Danza — 02/07/2022 at 11:33

AfteRite e LORE al Teatro alla Scala di Milano

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RUMOR(S)CENA – MILANO – All’interno di una sorta di serra a forma di cubo dalle vetrate trasparenti dalle quali si possono intravvedere diversi generi di piante sistemato sul lato sinistro del palcoscenico del Teatro alla Scala, due giovani fanciulle si muovono lentamente attente a svolgere quello che sembra il loro compito principale: coltivare quelle piante, innaffiarle, curarle, per salvarle da un pericolo incombente che indubbiamente sembra dover provenire dall’esterno. La loro calma iniziale si trasforma poi in una attività più concitata, quando indossano una tuta per proteggersi dai prodotti che iniziano a spruzzare sulle piante, poi se le tolgono e ogni tanto sbriciano per cercare di capire cosa sta succedendo oltre quel vetro che le isola dalla realtà esterna. Fuori una umanità composta da uomini e donne, sembrano dover compiere un rituale che fa presagire un oscuro finale.

AfteRite – Alessandra Ferri – Marco Agostino crediti foto Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Ed è proprio del difficile e controverso rapporto tra la natura e l’umanità, così attuale e nello stesso tempo primordiale, che cerca di parlarci con il linguaggio della danza, il coreografo Wayne McGregor nella sua creazione AfteRite in scena fino al 7 luglio al Teatro alla Scala di Milano. E lo fa con una sua nuova rilettura della “Sagra della Primavera” andato in scena al Metropolitan di New York 2018 ed ora rimontata per il corpo di Ballo scaligero e una straordinaria Alessandra Ferri come étoile, nel ruolo della madre, aggiungendo una sorta di “seconda puntata” intitolata LORE e creata in prima mondiale appositamente per i ballerini della Scala, sulle musiche di Les Noces sempre di Stravinskij.

AfteRite – Maria Celeste Losa Caterina Bianchi Martina Arduino Virna Toppi crediti foto Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

In AfteRite l’atmosfera creata dal coreografo ha un sapore cinematografico e trasporta il pubblico in un futuro probabilmente non poi così lontano, dove si lotta per la sopravvivenza e il rituale che si deve compiere è quello di un sacrificio che inesorabilmente uomini e donne insieme dovranno compiere per salvare sé stessi e ricreare un ambiente naturale. Al centro di questo rito brutale McGregor inserisce il personaggio di una madre, Alessandra Ferri appunto, che cercherà di intervenire e di lottare con la comunità che la circonda per salvare una delle due figlie che sono state coinvolte in questa sorta di esperimento con il quale si è cercato di costruire in una serra idroponica, un nuovo sistema in grado di far ricrescere le piante. Una delle due giovani fanciulle dovrà però essere inevitabilmente sacrificata per il bene comune, anche se non si comprende bene il motivo di questa tragica scelta.

I costumi dei danzatori, molto minimalisti, richiamano il colore della sabbia del deserto, in particolare quello di Acatama in Cile, al quale il coreografo si è ispirato per l’ambientazione del suo lavoro che pone l’accento su una coreografai fluida e al tempo stesso spigolosa, armonica e disarmonica come è nello stile di questo artista visionario. I passi a due tra due uomini o due donne dinamici e complicati, la Ferri insieme a Claudio Coviello in particolare dà prova di una sorprendente elasticità e flessibilità che si alterna a potenza e grande energia nonché intensità drammatica ed espressiva, si alternano a momenti di gruppo i cui i danzatori ballano in sincro oppure compiono ognuno sequenze coreografiche diverse, comunicando conflitto e disarmonia per la difficile scelta da dover compiere.

AfteRite – Alessandra Ferri e in primo piano Caterina Bianchi Martina Arduino Maria Celeste Losa Virna Toppi crediti foto Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala (2)

Il corpo di ballo della Scala composto per l’occasione da Marco Agostino, Martina Arduino, Caterina Bianchi, Nicola del Freo, Maria Celeste Losa, Valerio Lunadei, Mattia Semperboni, Gioacchino Starace, Virna Toppi, Navrin Turbull e Rinaldo Venuti è in piena sintonia con lo stile di McGregor, con dinamiche e posizioni estreme che mettono alla prova in continuazione le capacità fisiche dei ballerini. I quali, vista la scelta di un tema così tragico dove una delle due bambine viene fatta asfissiare nella serra come in una camera a gas, alla fine di AfteRite non escono nemmeno in scena per ricevere gli applausi. Che verranno presi con grande calore ed entusiasmo del pubblico alla fine della seconda parte.

LORE Agnese Di Clemente Timofej Andrijahenko Claudio Coviello crediti foto Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Infatti, LORE può senza dubbio essere considerata una sorta di “sequel” di AfteRite perché comincia proprio con l’apparizione della bambina salvata dalla madre. Questa bambina ormai è cresciuta e il suo corpo, che rivive in quello delle sei danzatrici principali scelte da McGregor ovvero Nicoletta Manni, Agnese Di Clemente, Alice Mariani (nelle recite del 29, 6 e 7 luglio danzano insieme a Timofej Andrijashenko, Clauido Coviello e Domenico Di Cristo) Caterina Bianchi, Maria Celeste Losa, Virna Toppi (nelle recite del 28, 1 e 4 luglio danzano insieme ad Andrea Risso, Marco Agostino, Navrin Turnbull) sembra vivere il conflitto tra vecchio e nuovo, tradizione e innovazione.

LORE Nicoletta Manni Timofej Andrijashenko Domenico Di Cristo crediti foto Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

In particolare, il coreografo sembra volere esplorare il rapporto tra corpo umano e nuove tecnologie che porta allo scontro tra conoscenza ed emozioni, tra regole e dissonanze. Proprio Les Noces è una raccolta di frammenti tratti da riti nuziali della tradizione slava che Stravinskij compose a dieci anni di distanza da Le Sacre du printemps. In LORE la coreografia cerca il rapporto con il tempo e lo spazio, i ballerini danzano mentre dietro di loro scorrono immagini di pianeti, stelle, satelliti e osservatori astronomici alla ricerca di un collegamento tra il passato e il presente, tra tradizione e il futuro.

AfteRite LORE in scena fino al 7 luglio al Teatro alla Scala di Milano.

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