Recensioni — 21/05/2017 at 13:20

“Delitto e Castigo”: Quando la trama la decidono i personaggi (e il regista)

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MODENA – La materia lavorata dal regista russo Konstantin Bogomolov per fare di “Delitto e castigo” un’azione teatrale, non è ovviamente la trama del romanzo di Dostoevskij ma semmai il suo ambiente e i suoi personaggi. Anzi, sono questi ultimi a costruirlo. E sono volgari, sordidi, ipocriti esattamente come l’autore li aveva fatti venire a galla attraverso il filtro della letteratura e di una straordinaria lente psicologica. Ora, nello spettacolo andato in scena in prima assoluta il 18 maggio scorso, al Teatro Storchi di Modena, Bogomolov li ributta giù, scoperchia Dostoevskij là dove la sua parola pietosa e sublime li aveva velati, protetti, indicandone soltanto il brutale contesto, come fosse una didascalia.

foto Luca Del Pia Enzo Vetrano

I personaggi hanno invece assorbito tutto, sono tagliati con l’accetta – quella con cui nel romanzo Raskol’nikov “fa fuori la vecchia e la sorella Lizaveta”. Segnati con la matita grossa e grassa, si delineano così: l’ex studente disoccupato Raskol’nikov (l’attore Leonardo Lidi) diventa con posture rap un emigrato africano, idem la di lui madre e sorella (rispettivamente Anna Amadori e Margherita Laterza); Sonja (Diana Hoebel) è senza intenerimenti la prostituta che prega Cristo; Svidrigailov l’ambiguo è un’attrice (Renata Palminiello) in panni maschili; il funzionario Porfirij Petrovich (Paolo Musio) è un gentile sodomita…

foto Luca del Pia in foto Leonardo Lidi, Diana Hobel

La trama del romanzo viene rimontata per pezzi – in una sorta di cubismo post litteram -, decisa dai personaggi, cioè dal regista come ci ha abituato ormai a vedere il teatro postdrammatico quando si parta non da una creazione sulla scena ma da un testo letterario potentissimo. Di questo, però, affiorano brani intatti, citazioni esatte come, ad esempio, nel Sogno della Cavallina o nel racconto in prima persona di Marmeladov, uno straordinario, leggero Enzo Vetrano. Quanto all’ironia, che il regista Bogomolov afferma di aver voluto recuperare dall’intera opera di Dostoevskij, essa si risolve piuttosto in comicità, nell’introdurre cioè a contrasto violento elementi risibili dei giorni nostri: il sito web su cui Sonja pubblicizza la sua attività; il crocefisso su cui è appeso un Cristo palestrato; le donne africane che ballano un ex tormentone. “Due realtà, quella del romanzo e quella contemporanea … – dice il regista moscovita – le mettiamo una vicino all’altra e osserviamo quali sono i punti di contatto, dove coincidono e quale tipo di dialogo si instaura tra loro”.

foto Luca Del Pia Margherita Laterza, Renata Palminiello

Poi, ci sarebbe da notare la volgarità nelle figurazioni di posizioni erotiche varie: ma, se deve apparire forte lo squallore, in teatro forse si può fare solo così, più o meno allusivamente. L’operazione in cui l’Ert crede da anni, di far lavorare un regista straniero, principalmente dell’Est europeo, con attori italiani è comunque anche questa volta riuscita.

Visto al Teatro Storchi di Modena il 18/5/2017

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