Festival(s) — 31/08/2011 at 23:22

Al B.Motion i linguaggi performativi di Citta’ d’Ebla e Anagoor

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Giovedì 1 settembre B.motion, il segmento di Operaestate Festival Veneto dedicato ai temi del contemporaneo, presenta due nuovi appuntamenti ad alto tasso performativo: Città di Ebla (ore 21 Teatro Remondini) e Anagoor (ore 22.00 CSC Garage Nardini). Il primo abbina letteratura e fotografia, il secondo arte visiva, video e collezionismo all’insegna di un mix di generi e linguaggi davvero sorprendente e con in sottofondo l’immaginario di due personaggi fuori dagli schemi come lo scrittore James Joyce e il collezionista Mariano Fortuny.

La compagnia Città di Ebla, guidata dal regista Claudio Angelini, rappresenta una delle realtà più interessanti della ricerca italiana. Dopo l’indagine svolta sul corpo medico e sacrificale con il progetto “Pharmakos”, che ha prodotto cinque parti spettacolari e un libro fotografico, che verrà presentato venerdì 2 settembre allo ore 11 a Palazzo Bonaguro, il nuovo percorso della compagnia si è orientato su un materiale di partenza più convenzionale per la concezione del lavoro scenico: il racconto letterario. “La metamorfosi” di Franz Kafka inaugura un ciclo proseguito in forma di primo studio con “I morti” (“The Dead”, racconto finale della raccolta “Gente di Dublino”) di James Joyce che, dopo la versione andata in scena a Roma nell’ottobre 2010, si presenta a Bassano in un’ulteriore fase di evoluzione.

Il nucleo del progetto, riguarda la relazione tra alcuni nodi cruciali del racconto e l’utilizzo della fotografia in scena. In primo luogo la fotografia è portatrice di un sentimento di nostalgia. L’immagine fotografica, in quanto reperto visibile di un tempo per sempre congelato nell’istante, esemplifica il rapporto spesso conflittuale con il nostro presente in relazione al nostro passato. Joyce mette a punto “The Dead” lontano dal suo paese di origine e le sue intenzioni sono legate alla riconciliazione e al ricordo. In secondo luogo la fotografia è la storia di sguardi puntati su un altro mondo, è una finestra per condurre la vista ad una dimensione che non è reale, semplicemente per il fatto che “non è più”. Da ultimo non bisogna dimenticare la qualità visiva della penna di Joyce e la sua naturale capacità di precorrere un’arte nascente a cui si dimostrò legatissimo: il cinema. Una sorta di slow motion attualizzato, per un utilizzo in scena della tecnica fotografica assolutamente originale e sorprendente.

Per il secondo spettacolo in programma tornano puntuali all’appuntamento con B.motion una delle compagnie che ne hanno maggiormente accompagnato l’evoluzione in questi anni, Anagoor; e lo fanno portando a compimento il loro progetto su “Fortuny”. L’arte come tensione morale, la disperata difesa della memoria, la fragilità della bellezza in un Paese che sembra calpestarla impunemente, sono queste le linee guida del nuovo percorso teatrale della compagnia di Castelfranco Veneto.

Mariano Fortuny y Madrazo (1871-1949), andaluso di Granada e veneziano d’adozione, fu tintore di stoffe, alchimista, “stampatore di nuove generazioni di astri, pianeti, animali” nelle parole di D’Annunzio. Un artista del tessuto, del teatro e della fotografia e un collezionista d’arte, allo stesso tempo ossessionato dalla bellezza e dal desiderio di carpire l’essenza di Venezia e trasformarla. “Fortuny” non è uno spettacolo teatrale attorno alla figura di Mariano Fortuny, ma di lui assume lo sguardo complesso sulla preziosa delicatezza di Venezia con l’intento di catturare il cuore del suo fervente lavoro sulla catalogazione della memoria e sulla trasmissione delle forme.

La scena del conflitto è il ventre di una nave, l’interno di un palazzo, un museo, un’arca. L’adolescente che si scherma, come una crisalide, ma che ribolle sotto il cappuccio, è al centro di questa scena. L’azione è un tentativo corsaro di trafugare un tesoro di simboli ed immagini, violarli, strappandoli all’uso strumentale e non critico che si fa della storia e della tradizione, confidando nel potere sovversivo di questo stesso patrimonio. La drammaturgia per immagini sceglie la forma dell’enigma perché il pensiero sia più chiaro a chi vorrà ascoltare e vedere. Saprà il pubblico risolverlo o costruirsi una sua risposta personale?

Da non perdere anche l’appuntamento con il critico Andrea Porcheddu, che intervista Ricci e Forte per la presentazione del libro “Macadamia Nut Brittle”. Alle ore 18.00 a Palazzo Bonaguro.

Prevendita presso Biglietteria Operaestate in via Vendramini 35 a Bassano tel. 0424 524214 – 0424 217811. Info anche 0424 217819 e sul sito www.operaestate.it

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