Meg Stuart e Built To Last inaugurano la Biennale Danza di Venezia

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VENEZIA – Venerdì 22 giugno si è svolta la Cerimonia di premiazione del Leone d’Oro alla Carriera 2018, consegnato alla coreografa Meg Stuart da Marie Chouinard, direttrice artistica della sezione Biennale Danza di Venezia, (al suo secondo anno di direzione), con la motivazione che recita:“Per aver saputo sviluppare un nuovo linguaggio e un nuovo metodo ad ogni propria creazione, collaborando con artisti appartenenti a differenti discipline e muovendosi tra danza e teatro. Attraverso l’improvvisazione (aspetto fondamentale della sua pratica) la Stuart ha saputo esplorare stati fisici ed emotivi e il ricordo degli stessi. Cercando sempre nuovi contesti e nuovi territori in cui muoversi, il suo lavoro si ridefinisce costantemente”. Originaria di New Orleans ma belga di adozione, da 25 anni lavora a Bruxelles con la sua compagnia Damaged Goods e dal 2010 con la Münchner Kammerspiele , (compagine teatrale di Monaco di Baviera), Meg Stuart ha creato più di venti produzioni, dagli assoli alle coreografie su larga scala; includendo creazioni e installazioni site specific. Nel corso degli anni è stata chiamata a prendere parte a numerosi progetti di improvvisazione site-specific sparsi per il mondo.

 

Meg Stuart riceve il Leone d’Oro per la Danza 2018 da Marie Chouinard foto di Andrea Avezzù

Cerimonia con il discorso di rito, i ringraziamenti anche al figlio che forse era presente, ma l’attesa era tutta rivolta a Built to last (Costruito per durare), il lavoro che la coreografa presentava per la prima volta in Italia insieme alla Damaged Goods&Münchner Kammerspiele, al Teatro alle Tese nell’ Arsenale di Venezia. Cinque interpreti, vestiti con casuale trascuratezza, tutti diversi tra loro per età, sesso e corporatura, i quali si muovono all’unisono incorniciati da una scena che da un lato vede campeggiare Dino (un modello di dinosauro) in cartone beige a grandezza quasi naturale, in seguito smantellato e ricostruito in vesti meno minacciose. Un cubo in vetro e smalto bianco abitabile, trasportabile, corredato da mini schermo che trasmette immagini di rocce, di edifici, enormi masse umane. Sacchi dell’immondizia pacatamente dispiegati e posti a terra. Grandi palle al soffitto come a rappresentare il sistema solare o così pareva.

 

Built to Last © Eva Würdinger

La scelta musicale prende a prestito dal repertorio classico e contemporaneo esistente, una meta-composizione storica miscelata dal drammaturgo Alain Franco. I cinque si agitano con movimenti che non hanno nulla di coreografico nel senso comune dell’intendere, o meglio che non hanno un vero e proprio stile: viene da pensare alle danze libere de i primi anni del Novecento, quelle di Isadora Duncan. Interpretazioni emotive, impressionistiche, che si accompagnavano a composizioni di celebri musicisti. E ciascuno dei brani, (in totale sono 14)  da Rachmaninoff, a Beethoven a XenaKis e Schönberg, tra gli altri, fungono da locomotiva che avanza velocissima nel tempo e davano la sensazione di immergere in nuovi mondi le coscienze dei cinque danz-attori, così come lo spazio e la situazione mutano a loro volta. Ipercinetici, fragili, sconvolti, decisi, ilari, tristi, mutevoli e vulnerabili paiono scoprire se stessi e gli altri: così come lo è stata, forse, la storia della danza dell’ultimo secolo.

Il programma di sala fornisce, comunque, pochi indizi. “Costruito per l’eternità”, il titolo, da l’idea della grandezza monumentale a partire dalla musica, dalle immagini, da quelle sfere di varia misura sospese per aria, le quali ad un certo punto iniziano a vorticare, mentre una danz-attrice sale sul tetto del cubo semovente con indosso una strana parrucca alla Mrs Simpson, cercando abilmente di scansarli fino a riuscirci.

 

Meg Stuart – Built to Last © Chris Van der Burght

Durante le due ore di spettacolo il pubblico cambiava spesso posizione , spostamenti di gambe, movimenti sulle sedie, l’attenzione a tratti calava, qualche risatina fuori luogo. Che significato se ne può trarre da simili comportamenti? Nel programma di sala Meg Stuart spiega che “la coreografia rivela allo stesso tempo la determinazione, il fallimento e la vulnerabilità dell’esperimento”. Tutto vero. Senza dubbio  va riconosciuto a Meg Stuart ed ai suoi cinque artisti di aver lavorato intensamente anche se l’impressione ricavata e quella di aver assistito ad una delle più ostiche lezioni di teatro-danza degli ultimi anni.

Da segnalare anche il film Restless Creature di Linda Saffire e Adam Schlesinger che ha aperto la programmazione di una serie di pellicole in proiezione ogni pomeriggio e fino alla chiusura di Biennale Danza 2018, al Giardino della Marcegaglia (Arsenale di Venezia). Gli autori colgono la figura della grande danzatrice Wendy Whelan in un momento cruciale, quando lascerà il New York City Ballet dopo quasi trent’anni di carriera come prima ballerina, e muove i suoi passi al di fuori del mondo del Balletto per dar vita a un proprio progetto affidato a quattro giovani coreografi. Un’occasione per ripercorrere la propria carriera artistica, mai disgiunta dalle sfide che la vita le ha posto. Una commovente e strabiliante esperienza di vita basata su di un corpo che non ammette sconfitte.

Biennale di Venezia

12 esimo Festival Internazionale di Danza Contemporanea

Respirare, Strategia e Sovversione

Direttrice Marie Chouinard

Teatro alle Tese Arsenale di Venezia – 22 giugno 2018

Cerimonia di premiazione Leone d’Oro alla carriera a Meg Stuart

Prima italiana Built To Last

coreografia Meg Stuart

interpreti Dragana Bulut, Davis Freeman, Anja Muller, Maria F. Scaroni, Kristof Van Boven

dramaturgia musicale Alain Franco

produzione Damaged Goods&Münchner Kammerspiele

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