Danza — 03/08/2023 at 09:29

La danza di Stefania Ballone entra nelle caverne di Lascaux

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RUMOR(S)CENA – MILANO – Due prove aperte di alcuni segmenti dello spettacolo “Lascaux”, che andrà in scena il prossimo 15 ottobre nell’ambito del Festival di danza MilanOltre in programma al Teatro Elfo Puccini di Milano a partire dal 28 settembre, sono state presentate il 27 e il 31 luglio in anteprima per un pubblico ristretto dopo una residenza di otto giorni, negli spazi di Aiep/ Ariella Vidach alla Fabbrica del Vapore. Una occasione preziosa per respirare in anteprima lo spirito di un nuovo progetto ideato da Stefania Ballone, danzatrice del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala ma anche coreografa che si cimenta da anni con i nuovi linguaggi di danza sperimentali, collaborando con diversi artisti.

In questo caso il lavoro insieme a due musicisti ovvero Giulio Colangelo e il compositore Leone d’Argento alla Biennale Musica Vittorio Montali, vuole essere un omaggio coreografico al testo di Georges Bataille dedicato alle grotte di Lascaux e sulla nascita dell’arte, in cui la danza si interseca ai disegni di luce e alla musica elettronica eseguita dal vivo. “Le caverne hanno conservato qualcosa di emozionante – scriveva lo stesso Bataille – che ammalia e stringe il cuore: per loro natura sono ancora luoghi propizi all’angoscia delle cerimonie sacre”.

crediti foto di Vito Lorusso

Nelle grotte scoperte nella Francia sudoccidentale, si trovano infatti esempi di opere d’arte parietale risalenti al Paleolitico superiore e tra queste sono rappresentate circa seimila figure raggruppate in tre categorie principali: animali, figure umane e segni astratti. Proprio a queste immagini si ispira il lavoro della Ballone che nella coreografia ricerca una danza e una gestualità primordiale, non disgiunta ovviamente dall’espressività e dalle emozioni suscitate da una sorta di viaggio nel tempo compiuto dagli altri due giovani e bravi danzatori, Margherita Pellerano e Edoardo Brovardi, che interagiscono con lei. La celebre caverna dipinta viene vista come un miracolo grazie al quale l’apparizione degli esseri umani superano il proprio passato animale. In questo senso il pubblico sembra assistere alla celebrazione di un rito durante il quale i danzatori scoprono sé stessi e i loro compagni, alla ricerca di un movimento che unisce la sensibilità e lo smarrimento della danza contemporanea, con la linearità e la maggiore definizione delle forme classiche.

crediti foto di Vito Lorusso

Il gesto più chiuso e contorto, le posizioni “en dedons” dei piedi all’indentro, la chiusura del busto e delle contrazioni che fanno ripiegare su stessi, si scontrano con l’“en dehors” l’apertura dei piedi e le linee più aeree degli “arabesque” e “attitude “della danza classica. Il lavoro al suolo, si alterna con la leggerezza dei salti e l’elevazione, in un continuo scambio tra cielo e terra, tra cadute e salti verso l’alto in un avvincente alternarsi di forme classiche e moderne.  Come ha spiegato la stessa Ballone, oltre ad una struttura coreografica rigida ma nello stesso tempo aperta agli stimoli suggeriti dalla musica, i corpi dei danzatori diventano una sorta di geroglifici viventi che attraverso i loro gesti fanno riemergere le immagini raffigurate nella caverna, facendo avvicinare o allontanare nello spazio lo sguardo dello spettatore. Una voce guida i danzatori dando indicazioni e riferimenti attraverso una numerazione che è poi quella, come hanno spiegato gli stessi musicisti, dello scheletro musicale sul quale si appoggia la composizione elettronica. Un esperimento, dunque, molto interessante e in qualche modo catartico, premessa al prossimo spettacolo del 15 ottobre che verrà rappresentato in tutta la sua completezza con costumi, light design e naturalmente musica dal vivo.

crediti foto di Vito Lorusso

Visti il 27 e il 31 luglio alla Fabbrica del Vapore di Milano

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