Recensioni — 31/08/2022 at 11:50

Notre Dame de Paris: l’eterno scontro tra il bene e il male

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RUMOR(S)CENA – SANTA MARGHERITA DI PULA – (Cagliari) – Viaggio nelle atmosfere affascinanti e misteriose della Parigi del Quattrocento tra la Festa dei Folli e i processi alle “streghe”, il regno della luce simboleggiato dalla cattedrale gotica e la miseria e lo squallore della Corte dei Miracoli, ma anche le tenebre che albergano nel cuore umano con Notre Dame de Paris, il celebre musical di Luc Plamondon, con musiche e canzoni di Riccardo Cocciante, tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, visto alla Forte Arena di Santa Margherita di Pula. Un’opera multimediale che continua a conquistare il pubblico vent’anni dopo il debutto per la felice alchimia le diverse arti – teatro, musica e danza – e la trama avvincente, incentrata sulla figura di Esmeralda, la splendida gitana di cui tutti si invaghiscono, vinti dalla sua bellezza e dalla sua grazia, ma che s’innamorerà perdutamente proprio di colui che la rinnegherà, condannandola a morte.

Una favola moderna ambientata in un remoto Medioevo, in cui le grottesche chimere volute dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc, a fare da pendant ai fantastici gargoyles che ornavano le grondaie, riflettono un immaginario popolato da demoni e creature mostruose: un’epoca dominata dalla superstizione e dalla paura dell’ignoto, travagliata da guerre e carestie, ma anche rischiarata dalla potenza della fede, di cui danno testimonianza le imponenti cattedrali edificate durante il regno dei Capetingi e dei Valois.

NOTRE_DAME_DE_PARIS Pierre Gringoire – Matteo Setti.

Notre Dame de Paris narra una vicenda intricata, una appassionante e struggente storia di Eros e Thanatos, amore e morte, in cui le esistenze dei personaggi – dal re di Francia Luigi XI al campanaro Quasimodo, un essere deforme che cela dietro un orribile aspetto un animo gentile, dall’incantevole Esmeralda, all’infido Frollo, arcidiacono della cattedrale, accanto al poeta Pierre Gringoire, al principe degli zingari Clopin Trouillefou, al capitano degli arcieri Phoebus de Châteaupers (Febo) e la sua promessa sposa Fleur-de-Lys (Fiordaliso) – si intrecciano sotto l’influenza di “Ananke” – l’antica parola greca incisa sulla pietra, che indica la forza ineluttabile del Fato.

Sulla falsariga del capolavoro di Hugo, lo spettacolo disegna un affresco della società parigina nel XV secolo, in cui il potere religioso e la potenza militare sono al servizio dell’autorità suprema del sovrano: tra le scenografie mobili che evocano le architetture gotiche della cattedrale e lo spazio claustrofobico delle prigioni, il quartiere gitano, le stanze peccaminose del Val d’Amore, la temibile “ruota” e le camere della tortura, una compagnia di danzatori-acrobati anima i vari quadri, dalla sfrenata allegria della Festa dei Folli alla vita notturna degli zingari, dalle brutali sequenze degli scontri e della repressione armata, con la caccia ai clandestini, la fuga dalle carceri e l’attacco alla cattedrale, fino all’immagine lirica e struggente delle “dormienti” per l’eternità.

NOTRE_DAME_DE_PARIS Esmeralda – Lola Ponce.

Notre Dame de Paris ritorna nell’Isola nell’edizione italiana, con libretto di Pasquale Panella, con il cast originale della fortunata produzione di David Zard e Charles Talar: sotto i riflettori la cantante e attrice argentina Lola Ponce, artista eclettica e amatissima dal grande pubblico (vincitrice del Festival di Sanremo in coppia con Giò Di Tonno, con Colpo di fulmine, scritta da Gianna Nannini, all’attivo gli albums Inalcanzable, Fearless e Il diario di Lola oltre a varie apparizioni cinematografiche, in telenovelas e serie tv e la partecipazione a trasmissioni televisive, tra cui Star in the Star nel 2021) nel ruolo di Esmeralda, la giovane zingara dallo spirito libero e dal cuore puro, ingiustamente accusata di assassinio e stregoneria.

NOTRE_DAME_DE_PARIS Quasimodo – Giò Di Tonno

Un’interpretazione intensa e coinvolgente della pericolosa femme fatale, in realtà semplicemente una donna innamorata, “rea” d’aver ammaliato con la sua bellezza il potente arcidiacono Frollo, che per lei cadrebbe nel peccato ma respinto si “vendica” mandandola a morte, mentre l’ambizioso e amorale Febo (di cui ella è invaghita e che ne farebbe volentieri la sua amante) la rinnega per timore dello scandalo, che potrebbe pregiudicare la sua carriera e le nozze con la nobildonna Fiordaliso.

Nel cast Giò Di Tonno che interpreta Quasimodo, personaggio chiave della storia, quasi scaturito dal genio crudele di uno scultore, la cui bontà d’animo contrasta con l’aspetto quasi repellente, restituendone la profonda umanità, tra la cieca dedizione per Frollo che l’ha salvato e cresciuto, che si trasforma in orrore quando ne capisce le vere intenzioni e la malvagità, mascherata sotto la santità dell’abito e il fanatismo religioso e il tenero affetto per la splendida gitana cui salva la vita, nascondendola nella “sua” cattedrale; Vittorio Matteucci (Frollo) che dà voce al tormento interiore di un uomo diviso tra passione terrena e fede, fino a uccidere ciò che ama. Leonardo Di Minno è un carismatico Clopin, Matteo Setti un sensibile e romantico Gringoire, il poeta che rivela ai posteri questa vicenda, il cui segreto è custodito tra le pietre; Graziano Galatone restituisce il fascino ambiguo e l’ingannevole nobiltà esteriore di Febo e Tania Tuccinardi incarna l’algida bellezza e l’eleganza aristocratica, che celano la passione e l’ardente gelosia, di Fiordaliso.

Una trama avvincente e ricca di coup de théâtre che riflette la complessità della natura umana, il conflitto tra mente e cuore, fede e ragione e affronta temi universali e questioni cruciali che emergono nell’eterno scontro tra il bene e il male: Notre Dame de Paris parla de Il tempo delle cattedrali ma tocca argomenti scottanti e attuali, dal ruolo e la libertà delle donne e il dramma del femminicidio, alla condizione degli emarginati – dove i “clandestini” costretti a nascondersi e chiedere asilo nella cattedrale, ricordano fin troppo da vicino i moderni sans-papiers, tra la politica dei “respingimenti” e i vari provvedimenti utilizzati per arginare le migrazioni di popoli (in fuga da guerre, carestie, poverà e persecuzioni) -, all’importanza dell’immagine (con la consapevolezza che un aspetto “angelico” può celare uno spirito corrotto, così come un abile mestatore può rivelarsi un novello Tartuffe, con tutta la sua ipocrisia e malizia) e la “condanna” di ogni forma di diversità.

Un’opera moderna, uno spettacolo che con la capacità espressiva del teatro, dalla danza e della musica, grazie al talento e alla bravura degli autori e degli interpreti, traendo spunto dalla Parigi del tardo Medioevo descritta da Hugo, ci pone di fronte al nodo inestricabile delle passioni e alle ingiustizie e discriminazioni della società, di ieri come di oggi, e ci induce a riflettere sul valore e sul significato più profondo della parola “umanità”.

Visto al Forte Arena di Santa Margherita di Pula il 12 agosto 2022

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