Recensioni — 20/11/2023 at 09:41

La coscienza di Zeno un’indagine delle fragilità della coscienza umana.

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RUMOR(S)CENA – BOLOGNA – Al Teatro Duse di Bologna è andato in scena La coscienza di Zeno di Italo Svevo in occasione del centenario dalla pubblicazione, per la regia di Paolo Valerio e con  protagonista Alessandro Haber. Questo nuovo allestimento fa entrare lo spettatore nella struttura innovativa del linguaggio del romanzo, non una narrazione, né un diario ma la “stesura” degli appunti di un paziente per il suo psicanalista, il protagonista Zeno Cosini, che si sottopone alle cure del Dottor S. Questo approccio alla cura, per l’epoca del romanzo, un’opera nuova, che si discosta in modo marcato da quelli che erano i canoni dell’epoca e che segna una svolta nella letteratura italiana, inusuale e possibile solo in un ambiente borghese inserito in un ambito culturale di grande incontro di culture e contaminazioni, come era Trieste a inizio Novecento, apre ad uno sguardo nuovo verso l’indagine delle fragilità della coscienza umana.

crediti di Simone di Luca

Il regista risolve l’esplorazione della scrittura nuova di Italo Svevo sdoppiando il protagonista. Paolo Valerio mette in scena un secondo Zeno Cosini, anziano, burbero e stanco, che, come un Io narrante, racconta per sommi capi avvenimenti della propria vita, mentre il suo io giovane, Alberto Onofrietti, li rappresenta sulla scena assieme agli altri componenti di questa compagnia attentamente coordinata, costituita da Migliaccio (Giovanni, il suocero), Ester Galazzi (Maria / la suocera), Riccardo Maranzana (Coprosich / Copler, medico di famiglia / amico di Zeno), Meredith Airò Farulla (Augusta, la moglie), Valentina Violo (Alberta / Carla, la più giovane cognata / l’amante), Chiara Pellegrin (Ada, la cognata ambita come moglie), Emanuele Fortunati (Guido, il cognato), Caterina Benevoli (Carmen, segretaria del cognato) e Giovanni Schiavo (il suggeritore).

crediti di Simone di Luca

Un occhio gigantesco proiettato sul sipario chiuso e poi sul fondo scena osserva, scruta ogni angolo e accoglie Alessandro Haber, che lentamente entra sul palco. È chiaro che sarà lui il solo e unico protagonista della rappresentazione, come il testo, per altro richiede. Lode quindi all’apporto fondamentale della recitazione incisiva ma misurata degli altri coprotagonisti, che si sono messi al servizio di questa messa in scena con dedizione artistica, raggiungendo tutta e sola l’intensità interpretativa richiesta dalla lettura del regista. A tratti Haber interagisce con i protagonisti della sua vita, ne corregge il tono, puntualizza alcune espressioni, rendendo così viva ogni memoria scaturita dall’indagine psicoanalitica ma è la forza scenica della sua presenza che non permette di perdere una sola battuta, la sua abilità interpretativa, il passaggio tra leggerezza e gravità, tra cui si snoda con consapevole misura e attenta mimica la sua recitazione.

crediti di Simone di Luca

La scenografia, curata da Marta Crisolini Malatesta, che firma anche i costumi, è un efficace spazio spoglio e rarefatto, qualche sedia e la poltrona su cui siede Alessandro Haber. Questo spazio è delimitato da tendaggi e da un’enorme finestra; sul fondo si avvicendano le video proiezioni di Alessandro Papa, e a chiusura di spettacolo, nuovamente il grande occhio: un allestimento raffinato, surreale. L’elaborazione scenica del romanzo di Italo Svevo, attuata da Paolo Valerio, ne ripropone integra la complessità psicologica e l’atmosfera storica.

Visto il 5 novembre 2023, Teatro Duse, Bologna

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