Festival(s) — 31/05/2018 at 13:18

Sulle onde di “Fluctus” le declinazioni del viaggio parlano di destini umani

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TORINO – È in arrivo un moto “ondoso” che per 22 giorni (dal 1 al 22 giugno 2018) movimenterà con il suo “Fluctus le declinazioni del viaggio” la vita culturale di Torino. Onde metaforiche capaci di far defluire giorno dopo giorno artisti e compagnie, non verso una qualsiasi spiaggia, bensì, sui palcoscenici che compongono la rete di appuntamenti della 23 esima edizione di Torino Creazione Contemporanea – Festival delle Colline Torinesi, realizzata in sinergia con la Fondazione Teatro Piemonte Europa diretta da Walter Malosti, con la quale il Festival ha dato vita a un nuovo progetto sul contemporaneo, legato all’innovazione e alla ricchezza delle espressioni artistiche. Diretto da Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, il programma è tra i più  stimolanti in grado di cogliere gli aspetti mutevoli che contraddistinguono la società attuale e mutuare, attraverso una disamina attenta e rigorosa, un’analisi acuta dei processi evolutivi, socio – culturali,  grazie anche alla partecipazione di autori, registi, interpreti e compagnie provenienti dall’Italia e paesi europei, ma anche da molto lontano, al di là del Mediterraneo. Le onde di “Fluctus declinazioni del viaggio” portano anche  l’Iran e la Costa d’Avorio. Ventitrè gli spettacoli, otto le prime nazionali, tante le collaborazioni fra le quali quelle con Teatro Stabile di Torino, Piemonte dal Vivo, Casa del Teatro Ragazzi, il Museo Nazionale del Cinema e la Fondazione Merz.

 

Europe Trilogy Milo Rau foto di Marc Sthepan

Scrive Sergio Ariotti direttore del Festival: “Fluctus è una parola latina che significa onda. Sono le onde del mare che sospingono verso l’Europa molte migliaia di profughi africani, o li respingono, li inghiottono durante pericolose, assurde, traversate. Anche coloro che non arrivano dal mare, altri migranti, sembrano disegnare sulle cartine geografiche del pianeta con il loro movimento un succedersi di onde. Il termine fluctus è pure utilizzato per identificare strutture geologiche ondulate. È giusto pensare che le società contemporanee, la comunità italiana stessa, siano segnate, come le rocce, da queste ondate di nomadismo. L’identità europea è stata modificata profondamente dalla presenza di tanti viaggiatori e lo sarà in futuro. Essi non sono un mondo a parte, ma una parte del nostro mondo. Quanti altri viaggi vengono compiuti dentro le nostre teste, per affrancare, rivendicare, proclamare le nostre identità.”

Vieni su Marte Quarto Vico Mazzini

Il festival ha come tema il viaggio, in tutte le sue declinazioni, sulle migrazioni storiche o contemporanee, sui viaggi della mente o sui tragitti verso la definizione di una identità sessuale, altri, ancora, sul flusso di memoria e di esperienze tra le generazioni. Tra i “naviganti” il viaggio e il valore della memoria proposto in Empire di Milo Rau, dove 4 attori/migranti che raccontano le loro odissee. La narrazione trascende i destini dei singoli individui per aiutare a capire cosa stia davvero capitando all’Europa. La stessa domanda viene affrontata dalla compagnia greca Blitz Theatre Group che in Late Night raffigura un’Europa prossima ventura ferita e decadente. Tre uomini e tre donne danzano in una sala da ballo devastata da bombardamenti e violenze terroristiche. Birdie di Agrupación Senor Serrano, compagnia catalana che ironicamente accosta i migranti agli uccelli di Hitchcock, portando in scena anche 2000 miniature di animali. Un viaggio che diventa fuga pure da se stessi è quello di Roberto Zucco, rilettura di Koltès, per lo Stabile di Torino, di Licia Lanera. Il viaggio interplanetario di Vico Quarto Mazzini in Vieni su Marte, Premio Siae Sillumina.

 

Birdie Pasqual Gorriz

Il Festival apre il 1 giugno con il rapporto fra le generazioni e i sessi con la Trilogia sull’identità di Liv Ferracchiati, che indaga sulla percezione di sé nel contesto familiare e sociale: Peter Pan guarda sotto le gonne, Stabat Mater e Un eschimese in Amazzonia. La nuova creazione dell’iraniano Amir Reza Koohestani Summerless in prima nazionale riflette sul rapporto fra uomini e donne, giovani e vecchi, nel contesto di un mondo in radicale cambiamento. Il confronto/scontro tra culture in Causa di beatificazione di Massimo Sgorbani, spettacolo diretto da Michele Di Mauro e da Ritratto di donna araba che guarda il mare di Davide Carnevali, messo in scena da Lab121 con la regia di Claudio Autelli. La buona educazione della Compagnia Dammacco con Serena Balivo, premio Ubu come migliore attrice under 35.

 

Stabat Mater Trilogia sull’Identità Liv Ferrachiati

Giulio Cesare. Pezzi staccati da Shakespeare di Romeo Castellucci Dialoghi con Leucò, studio firmato da Silvia Costa e dedicato al mondo di Cesare Pavese e ai rapporti dello scrittore piemontese con la mitologia; Platonov/commedia senza padri, un progetto biennale cechoviano del Mulino di Amleto; Oh no, Simone Weil!, liberamente tratto dalla vita e dalle opere di Simone Weil, monologo di Milena Costanzo, in prima nazionale, sul peregrinare reale e mentale della filosofa e teologa francese, Dickinson’s Walk di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti, spettacolo itinerante. Letteratura e viaggio nel lavoro di Chiara Lagani dedicata alla saga dei Libri di Oz.

Premio Ubu per il migliore spettacolo dell’anno 2017 Macbettu, recitato in sardo e, nella pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini. Un titolo che si collega a uno dei temi ricorrenti del Festival “l’insoddisfazione della lingua”.

A chiudere il festival 2018 Aiace di Linda Dalisi e Matteo Luoni che riscrivono la tragedia di Sofocle e sottolineano l’impotenza dell’uomo di fronte alle trasformazioni del mondo e dei rapporti sociali, interpretato dall’attore ivoriano Abraham Kouadio Narcisse.

Macbettu

Simone Carella con Artemy (produzione festival TPE) in in collaborazione con Lovers Film Festival. Una lettura scenica che ricostruisce un viaggio in treno nella notte, nella campagna russa, con ricordi che affiorano via via. Un viaggio metafora della vita. Simone Carella firma questo testo inedito selezionato al Premio Colline di Torino e presentato, in fase di creazione,al Garofano Verde – Scenari di teatro omosessuale.

 

Artemy

 

Gli spettacoli si svolgono nei teatri torinesi Astra, Café Müller, Casa del Teatro e Gobetti, ma anche a Moncalieri alle Fonderie Limone, Collegno alla Lavanderia a Vapore, alla Fondazione Merz, il Superbudda e il Caffè Elena. I film sono proiettati al Cinema Massimo. L’incontro del 4 giugno Fluctus, riflessioni sulle declinazioni del viaggio a Pratici e Vaporosi.

Il Festival 2018, realizzato da TPE – Teatro Piemonte Europa e organizzato in collaborazione con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Fondazione Piemonte dal Vivo, si avvale del sostegno pubblico di Ministero dei Beni Attività Culturali e Turismo, Regione Piemonte, Città di Torino. In ambito privato, del contributo di Fondazione CRT e della Compagnia di San Paolo, maggior sostenitore del Festival.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il programma completo è pubblicato sul sito www.festivaldellecolline.it

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