli studi di Naturae. Punzo è sempre in scena, li dirige ma anche gli accompagna in un rituale fantasmagorico ricco di colori suoni musica e parole che non commentano ma portano quasi come evocazioni sonore anche per il ritmo ipnotico di un sussurrato, altrove. Uno strumento di scena accoglie l’incipit e il pubblico: sono “gabbie” o “scatole”.

Elementi di scena preziosi di forma a parallelepipedo in cui gli attori entrano ed escono guidati da Punzo con l’ausilio di tre attori che li usano come oggetti decorativi ma soprattutto funzionali, dove dentro ci camminano, si inerpicano, ne escono in gioia, in passaggio sorridente quasi una carrellata di figure e controfigure solo di passaggio come nel carosello del Mondo. Torna qui come in passaggi di lavoro precedenti, il pallone-Mondo mentre una voce fuori campo racconta, ed un’ altra ad un certo punto prende la parola forse quasi voce soffio, un doppio del regista. Si avverte una leggerezza anche nei personaggi che appaiono come gli uomini di cemento bianchi, immobili il corpo completamente ricoperto di biacca, come nelle figure orientali ieratiche già praticate in scena di precedenti lavori, con costumi e pose orientali. Ed infine, mentre si allestisce una biblioteca-forse una summa dei testi utilizzati nel corso dei 30 anni della Compagnia da Genet a Shakespeare, (magari per negarlo), a Borges si ricompone il percorso a ritroso quasi un passaggio alla Recherche o A rebours, per superarlo.

foto di Stefano Vaja

La scena finale commuove e incanta. È una danza fra due uomini: Punzo seduto con di fronte uno dei tre attori che solleva e fa letteralmente danzare se stesso attraverso un movimento circolare con le braccia e tutto il corpo elegante con la struttura mobile a “gabbia” o inferriata perché a questo rimanda come simbolico, dirige in un crescendo musicale la pesantezza del colore nero che è sulla pelle e sull’ombra dell’attore detenuto. La liberazione dalle gabbie come speranza come danza, come palingenesi del Mondo, come rinascita dell’Uomo, finalmente libero, danzante e senza catene verso il Cielo.

Questo concetto poetico di liberazione dalle catene attraverso la danza, il passaggio dalla bruttezza della carcerazione alla bellezza della vita come messaggio di fondo del nuovo lavoro di Punzo, pare confermato come manifesto artistico anche con la citazione tratta da Jean Genet Labruttezza è bellezza in riposo, messaggio che il regista porgealpubblico sia come ospite all’apertura del consueto concerto di Andrea Bocelli a Lajatico per Il Teatro del Silenzio (luogo di nascita del grande tenore e dista pochi chilometri da Volterra), sia in conferenza il 27 Luglio sempre a Volterra al Parco dei Fiumi dove si è parlato del progetto del Teatro stabile in carcere che sarà avviato appena possibile, come sottolineato da Monica Barni, ex Assessora alla cultura della Regione Toscana e neo presidente di Carte Blanche (la direttrice storica è Cinzia de Felice, curatrice e direttrice organizzativa), con la direttrice del carcere Giampiccolo e Dario Danti assessore alle Culture di Volterra insieme al sindaco Giacomo Santi. La bruttezza è bellezza in riposo.

foto di Stefano Vaja

Il progetto Naturae 2021 prevedeva una serie di azioni per la città di Volterra e il territorio. Fra le altre l’inaugurazione presso la Biblioteca Comunale della sede dell’Archivio storico della Compagnia della Fortezza in collaborazione con il Dipartimento delle arti dell’Università di Bologna e le Soprintendenze archivistiche di Emilia Romagna e Toscana. Inoltre va segnalato il progetto Per aspera ad astra di ACRI Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio, volto a promuovere e rafforzare progetti attivi all’interno degli istituti penitenziari, che ha come obiettivo la formazione, il recupero, la rieducazione e la risocializzazione dei detenuti tramite il teatro. Sempre sulla scia delle numerose iniziative, legate al lavoro di Armando Punzo con la Compagnia della Fortezza, fra giugno e settembre a Lajatico (dove ha sede Il Teatro del Silenzio) è possibile visitare ArtTinsolite-Teatro del silenzio 2021-Art Exhibitions.

Il borgo si apre ai visitatori con un itinerario alla scoperta di spazi con allestimenti di mostre fotografiche di spettacoli della Compagnia della Fortezza, installazioni, pere scultoree di artisti di fama internazionale tratta di Land art, che parte dal paesaggio toscano e fin da Pontedera e dai territori limitrofi, è stato promosso e lanciato dal critico e poeta raffinato Dino Carlesi. Con la regia dell’architetto Alberto Bartalini. Interessante anche il viaggio di visita del borgo curato da architetto Arzelà, in cui è compreso tutto il territorio fra Pontedera e Volterra, passando anche da Peccioli verso Volterra, se si arriva in auto, e dove in quelle rotatorie è disseminato da sculture di scultori di alto respiro nazionale ed internazionale. Alcuni con base in Toscana magari a Pietrasanta. Le opere sono selezionate da Contini-Galleria d’arte Venezia-Cortina (vedi Manolo Valdes Clio Dorada e Irene). Con lo scorso anno 2020 La Compagnia della Fortezza nella Saline di Volterra ha prodotto un proprio lavoro trasferito in forma di studio a Padiglione Nervi. Si tratta dello studio La Valle dell’Innocenza. Un progetto nato a Volterra con Sculture di sale di cui la zona è ricca.

Visto a Volterra il 27 luglio 2021

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