Danza — 14/10/2021 at 11:20

Madina, la ragazza che non voleva morire

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RUMOR(S)CENA – MILANO – Mentre una mezza luna appare sul fondale dando solo per un momento una sensazione di calma e di pace, a questa si susseguono le proiezioni di immagini di devastazione e case diroccate dai bombardamenti e le fiamme sembrano avvolgere il palcoscenico del Teatro alla Scala, trasformandolo in una sorta di inferno dantesco dei nostri giorni. “I malvagi” danzatori soldati attraversano la scena simulando movenze dalla gestualità militaresca, si contrappongono alle “anime pure” impersonate dai ballerini del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, che scolpiscono con i loro corpi seminudi coperti da semplici costumi color carne, la sofferenza dalla tragedia causata dal terrorismo e della violenza. Perché “la morte falcia il corpo, ma l’anima sopravvive”.

MADINA – Antonella Albano Fabrizio Falco . foto di Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Il rosso è il colore predominante, simbolo della passione per una religione o per l’amore di una donna sulla quale si vuole a tutti i costi avere il predominio. Questo amore malato porta però allo stupro, alla violenza, al terrore, alla guerra, alla morte di migliaia di innocenti. Un cantante entra in scena, raccontando del disonore provocato dalla giovane Madina alla famiglia. Il rosso sangue del suo abito simboleggia la tragedia alla quale il pubblico sta per assistere, una tragedia dei nostri giorni collocata in maniera atemporale in un Oriente indefinito (potremmo essere in Siria, Palestina oppure in Iraq) e in un Occidente che invece fa riferimento alla città di Parigi.

MADINA Antonella Albano e Roberto Bolle foto di Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Parliamo di “Madina” nuova produzione del Teatro alla Scala decima opera del compositore Fabio Vacchi, andato in scena dal 1 al 14 ottobre con le coreografie di Mauro Bigonzetti e l’interpretazione di Roberto Bolle nel ruolo di Kamzan zio di Madina, Antonella Albano è Madina, Martina Arduino Olga zia di Madina, Gioacchino Starace Louis, Gabriele Corrado Sultan. Un nuovo “colossal” di sapore cinematografico prodotto dal Teatro alla Scala che impegna coro, orchestra, danzatori, due cantanti e un attore, intrecciando i linguaggi del teatro, della danza e dell’opera basato sul romanzo di Emmanuele de Villepin “La ragazza che non voleva morire”. Lo spettacolo mette in scena il tema del terrorismo suicida “al femminile” particolarmente studiato nella sociologia internazionale, poiché analizza il rapporto esistente tra le giovani terroriste disposte al suicidio e la violenza sessuale spesso subita. Nel caso di Madina, lo stupro subito dalla ragazza è il pretesto per insinuare nella giovane da parte della famiglia il sentimento di perdita dell’onore e la necessità di “immolarsi” diventando una kamikaze. Lo zio Kamzan riesce a manipolarla per indurla a diventare una terrorista suicida ma la giovane, al momento dell’attentato, ci ripensa e getta via la cintura di esplosivo.

MADINA Anrtonella Albano e il Corpo di Ballo foto di Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Aldilà della storia, dell’impianto drammaturgico, della definizione da attribuire a questo lavoro che fa riferimento al teatro-danza ma nello stesso tempo potrebbe essere definita un’opera-danza che richiama al dramma a stazioni di stampo espressionistico, ciò che colpisce è la coralità e la forte empatia creata tra chi agisce sulla scena. C’è una grande cura da parte del coreografo Bigonzetti nella ricerca di un movimento che sia in grado di comunicare al pubblico la violenza e la delicatezza dei temi affrontati. La gestualità concitata, energica e allo stesso tempo fluida e lineare di Roberto Bolle negli assoli in cui interpreta il ruolo dello spietato Kamzan che cerca di trascinare alla violenza la povera Madina, si sviluppa in passi a due di grande impatto emotivo, anche nei momenti in cui interagisce con l’ottimo Gabriele Corrado nel ruolo del padre Sultan.

Antonella Albano – Madina viene trascinata da Kamzan – Bolle, sollevata dal collo come se dovesse essere strangolata, messa a testa in giù e fatta rotolare poi al suolo, in maniera molto realistica. Roberto Bolle riesce con una precisione certosina a sollevare e scaraventare a terra la danzatrice, dando allo spettatore la sensazione vera di farle del mal, con grande maestria. La stessa Albano interpreta con straordinaria sensibilità il tormento della giovane donna, eseguendo appassionati assoli durante i quali sembra voler fare violenza a sé stessa, afferrando mani e piedi o percuotendosi il petto come se volesse staccare le parti del suo corpo, per farsi esplodere.

MADINA Antonella Albano e Roberto Bolle foto di Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Un capitolo a parte può essere considerata la parte “occidentale” del balletto, ambientato in una fantasiosa redazione parigina, nella quale si sta scrivendo della vicenda della kamikaze Madina. Il corpo di ballo entra in scena in controluce sistemando sul palco tavoli e sedie, costruendo una coreografia concitata durante la quale intrecciano braccia e gambe seduti oppure facendo leva sui tavoli per sollevarsi, creando una atmosfera surreale. Gli altri personaggi dell’opera, come la parigina zia Olga interpretata da Martina Arduino che danza per tutto il tempo indossando un paio di finti occhiali per rendere il personaggio più attuale e Gioacchino Starace nel ruolo del giornalista Louis, regalano al pubblico assoli e passi a due di grande intensità. L’attore Fabrizio Falco, che alterna la funzione di narratore e alter ego di alcuni personaggi, ben si integra nella partitura coreografica e musicale come anche il tenore Chuan Wang e il mezzosoprano Anna Doris Capitelli. Orchestra diretta con grande maestria da Michele Gamba, mentre il coro (purtroppo invisibile per problemi ancora legati al Covid) da Alberto Malazzi. Il pubblico applaude con grande convinzione e partecipazione.

Visto al Teatro alla Scala di Milano il 12 ottobre 2021

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