Recensioni — 01/01/2020 at 09:24

Se l’uomo fallisce nella vita finisce in “bancarotta”. Prova d’attore per Natalino Balasso

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RUMOR(S)CENA – LA BANCAROTTA – TSB – BOLZANO – Carlo Goldoni segna il passaggio dal vecchio modo di fare teatro caratterizzato dalla Commedia dell’Arte, dove si recitava a soggetto, a quello della riforma voluta dallo stesso commediografo nello scrivere testi dove trama e personaggi vengono delineati con precisione: una di queste è La bancarotta o sia Il mercante fallito rappresentata per la prima volta al Teatro di San Samuele durante il Carnevale di Venezia del 1741. Dopo aver scritto L’uomo di mondo e Il prodigo, questa è la terza commedia del drammaturgo veneziano nella quale si descrive un uomo anziano dissoluto per aver perso tutti i suoi averi al gioco, complice del suo dissesto anche la corresponsabilità di tutti gli altri protagonisti nel portare alla rovina il commerciante incline a scialacquare i suoi profitti senza rendersi conto di trascinare con sé tutta la sua famiglia.

 

foto di Tommaso Le Pera

La chiusa della commedia non lascia spazio a fraintendimenti: «Gli uomini non conoscono il bene fino a quando non sono in miseria» e fa ben intendere la morale in cui Goldoni credeva nel consegnare al pubblico il suo testo. Una critica assai più feroce dove il giudizio del commediografo punta il dito sulla società del tempo, tradita dalla perdita e dallo smarrimento di valori di un sistema economico sano che ricadeva anche sui singoli. Vitaliano Trevisan ha scelto di adattarne una versione in epoca contemporanea ritenendola funzionale a quanto di più deleterio accade in una società consumistica ed edonistica qual’è la nostra. Il Settecento dissoluto della Venezia di Goldoni viene proiettato negli anni Duemila e ricollocato nell’epoca della dipendenza alla cocaina, in cui l’edonismo è una delle sue cause. La drammaturgia è stata consegnata alla regia di Serena Sinigaglia (una produzione del Teatro Stabile di Bolzano), chiamando come protagonista Natalino Balasso affidandoli il ruolo di Pantalone dé Bisognosi il mercante finito sul lastrico. Con lui ci sono tutti gli altri personaggi della commedia goldoniana che ruotano vorticosamente intorno al protagonista (una compagnia molto affiatata formata da Fulvio Falzarano, Marta Dalla Via, Denis Fasolo, Raffaele Musella, Massimo Verdastro, Giuseppe Aceto, Raffaele Musella, Celeste Gugliandolo, Carla Manzon) dove si assiste ad una girandola di situazioni che si vanno via via complicando data la natura stessa del problema: uno stile di vita sempre al limite sopra le righe, la rincorsa a emozioni alterate in cui l’umanità è vittima di se stessa. La perdizione che porta alla corruzione di ogni comportamento sociale e al degrado in cui è inevitabile cadere.

 

Natalino Balasso foto di Tommaso Le Pera

Carlo Goldoni nello scrivere la prefazione alla sua commedia per l’edizione stampata scrisse: «Credei potesse riuscire dilettevole ed utile ancora, ponendo in vista la mala condotta di coloro che si abbandonano alle dissolutezze, e vi perdono dietro le facoltà ed il credito; e le male arti degl’impostori, che fanno gravissimo torto al ceto rispettabile de’ Mercadanti, che sono il profitto ed il decoro delle nazioni. Per ottenere l’intento, vidi essere necessario non formare il Protagonista uno stolido, nel qual caso meriterebbe la compassione più che i rimproveri, ma uno di quelli che rovinano se medesimi e tradiscono la propria famiglia, e i corrispondenti, e gli amici, con piena malizia e fraudolenta condotta». Parole che diventano di sorprendente attualità rintracciabili nelle cronache di tutti i giorni. La rovina di se stessi è la chiave di lettura su cui ruota la regia di Serena Sinigaglia e riesce a sviscerarla attraverso una dinamica concitata e frenetica, con un Natalino Balasso strepitoso nella parte: la sua comicità è agita con sottile ironia sarcastica e si intravede la perfetta caratterizzazione del suo ruolo. Istrionico e sagace nel tratteggiare un uomo senza scrupoli, un vero mattatore in scena. Un uomo destinato a soccombere e per questo deciso a non fermare il suo declino. Tutto avviene su un piano inclinato che rappresenta la facciata di una casa da cui fuoriescono da botole e finestre i personaggi provenienti da quel mondo occulto dove alberga il malaffare. Gli interpreti sono tutti bravi nel concorrere ad una costante tensione necessaria per incalzare in ogni momento la rete di legami e relazioni che si ingarbuglia sempre di più per la natura stessa del comportamento di Pantalone dé Bisognosi alias Natalino Balasso. La regia di Serena Sinigaglia asseconda bene la trama rivisitata da Vitaliano Trevisan giocando su più registri anche se qualche eccesso di troppo nelle scelte musicali, sceniche e meta teatrali a volte appesantiscono la resa complessiva. Uno spettacolo divertente e capace di far pensare a cosa siamo diventati nella ricerca esasperata di emozioni alterate e distruttive per l’essere umano in generale.

foto di Tommaso Le Pera

 

Visto nell’ambito della stagione del Teatro Stabile di Bolzano

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