Recensioni — 09/06/2016 at 16:36

“Flash” teatrali da Primavera dei Teatri

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CASTROVILLARI (Cosenza) – “Geppetto Geppetto”, “Trittico della Guerra”, “Opera Nazionale Combattenti presenta I Giganti della montagna atto III”. Almeno tre titoli ce li portiamo a casa volentieri dai giorni trascorsi a Castrovillari per “Primavera dei Teatri”. Chi non è riuscito a vedere tutti gli spettacoli, perché sette giorni sono per molti un tempo troppo lungo, può avere avuto più fortuna, mettendone insieme qualcun altro da ricordare, o ritrovare, messi a punto ed in scena nella prossima stagione.

Ci vuole coraggio, in tempi tanto avari, per costruire un Festival. È necessario e opportuno quindi dare merito, e grande, a Saverio La Ruina, Dario De Luca e Settimio Pisano, che (scaramanticamente) firmano la diciassettesima edizione di Primavera dei Teatri portando a Castrovillari attori, registi, autori ed osservatori e critici, non tutti e non soltanto di “nuova generazione”, molti fidelizzati negli anni e lieti di incontrarsi come per un appuntamento, il primo della “stagione”, atteso e desiderato. Curiosi i primi a presentare i loro più recenti prodotti, golosi gli altri in fiduciosa, e speranzosa, attesa di incontrare, o almeno intravedere, chi dei “nuovi linguaggi della scena contemporanea”, da sempre impegno dichiarato del manifesto di questo Festival, ha da proporre qualcosa. Bene. Gliene dobbiamo essere grati. Anche se molto di “nuovo” non s’è visto quest’anno. E certo la “fotografia” dello stato di salute del teatro italiano “di tendenza” presente a Castrovillari magari potrà essere stata ingenerosa, ma certo è che di sussulti ce ne sono stati pochi. Per poco coraggio certo e scarsa fantasia forse, ma anche perché s’è visto, e compreso abbastanza bene, che una generazione s’è come rifugiata in una semplicità fantastica disarmante. Via costruzioni di scenografie appena più complesse, via invenzioni e luci che disegnino territori fantastici, via drammaturgie in sussulti creativi e/o trasgressivi che ci facciano individuare umori nuovi, magari arditi per linguaggi, soluzioni, errori generosi, desiderati ormai come squarci indispensabili che diano senso alla nostra fantasia di spettatori.

Così “Geppetto Geppetto”, in “anteprima” perché la “prima” spetta ad altro Festival, fa centro con il racconto scritto e interpretato non senza ironia, e messo in scena con garbo e felici intuizioni. Per dire, insieme ad Alessia Bellotto, Angelo Di Genio, Tindaro Granata, Carlo Guasconi, Paolo Li Volsi, Lucia Rea, Roberta Rosignoli, di storia “gay” e problemi del nostro tempo, di affannosa ricerca d’amore, desideri familiari non disgiunte da turbamento adolescenziali. Con possibilità di fare crescere questo spettacolo piacevole e intelligente riflettendoci ancora un poco, cancellando qualcosa di non necessario e dando forza ad allusioni e percorsi sospesi. Varrà la pena segnarlo in agenda, per rivederlo allora in stagione, a percorso creativo completato.

Geppetto e Geppeto
Geppetto e Geppeto (foto di Angelo Maggio)

Bei tempi rapidi e ginnastica di idee per il “Trittico della Guerra” con Riccardo Mallus che ne firma ideazione e regia e Giulia Tollis la drammaturgia, affidando tutto alla fantasia generosa di Letizia Bravi, Marco De Francesca, Francesco Martucci, Federico Meccoli, per costruire, rapidi e inquieti, i tre segmenti della loro storia. Costruzione di guerre del nostro tempo, tra lotte di sesso e soprusi violenti, senza perdere l’occasione di un sorriso un po’ amaro, e di stupore che lascia l’amaro. In “Mosche sul miele”, “Un angolo di buio”, La regola del branco”, micoracconti disperati e coinvolgenti, costruiscono un racconto fatto di battute rapide, allusioni, visioni e continui sussulti che fanno battere il cuore per emozionati percorsi di un teatro un po’ “minimal” ma di sicura efficacia. Resta ancora da dire di “Opera Nazionale Combattenti presenta I Giganti della montagna atto III”, su drammaturgia di Valentina Diana in infedele rapporto con il grande testo canonico ed ironica regia di Giuseppe Semeraro anche in scena con Leone Marco Bartolo, Dario Cadei, Carla Guido, Otto Marco Mercante e Cristina Mileti, costruendo attoniti passaggi stupiti e divertenti invenzioni impertinenti. Anche questo tutto da rivedere colmando vuoti e dando forza a parole o allusioni, per non disperderne il gioco.

Il Vangelo secondo Antonio (foto di Angelo Maggio)
Il Vangelo secondo Antonio (foto di Angelo Maggio)

Delusi si rimane intanto al noioso “Esilio” di Serena Balivo e Mariano Dammacco, allo sgrammaticato e confuso “32”.16”, scritto da Michele Santeramo e messo in scena da Serena Sinigaglia, in cui sono annegati Tindaro Granata, Valentina Picello e Chiara Stoppa, al “Vangelo secondo Antonio” scritto e diretto da Dario De Luca, protagonista con Matilde Piana e Davide Fasano, ricco di buone intenzioni e inceppato però nell’ostinato racconto della malattia di un prete di provincia.

Così, tra alterne passioni e delusioni, ci si saluta. Fiduciosi di ritrovarsi per la XVIII edizione di questo Festival che per qualche giorno fa di Castrovillari la nostra piacevole, accogliente e prediletta “casa teatrale”.

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