Recensioni — 27/05/2016 at 20:47

Un “Casanova” sapiente e ironico: Sandro Lombardi

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foto LucaManfrini
Sandro Lombardi – foto LucaManfrini

 MILANO – Le parole sono il canale prezioso per entrare e uscire dal personaggio. Dentro e fuori dal mondo-Casanova, dal mondo tout court, dialettica di vita/morte, amore/odio, giovinezza/vecchiaia. Il processo drammatico, cioè di azione, appare in totale limpidezza nella recente grande prova di Sandro Lombardi che al Piccolo Teatro Studio ha portato “Il ritorno di Casanova” di Arthur Schnitzler, scritto nell’inquietudine nostalgica del 1918 tra il crollo dell’Austria felix e la lucida analisi freudiana. Traduzione adattamento e regia di Federico Tiezzi. La maturità di un attore è un fiore che dà un ineffabile profumo, verrebbe da dire citando il trattato di Zeami, e nel caso di Lombardi c’è tutta una vita, quasi mezzo secolo di cultura e fatica del teatro, dagli spettacoli fine anni ’70 e soprattutto ’80 con quell’azzeramento della parola a favore dell’immagine, di un testo misurato sul corpo e non sul copione, di immersione nell’arte e nella civiltà del vedere. Il percorso a 360 gradi di Sandro Lombardi riporta alla parola ma con una sapienza fisica, erotica, del dire: c’è la parola-figura, pensiero, interiezione quotidiana cui l’attore si affida per lanciarla o avvicinarla, in un gioco non di distanziamento ma di rinuncia e poi possesso totale. Negli spettacoli recenti di Lombardi, diretto da Tiezzi, questo assaporare le battute in tutti i sensi, restituisce allo spettatore una strana dimensione, quasi magica.  Non è solo la storia in quanto tale, se pur godibilissima – come in questo caso può essere una serotina avventura di Giacomo Casanova in una casa di campagna nei pressi di Mantova, con la giovane colta Marcolina “ottenuta” ricattando il di lei giovane amante Lorenzi (Alessandro Marini, “ciliegina sulla torta”) – a conquistare il pubblico, ma quella denudata voglia, desiderio estremo di giovinezza e invenzione del tempo in cui possiamo sprofondare. Raffinata, anche se in nome dell’amata Venezia – è lei la vera amante di Casanova – il dialetto si inserisce come un irrinunciabile vizio, porta echi osceni e glottolalie infantili per una vecchiaia senza pudori, la grande arte di Sandro Lombardi porta a considerare una speciale generazione d’attori, tutta italiana, quella che ha saputo fondere sperimentazione e tradizione. Con in più, l’ironia.

Il ritorno di Casanova, visto al Piccolo Teatro  Studio di Milano il 26 maggio 2016

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