Danza — 14/03/2022 at 20:38

Tornano alla Scala “I gioielli” di Balanchine

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RUMOR(S)CENA – MILANO – Le linee, la purezza, i colori, la luminosità e la spigolosità delle pietre preziose e dei gioielli, hanno ispirato il coreografo George Balanchine a creare il balletto “Jewels” in scena al Teatro alla Scala dall’11 al 24 marzo. Una grande occasione per rivedere l’opera innovativa di questo grande coreografo originario della Georgia, e quindi artisticamente legato agli influssi orientali, considerato uno dei fondatori della tecnica del balletto classico negli Stati Uniti. Il carattere particolare del suo lavoro può essere considerato uno dei più rivoluzionari del ventesimo secolo, per avere creato dal punto di vista coreografico e tecnico una originale unione tra la danza classica e quella moderna. La sua produzione è stata enorme e ha spaziato dal balletto, al musical, fino ad arrivare al cinema e persino al circo, creando in totale circa 425 lavori.

Diamonds cor George Balanchine © The George Balanchine Trust ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala – Nicoletta Manni Timofej Andrijashenko

Quando “Jewels” fu presentato a New York il 13 aprile 1967, Balanchine aveva avuto il desiderio di dare vita ad una creazione che fosse apprezzata dal grande pubblico e adatta soprattutto al New York City Ballet che proprio in quella occasione si sarebbe avvalsa di una nuova e prestigiosa sede come quella del New York State Theatre del Lincoln Center.

In “Jewels” i Primi Ballerini, i solisti e tutto il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala hanno saputo restituire al pubblico con impeccabile perfezione lo spirito di questo balletto per il quale Balanchine si ispirò all’arte del disegnatore di gioielli Claude Arpes, scegliendo una musica che attraverso il movimento potesse rivelare l’essenza di ciascun gioiello.

Il primo quadro coreografico si apre con il verde brillante dei costumi e delle pietre che decorano la scena di “Esmeralds”, gli smeraldi appunto, concepito per due coppie principali (che alla prima del balletto alla Scala del erano interpretati con grande precisione e bravura da Martina Arduino con Nicola Del Freo e Alice Mariani con Marco Agostino), tre solisti e un corpo di ballo di dieci ballerine. I danzatori intrecciano linee e movimenti nello spazio su brani di Gabriel Faurè tratti da “Pellèas e Mèlisande”, iniziando con un delicato passo a due circondati da otto danzatori, al quale seguono alcune variazioni delle soliste. Quindi un pas de trois anticipa un altro passo a due più solitario, al quale segue il finale che riposta in scena tutti i danzatori.

Diamonds cor George Balanchine © The George Balanchine Trust ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

A proposito di questa prima coreografia Balanchine disse che gli spettatori avrebbero potuto pensare a una evocazione della Francia. “la Francia dell’eleganza, del lusso, dello chic e dei profumi”. Insomma, la Francia culla del balletto romantico. Il colore rosso dei rubini domina la scena di “Rubies” nel quale il pubblico viene trascinato dai movimenti sincopati e a tratti spigolosi del corpo di ballo e della solista Maria Celeste Losa. Le combinazioni dei passi sembrano in alcuni momenti “strizzare l’occhio” a quelli del musical americano, anche se sono suggeriti dalla musica del “Capriccio per piano e orchestra” scritto da Stravinskij. A proposito di “Rubies” Balanchine volle precisare però che soprattutto la seconda parte del balletto, non voleva essere rappresentativa dell’America, della sua energia e delle girls della commedia musicale, bensì esclusivamente dalla musica di Stravinskij con il quale collaborò anche per molti altri balletti.

Diamonds cor George Balanchine © The George Balanchine Trust ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala – Nicoletta Manni Timofej Andrijashenko

La musica della Terza Sinfonia in re maggiore di Ciaikowskij fa da sottofondo musicale alla scena dedicata alla purezza dei diamanti di “Diamonds”, il cui cuore centrale è dominata dalla presenza dei due primi ballerini Nicoletta Manni e Timofej Andriajashenko che con impeccabile eleganza danno vita ad un passo a due ricco di virtuosismi e di prese al quale nel finale si unisce in maniera spettacolare l’intero gruppo composto da trentaquattro elementi del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, per un finale pirotecnico accolto dai calorosi applausi del pubblico che ha alla prima ha riempito il teatro fino all’ultimo ordine dei palchi.

Visto al Teatro della Scala l’11 marzo 2022

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