Anna's corner, Festival(s) — 16/08/2014 at 23:39

Jeton Neziraj: dal Kosovo al Festival Vie di Modena in prima nazionale

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jeton-neziraj_thumb-1389779133MODENA- Rumor(s)cena aveva raccontato il viaggio di Pietro Valenti in Kosovo ad aprile per incontrare il drammaturgo Jeton Neziraj e la sua compagnia Qendra Multimedia con il musicista italiano suo collaboratore da diversi anni Gabriele Marangoni. Lo spettacolo visto da Valenti  Fluturimi mbi teatrin e Kosovës (Qualcuno volò sul teatro del Kosovo) è stato scelto per il Festival Vie di Modena (Teatro Dadà, Castelfranco Emilia, 17 e 18 ottobre). Sarà una prima nazionale e noi ne siamo particolarmente felici anche per aver contribuito in qualche modo, a creare questo ponte tra l’Italia e il Kosovo. Jeton Neziraj, influente e carismatico giovane drammaturgo di Priština, già direttore del Teatro Nazionale del Kosovo è una figura da cui è impossibile prescindere occupandosi della scena balcanica. E’ la coraggiosa voce politica (spesso censurata) nel teatro del nuovo Kosovo, impegnato sul fronte dell’attivismo intellettuale e sul ruolo dell’artista, sulla sua responsabilità e sul margine di libertà nei processi socio-politici in atto. Alla pagina del New International Theatre Experience un’intervista all’autore.

Per quanto operi in una situazione di evidente emarginazione mediatica, la sua notorietà è arrivata sino in Germania, in Svizzera e in Francia dove i suoi testi sono stati tradotti, prodotti e rappresentati anche a seguito di residenze. Neziraj è quello che potremo definire un “agitatore culturale”: ha radunato a Priština un gruppo di giovani creativi intorno all’associazione Qendra multimedia, facendo “resistenza” rispetto sia alle tematiche del nazionalismo sia ai cliché commerciali imposti dalla “colonizzazione culturale”.

Autore di oltre 15 commedie (tra cui The last Supper, Yue Madeline yue; The demolition of the Eiffel Tower che uscirà a settembre in traduzione in Italia per Cut up edizioni; Patriotic hypermarket, The bridge, War in time of love) discute nelle sue opere, di terrorismo, razzismo, discriminazione, corruzione, e in generale del “chaotic post-war Kosovo”, la qual cosa non è stata senza conseguenze: per la sua collaborazione con Saša Ilić sulla antologia serbo-kosovara Da Priština, con Amore / Da Belgrado, con Amore ha perso la sua posizione di direttore artistico del Teatro Nazionale del Kosovo nel 2011. Neziraj pone al centro della sua riflessione, una critica alla propaganda governativa che non risparmia neanche il teatro, e sottolinea l’importanza dell’arte in una società indipendente e democratica: «Un’ondata di mania patriottica ha riempito i teatri del paese che producono sempre lo stesso noioso discorso politico: quello nazionalista».

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La nuova scena teatrale non dovrà restare ancorata al passato, alle separazioni del conflitto, ma sicuramente dovrà essere uno strumento per il superamento del trauma, per la ricostruzione, per un nuovo dialogo e una nuova identità. Neziraj ha collaborato con il famoso CZKD (Centro per la decontaminazione culturale) di Belgrado diretto da Borka Pavicevic.

La natura politica del lavoro di Neziraj la troviamo nello svelare l’ambiguità della Storia e la sua irriducibilità a un racconto coerente, e come tale, non può che essere esposta in modo ironicamente distorto, sarcasticamente deformato, surreale e in uno stile asciutto che taglia l’inessenziale. Neziraj mette al centro dei suoi testi, personaggi emblematici di una condizione non solo sociale e politica ma anche e soprattutto “geografica”, addirittura di frontiera: il Kosovo post-jugoslavo. Si ritiene un “autore in tempo di guerra”: i suoi testi che trattano tematiche politiche urgenti come il problema dei profughi di ritorno, dei rimpatriati forzati, del fondamentalismo islamico, sono solo in parte assimilabili ad un teatro documentario; lui preferisce parlare di un lavoro di «dramatizing reality». Nel suo teatro l’umorismo e la comicità possono diventare un’arma fenomenale per distruggere luoghi comuni e convinzioni nazionaliste.

Le circostanze in cui i personaggi si trovano a vivere (guerre, divieti, soprusi, persecuzioni) rendono la loro quotidianità non così lineare, sempre in balìa di deviazioni catastrofiche. Con Peer Gynt dal Kosovo (2013), Neziraj ha scritto una storia paradigmatica della migrazione europea: il suo eroe ingenuo proveniente dal Kosovo vaga attraverso l’Europa, dove proverà la differenza tra il sogno della libertà e la realtà. In Yue Madelein Yue (2012; debutto al Volkstheater, Vienna), una giovane Rom espulsa dalla Germania in Kosovo viene ferita in uno dei tanti cantieri edili: mentre lei combatte per la vita in ospedale, il padre combatte per avere giustizia.

Ma il grande detonatore dei testi di Jeton Neziraj è l’umorismo. Mille sono le battute nascoste tra le pieghe delle frasi, richiami parodici che smascherano i retroscena delle “guerre umanitarie” e mettono in luce le contraddizioni dell’ideologia nazionalista e l’irragionevolezza del fondamentalismo: la vedova di guerra si innamora dell’addetto all’ufficio “Missing person” dove era andata a denunciare la scomparsa del marito; l’uomo che fa indossare alla sua donna il burqa, non la riconosce più, in mezzo a troppe donne velate; l’attore che deve leggere il discorso sull’indipendenza del Kosovo del Primo Ministro è in crisi perché nessuno gli ha spiegato quando ci sarà questa indipendenza. In Aeneas wounded (2006) l’eroe ferito Enea del mito romano, si ritrova catapultato nel mezzo del conflitto della ex Jugoslavia[1].

Jeton Neziraj ha un’idea precisa su come debba svilupparsi la nascente cultura del Kosovo, tra indipendenza e tradizione, e ne ha fatto oggetto di convegni internazionali tra cui In place of war: theatre and nationalism (2010) dove ha riflettuto sul ruolo del teatro nella costruzione di un’identità culturale per il suo Paese: «Deve essere un teatro completamente autonomo nelle sue attività, un teatro che esprime le richieste e i bisogni del pubblico kosovaro, un teatro che riflette criticamente sul passato e sul presente. Un teatro che si riconosce con proprie estetiche, con un ruolo emancipato; un teatro aperto e pronto a vedere oltre i National topics, un teatro che diventa la voce dei deboli e degli oppressi» (J. Neziraj, Teatro e nazionalismi in “Teatro e Storia”, 2014).

Il piglio politico ma non di propaganda, non meno attenuato da un tono ironico, in alcuni momenti comicissimo, fa del suo teatro uno specchio veritiero di una società e di una parte d’Europa quale raramente i media ci raccontano. Quello che interessa a Neziraj, più che la rilettura del passato, è la lettura del presente, con le sue contraddizioni e i suoi conflitti, in un Kosovo stretto tra istanze indipendentiste e nazionaliste e l’evidenza di una massiccia presenza economica e militare internazionale.

Emblematica l’esilarante commedia politica Fluturimi mbi teatrin e Kosovës (Qualcuno volò sul teatro del Kosovo, 2013) che approda al Festival VIE, dal titolo tratto dal famoso film con Jack Nicholson: l’artista immagina la proclamazione dell’indipendenza del Kosovo come un’attesa infinita: Beckett e Brecht ma anche Buzzati sono il bacino letterario e drammaturgico a cui l’autore kosovaro attinge a piene mani con piena libertà letteraria e uno stile personale e pungente.

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La trama della commedia (la cui didascalia recita espressamente: Commedia patriottica. Qualcuno potrebbe anche chiamarla “commedia anti nazionalista”. Ispirata a fatti veri) è divertente: un regista e la sua compagnia mentre stanno provando la più famosa piéce di Beckett, ricevono la visita del segretario del Primo Ministro. Dovranno mettere in scena l’indipendenza (ancora non avvenuta) del Kosovo. Unica incognita: la data di proclamazione, ancora da definire perché dovrà stare bene a tutti: Usa e membri Ue, ma anche Eulex, Kfor, Unmik. Segreto anche il testo del Ministro che dovrà essere inserito nello spettacolo. Così in questa snervante attesa, mentre la censura di Stato interviene sul palco perché «i nemici di un tempo oggi sono diventati amici», un tecnico di palco decide di attuare una eroica quanto inutile missione: fare una trasvolata aerea lanciando volantini con scritto «Riconoscete il Kosovo!». Quando la data dell’indipendenza arriva è troppo tardi e coglie il primo attore ubriaco che sul palco implora la moglie di ritornare a casa. Se l’indipendenza del Kosovo è passata attraverso il consenso dei Paesi che contano a Bruxelles, senza coinvolgere direttamente la popolazione, l’indipendenza teatrale è stata messa effettivamente a rischio. Come in un classico play-within-play infatti, la piéce di Neziraj rischiò al suo debutto al Teatro Nazionale della capitale, di non andare in scena per una censura politica.

Il registro tragicomico di Jeton Neziraj trova il suo felice compimento nella regia di Blerta Neziraj che accentua il ridicolo dei personaggi di potere (con relativi servi) e della situazione generale (un’indipendenza ottenuta con il permesso dell’UE e con il benestare di tutti i paesi ospiti -non sempre così graditi- sul suolo kosovaro).

La soluzione scenica è semplice ma efficace: quattro sedie che diventano un’ottima appendice attoriale, con cui gli artisti, improvvisano balletti, gag, atti di seduzione, proclami ufficiali. Gabriele Marangoni ha creato una partitura ritmata coinvolgente, allegra, scanzonata e folle almeno quanto la scrittura teatrale: fisarmonica e archi dal vivo versioni rinnovate di brani famosi, da Singing in the rain pizzicato alla viola fino a Mission impossibile ai cori brechtiani delle musiche di Weill fatti solo con le sigle dei contingenti militari e dei paesi UE. Solo questi passaggi restituiscono il senso di una forte denuncia (non meno attenuata dalla scelta del registro parodico) di un sistema di potere che in Kosovo ha assunto le forme di un protezionismo UE.

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Fluturimi mbi teatrin e Kosovës (Qualcuno volò sul teatro del Kosovo

di Jeton Neziraj regia Blerta Neziraj

attori Bajrush Mjaku, Adrian Morina, Anisa Ismaili, Adrian Aziri, Ernest Malazogu
musicisti Susanna Tognella (violino), Gabriele Marangoni (armonica)
consulenza artistica e drammaturgica Ilir Gjocaj
coreografie Arthur Kuggeleyn
musiche composte da Gabriele Marangoni
scene e costumi Susanne Maier-Staufen

Qendra Multimedia, Prishtina

Durata 1h 30’

Prima nazionale
Spettacolo in albanese con sottotitoli in italiano

Teatro Dadà, Castelfranco Emilia (MO)
il 17/10/2014, ore 19:00
il 18/10/2014, ore 22:00

 

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