Cinema, Danza — 05/09/2013 at 17:05

A Bologna il “Festival Danza Urbana” esplora la relazione tra corpo e architettura

di
Share

Il Festival Danza Urbana, giunge quest’anno alla sua diciassettesima edizione e rappresenta per la città di Bologna uno degli appuntamenti storici delle iniziative settembrine di “bè bolognaestate” coordinate dal Comune di Bologna. Arcipelaghi è il sottotitolo che ne rileva la nuova direzione: attraverso l’individuazione di alcuni luoghi di Bologna (MAMbo, Pinacoteca Nazionale, Accademia delle Belle Arti, Collegio Artistico Venturoli, Urban Center Sala Borsa) adibiti alla trasmissione culturale e artistica, il festival configura una mappatura individuando dei punti geografici ben precisi che chiedono un percorso di attraversamento della città. Dopo l’inaugurazione dello scorso 4 settembre con un incontro ideato dalla ricercatrice e curatrice indipendente Piersandra Di Matteo, il festival continuerà fino all’11 settembre.

Archipelagus Affect è il titolo evocativo che riunirà alcuni pensatori come l’architetto e antropologo Franco La Cecla, collaboratore stabile de La Repubblica, Il Sole 24 Ore e L’Avvenire, il docente di storia della danza presso l’Università Cà Foscari di Venezia e l’Università della Svizzera Italiana di Lugano Stefano Tomassini e la geofilosofa Laura Manetti che da tempo si interroga sulle tematiche legate allo spazio, luogo e paesaggio nella globalizzazione contemporanea. Il titolo di questo momento di riflessione teorica apre la nuova edizione di Danza Urbana. Personalità di assoluto rilievo nel panorama nazionale, ciascuno dal proprio posizionamento singolare – mettono a problema l’abitare urbano, la relazione tra corpo e architettura, la nozione di occupazione e quella di riconoscimento comunitario collocato nella costruzione culturale dell’altro. Un inizio inconsueto indica la precisa volontà di interrogarsi come il corpo e l’appartenenza a una comunità si posizionano nei confronti del tessuto urbano oggi a distanza di diciassette anni dall’inizio dell’esplorazione tra danza e città.

Giovedì 5 settembre (ore 18, Pinacoteca Nazionale) prevede lo spettacolo Pieghe performative tratte da *plek-, messo in scena dal CollettivO CineticO. La performance è organizzata per quadri all’interno delle quali le parti performative si alternano alle azioni di uno “spiegatore” che diviene mediatore tra spettatore e opera. Nella stessa giornata “debutterà” Clima, il progetto inclassificabile e auto-organizzato che la compagnia romana mk propone durante i primi giorni del Festival (5-8 settembre). Un’agenzia di viaggio prende le iscrizioni per partecipare alla performance che per quattro giorni si verificherà, senza preavviso, nei luoghi della città (aperto a tutti, senza limiti di età e sesso, senza bisogno di competenze coreutiche specifiche).

L’artista visivo e performer Alessandro Carboni presenterà venerdì 6 settembre il suo progetto performativo di “mapping”, dal titolo Learning Curves: in residenza artistica per dieci giorni, Carboni “mapperà” la città e le sue trasformazioni, a partire dai suoi canali Aposa e Reno, attraverso azioni performative e coreutiche. Martedì 10 settembre presso l’Urban Center al secondo piano di Sala Borsa (ore 17), l’artista incontrerà il pubblico per illustrare il progetto frutto di una relazione tra corpo, città e fiumi urbani.

Sabato 7 settembre (con replica domenica 8) Fabrizio Favale con Isolario – Poema di un frastaglio, spiumato, minuto e senza fine, l’ultima produzione della Compagnia Le Supplici. La cifra coreografica calligrafica e “atmosferica” di Favale prende qui le mosse dalle opere del cartografo francescano Vincenzo Coronelli per addentrarsi in atlanti dell’immaginario che incontrano arcipelaghi di forme somiglianti e tuttavia diverse fra loro. Lo spettacolo è sostenuto dal Fondo Fare Anticorpi con la collaborazione di Aterdanza e l’Associazione Cantieri.

Prosegue la programmazione martedì 10 settembre con Chained love della compagnia aKesì un duo agrodolce che mescola aggressività e romanticismo. Per non svegliare i draghi addormentati di Marco D’Agostin,  andrà in scena (ore 21) lo stesso giorno al Dom – La Cupola del Pilastro viene presentato il progetto in collaborazione con Laminarie e TTP, i Teatri del Tempo Presente. Il nuovo progetto coreografico di D’Agostin, talentuoso artista trevigiano vincitore del Premio Prospettiva Danza Teatro 2012, nasce come riflessione sulla perdita di potere e sulla necessità di interrogare continuamente la relazione tra sé e il mondo.

Mercoledì 11 settembre MASDANZA Platform, un progetto in collaborazione con il concorso coreografico MasDanza The International Contemporary Dance Festival of The Canary Islands, che quest’anno vede tra gli altri la partecipazione della bolognese Simona Bertozzi, vincitrice del premio del pubblico per il miglior solo, con Estratto di 15 minuti per spazio urbano da Bird’s eye view, gli italo/spagnoli Umma Umma Dance & Manuel Rodriguez con Fifth Corner, menzione speciale della giuria per la coreografia e l’interpretazione, e il duo greco formato da Christina Mertzani e Aris Papadopoulos che interpretano un lavoro dal titolo Metamorphosis (la coreografia è firmata dalla stessa Mertzani assieme a Evangelos Poulinas).

Quest’anno debutta Sediment/azioni, un’importante sezione dedicata ai laboratori: il primo condotto da Alessandro Carboni che ha lo scopo di fornire e condividere con i partecipanti una metodologia di lavoro volta a identificare e descrivere l’identità del contesto urbano in stretta relazione al corpo. Il secondo laboratorio condotto da Francesca Pennini e Angelo Pedroni di CollettivO CineticO è rivolto in particolare agli adolescenti e mira a offrire un alfabeto di movimenti, una grammatica condivisa per approcciare con consapevolezza il lavoro performativo negli spazi urbani.

Nella sezione “Terre di confine”, due eventi fuori programma in collaborazione con il festival, che ne condividono l’aspetto dedicato ai luoghi non convenzionali:  Sinfonie per appartamenti (12, 13 e 14 settembre) coinvolge diversi appartamenti di uno stesso condominio in un happening della durata di due ore consecutive. I danzatori del collettivo Il Signor Agostino Bontà, nato in seguito a un corso di formazione con Raffaella Giordano, abiteranno gli appartamenti stimolati nel gesto dall’orizzonte che il tema sull’abitare può regalare.

Il secondo (14 e 15 settembre) è curato da Fabrizio Favale e Angelica Zanardi di Fienile Fluò. Running up that hill è il titolo del progetto che vede coinvolte le compagnie Umma Umma Dance (Spagna), Le Supplici e Simona Bertozzi (Italia) in un inedito incontro coreografico sulle colline di Bologna.

Informazioni: 051 6440879; info@danzaurbana.it; www.danzaurbana.it

Share

Comments are closed.