Recensioni — 28/05/2018 at 15:23

Santa Estasi, otto ritratti di famiglia: la tragedia è donna!

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MILANO –Quale sarà mai il suono degli déi?”, ci si chiede con stupore e nostalgia nell’ultimo degli otto spettacoli della maratona “Santa Estasi” ovvero “Atridi: otto ritratti di famiglia”, progetto diretto da Antonio Latella, prodotto da ERT, appena andato in scena al Piccolo Teatro Studio di Milano. La versione particolare della saga che fonda il teatro occidentale, quella sulla famigerata stirpe degli Atridi, è durata oltre otto ore sabato 26, circa otto domenica 27 maggio, intervalli compresi. Tempi e numeri sono importanti perché, pur avendo scelto la regia di dedicare in media 80 minuti ad ogni ritratto/movimento ricavato dalle tragedie antiche ma con apporti drammaturgici contemporanei (di Merli, Mattiuzzo, Baudino, Luoni, Solari, Folena, Rigon, Dalisi), la percezione spaziotemporale dello spettatore varia a seconda del linguaggio fisico e verbale usato dai 15 attori per far vivere una vicenda o un protagonista. Così “Ifigenia in Aulide”, che apre potente e classica la serie, disegna un interno di famiglia attraverso i secoli, i delitti efferati, gli amori incestuosi con teatrali sovrapposizioni di padri e figli, per eredità morali incancellabili. Il punto di vista scelto dalla regia di Latella è però quello femminile: sono le donne a decidere, a spingere all’azione gli uomini. Odio e ammirazione le evidenziano come prototipi di una Formula Uno dell’umanità che ha ancora dentro il divino, riesce spesso a vincere ma anche a barare o a sfondare le transenne.

 

Agamennone-Emanuele Turetta, Ilaria Matilde Vigna foto Brunella Giolivo

Così il pezzo “Elena” da Euripide scorre veloce in leggerezza, saccheggia la mondanità della serie americana “Sex and The City” con qualche banalità, ma difende la moderna autonomia della donna più amata e condannata nel mondo (pezzo molto apprezzato dagli spettatori più giovani). L’”Agamennone” da Eschilo è assai colto – il Coro commenta in musicale greco antico e in un più prosaico latino – eppure trascinante è la perversità delle relazioni, contemporanea perché eterna, come anche in “Elettra” da Euripide, che è grottesco, con inserti da cabaret dialettale televisivo e telecronaca al microfono, ma preserva, sulle note dello struggente “Dance me to the end of love” di Leonard Cohen, la prepotente intensità del rapporto padre-figlia e il riversarsi dell’affetto della ragazza sul fratello Oreste disordinatamente assassino.

L’intelligenza del progetto sta nel comprimere la profondità della matrice teatrale greca per farla esplodere in visioni e azioni, liberandola dalla tentazione di dar vita a personaggi. La formazione tedesca di Latella è in ciò una garanzia così come il ritorno negli otto “ritratti” degli stessi attori. Piena presenza è data al Coro, rigorosamente di dodici elementi, portatore del senso comune e dell’etica, eventuale ma non necessaria guida per lo spettatore di oggi. Le azioni sono lente, reali (Clitemnestra sposta con fatica un divano, Ifigenia si lava davvero le membra nude, Crisotemi impiega 12 minuti per portare le sedie …), un must del regista partenopeo, e l’aderenza fisica agli oggetti d’arredo conferisce concretezza ai gesti.

 

Ifigenia in Aulide – Federica Rosellini e Ilaria Matilde Vigna foto Brunella Giolivo

Tra i giovani attori del progetto, la sicurezza è ancora appannaggio delle donne. Federica Rosellini “porta” singolarmente Ifigenia, vittima tragica in Aulide, ministra di sacrifici umani in Tauride, ma la sua presenza in scena è sempre attiva, vigile anche in ruoli plurali, corali. Ilaria Matilde Vigna è una Clitemnestra assoluta, in tacco 12 e generosi décolletées, ma rimanda alla scespiriana Lady Macbeth. Marta Cortellazzo Wiel purifica con la sua forza ribelle le umiliazioni dell’amore e del dolore di Elettra. E la Cassandra di Barbara Mattavelli fa dell’indovina di Apollo una creatura sognante, incontaminata, “segnata” dal dio.

Degli interpreti maschili, il più vicino alle nostre nevrosi è l’Oreste di Christian La Rosa, eroe suo malgrado, sempre in corsa, atterrito e insieme ubriacato dalla responsabilità di porre fine alla maledizione di famiglia e salvare le sue tre sorelle, Ifigenia, Elettra, Crisotemi. Che al suo apparire non lo riconoscono mai. E l’ironia tragica diventa nella versione di Latella esilarante dèguisement. Tanto affascinante quanto insidioso è l’Agamennone di Leonardo Lidi; comici sono i Dioscuri Isacco Venturini e Alessandro Bay Rossi; riserva sorprese di umorismo il placido Pilade di Andrea Sorrentino.

 

Oreste- Christian La Rosa foto Brunella Giolivo

Nella materia tragica la regia di Latella trova dunque modo di inserire, grazie anche alla libertà che lascia come sempre agli attori, straniamenti comici, freddure superficiali (dopo il Coro in greco antico, l’Egisto di Emanuele Turetta chiede: “Cos’hanno detto?”). Ma di fatto rinvia per dialettica ad una severa e subliminale forma di consapevolezza critica.

Pubblico in piedi ad applaudire lungamente, grande successo ha riscosso al Piccolo questa maratona “Santa Estasi”. Il titolo dato all’intero percorso, costruito in varie fasi di lavoro nei teatri dell’ERT, “ha a che fare – spiegano Federico Bellini e Linda Dalisi nel programma di sala – con la condizione dell’attore che si lascia attraversare dalle parole, dal mito, dagli archetipi, dalla frammentazione del pensiero in tutti i suoi piani. E’ anche la febbre delle Erinni che abitano chi affronta il proprio limite e il proprio destino e si lancia nella creazione del proprio io”.

Visto al Piccolo Teatro Studio di Milano il 26 e 27 maggio

 

 


 

 

Teatro Studio Melato
dal 17 al 27 maggio 2018
Santa Estasi
Atridi: otto ritratti di famiglia
progetto speciale diretto da Antonio Latella
interpreti Alessandro Bay Rossi, Barbara Chichiarelli, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Mariasilvia Greco, Christian La Rosa, Leonardo Lidi, Barbara Mattavelli, Gianpaolo Pasqualino, Federica Rosellini, Andrea Sorrentino, Emanuele Turetta, Isacco Venturini, Ilaria Matilde Vigna, Giuliana Vigogna
drammaturghi Riccardo Baudino, Martina Folena, Matteo Luoni, Camilla Mattiuzzo,
Francesca Merli, Silvia Rigon, Pablo Solari
drammaturghi al progetto Federico Bellini e Linda Dalisi
allestimento e costumi Graziella Pepe
musiche Franco Visioli
luci Tommaso Checcucci
duelli, movimenti e coreografie Francesco Manetti
progetto video Lucio Fiorentino
assistente al progetto  Brunella Giolivo
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
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