Recensioni — 14/05/2016 at 00:03

Le Metamorfosi diventano “epic dance”

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COPENAGHEN – Le Metamorfosi di Ovidio, rutilante affresco di miti fondanti della cultura greca, poi acquisiti dalla letteratura latina tra l’ultimo avanti e il primo secolo dopo Cristo, sono un serbatoio inesauribile di spunti per il teatro aperto alla danza e alla musica. In Italia sono state affrontate in tempi recenti dal teatro-circo di Giorgio Barberio Corsetti, a Siracusa e a Roma, con esiti entusiasmanti, e ora dal 18 al 22 maggio vengono proposti da Roberto Latini e la sua compagnia Fortebraccio al teatro Vascello di Roma. L’ensemble di Elisa Kragerup le propone già alla Sala Rossa dello Skuespilhuset spazio per performances contemporanee del prestigioso KGL Teater, il Royal Danish di Copenaghen, fino all’11 giugno. Quella che si potrebbe definire come “epic dance” usa i versi di Ovidio per trasformarli in azioni e immagini. Uno dei sette danzatori recita il passo che riguarda un mito e senza soluzione di continuità le parole diventano una coreografia. Esempio: la storia crudele di Eco e Narciso parte dall’amore della ninfa per il semidio bellissimo vestito di bianco, atletico come un tennista che però è innamorato della sua immagine riflessa dall’acqua, e si conclude con il corpo di lui che diventa grigio, sporco, senza vita. Altra immagine: il superdotato Juppiter-Giove fa strage di bellezze, ma la moglie Juno-Giunone trasforma una di esse, che lui ha sedotto, in giovenca.

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I brani poetici sono detti in danese, e non sono facili da comprendere, ma la chiarezza delle figure, delle situazioni create dalla Kragerup è tale da poter seguire le splendide evoluzioni fisiche dei personaggi. Il concetto di Metamorfosi è infatti applicato alle trasformazioni dei corpi che più che personaggi sono manifestazioni di vita, dalla figura della dea Diana o di quella di Elena, causa della decennale guerra di Troia, incarnate dalla materialità dei corpi. In scena si moltiplicano: Mikkel Arndt, Marie Dalsgaard, Joachin Fjelstrup, N. Dahl Hamilton, Peter Plaugborg, Maria Rossing, J. Louise Schmidt e la straordinaria violoncellista Hanna Englund che dal vivo strappa al suo strumento vibrazioni drammatiche.
Alla “prima” il pubblico internazionale ha colto soprattutto le posizioni e le allusioni erotiche, pesantemente ammiccanti nonostante la leggerezza della regia. Sarebbe bello che una coreografa-regista italiana come Michela Lucenti si appropriasse di queste visioni di Ovidio.

Metamorfoser visto a Copenhagen il 7 maggio 2016

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