Danza — 23/09/2022 at 12:33

Pán: il mito asiatico di Pangu sulla creazione del mondo

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RUMOR(S)CENA – ROVERETO – La The Human Expression (T.H.E) Dance Company chiude il festival Oriente Occidente 2022 all’Auditorium Melotti con la coreografia intitolata Pán, che propone un modo più ampio di guardare ai corpi e suggerisce nuove possibilità di inclusione per un pubblico e artisti eterogenei. Creato dal coreografo Kim Jae Duk e diretto da Kuik Swee Boon questo lavoro è reso accessibile a un pubblico ipovedente, grazie a una descrizione audio in tempo reale, e ad un pubblico con compromissione dell’udito, grazie ad accorgimenti (una specie di giubbotto che con particolari vibrazioni permette di seguire il ritmo). Lo spettacolo si apre con la lunga introduzione verbale di Nana Kofi Osei, rapper di origini ghanesi, di stanza a Rovereto, e Diana Anselmo, presidente dell’associazione Al.Di.Qua Artists, la prima associazione in Europa di artisti e artiste con disabilità.

crediti foto di Guido Mencari

Strutturata in due parti, questa coreografia, il cui titolo deriva dalla parola Pan, in mandarino, fa riferimento al mito della creazione di Pangu, una colossale figura della mitologia asiatica di influenza cinese che si è disgregato per formare gli elementi. Ispirandosi a questo mito gli artisti sembrano suggerire che la possibilità che veniamo dalla stessa fonte sia insita nella continua fusione e convergenza dinamica di culture. Nella prima parte di questo spettacolo i ballerini sono incappucciati e indossano un mantello. I costumi di Loo Anni sembrano fatti per rendere uguali gli interpreti, annullando visivamente le loro differenze. I mantelli vengono poi appesi, lasciati sul palco per tutta la durata dello spettacolo, come fantasmi. Le luci disegnate da Adrian Tan delineano i corpi e i movimenti mentre sottolineano stati d’animo mutevoli. La coreografia prosegue nella seconda parte: i corpi dei danzatori si muovono in modi individuali, a volte quasi fondendosi a creare un unico organismo. Quando si muovono insieme, stagliandosi in controluce, si sente che tutti i corpi condividendo lo spazio, lo plasmano.

crediti foto di Guido Mencari

Alla fine, prima che il palco diventi buio, rimane una visione di come potrebbero essere le cose. Le mani dei danzatori si allungano l’una verso l’altra, cercano di connettersi intrecciandosi tra loro. Sono persone diverse con corpi diversi, di fronte al loro pubblico e si protendono verso di esso ispirando la sua inclusione. L’epilogo sembra l’inizio, e non la fine. Tra una parte e l’altra, mentre i ballerini della compagnia si riposano, Nana Kofi Osei e Diana Anselmo, in qualità di presentatori dello spettacolo, li inquadrano e li intervistano per evidenziare le loro storie con semplici domande come Dove sei cresciuto? Che lingue parli?

Sottolineando l’estetica della disabilità questa coreografia è un’iniziativa di danza contemporanea che crede nel valore della danza come mezzo per influenzare in modo positivo e creativo chi la guarda. Senza venir meno alla precisione e al rigore tecnico sembra aspirare a rendere la danza più accessibile, leggibile e coinvolgente per un pubblico sempre più ampio.

Visto al Festival Oriente Occidente , Auditorium Melotti, Rovereto il 10 settembre 2022

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