Recensioni — 17/09/2022 at 16:02

Il “Canto delle Sirene” cattura il pubblico di Capri

di
Share

RUMOR(S)CENA – CAPRI – (Napoli) – Scendiamo parlando a bassa voce la lunga scala stretta, giunti al mare ci attendono le barche. Distesi, in quattro per volta sul fondo. Le piccole imbarcazioni portate velocemente a remi dai marinai capresi si dirigono verso il piccolo foro che si apre nell’alta parete rocciosa. Entriamo veloci nel buio che improvviso si illumina come in un sogno. La regola è antica e qualsiasi pieghevole per turisti insegna la preziosa suggestione di questa tappa. Per noi è diverso, stiamo per assistere ad uno spettacolo.

Il mito è spettacolo e da un paio di migliaia di anni Capri è isola di mito che si fa rappresentazione, si popola di attrici ed attori, centinaia, migliaia, milioni, sbarcati per interpretare una parte magari non scritta, ma forte del piacere di essere corpi in una recita irresistibile. C’era bisogno di un Festival di spettacolo a Capri, ci ha pensato Geppy Gleijeses attore con storia forte di capocomico e collaboratori attenti a rendere le sue idee-intuizioni possibilità concrete. Così, dopo il primo numero di prova dell’estate scorsa quest’anno il “Festival Internazionale di Capri – Il canto delle sirene” è stato appuntamento atteso, con spettacoli, conversazioni, mostre, concerti, distribuiti nell’isola bella a fare diventare palcoscenici i luoghi suggestivi che già sono presenti nelle storie, negli scritti, nelle immagini preziose accumulate nel tempo.

Geppy e Lorenzo Gleijeses

Gli spazi? il Chiostro Grande e il Chiostro Piccolo della Certosa di Capri, la Grotta Azzurra, la terrazza dell’Hotel Caesar Augustus e dell’Hotel Quisisana, la Villa Fersen, la Piazza San Nicola di Anacapri, i Giardini di Augusto a Capri, il Lido Le Ondine di Marina Grande, le incantevoli terrazze de La Canzone del Mare e di Tragara, sono teatri. Fiato sospeso per tanta bellezza e spettacoli che non sono stati certo pretesti per stupita ammirazione di luoghi i cui nomi i capresi innanzitutto, ma qualsiasi turista venuto da vicino o da lontano, conosce bene. Incancellabile stupore in coniugazione di parole, suoni, corpi e natura.

Bisognerà dire che l’evento è stato programmato e finanziato, in convergenze virtuose, dalla Regione Campania tramite Scabec, e da Società Campana Beni Culturali con il sostegno del Ministero della Cultura, la partecipazione dei Comuni di Capri e Anacapri e la collaborazione della Direzione Museale Regionale della Campania. Tempi lunghi di programmazione, con bei nomi come quello di Aynur Doğan, grande cantante curda invitata ad aprire il Festival. Ma certo Alessandro Preziosi che sulla celebre terrazza de La Canzone del Mare, con alle spalle la mole familiare e maestosa dei due enormi “faraglioni” e la luna piena a dare chiarore come fosse un riflettore ben piazzato giocava facile la sua bravura d’attore impossessandosi dei personaggi di Cesare, di Marcantonio, di Cassio e di Bruto raccontati da Shakespeare con geniali intuizioni nel suo “Giulio Cesare”, per restituirli al pubblico in nuovo racconto, “Le Idi di Marzo – frammenti dal Giulio Cesare di William Shakespeare”, invenzione per attore solo in forma di recital che ha tenuto con il fiato sospeso il suo pubblico.

Ed in raffinato percorso nella suggestione severa del Chiostro Piccolo della Certosa Pino Micol dalla voce sublime, accompagnato al violoncello da Simonpietro Cussino, ha reso omaggio a Dante Alighieri recitandone i versi ne “L’amor che move il sole e le altre stelle”. Mentre Monica Guerritore ha scelto l’altezza vertiginosa della Terrazza dell’Hotel Caesar Augustus ad Anacapri per raccontare in “Notturno caprese”, novità italiana di Luciano Giannini, la sua struggente storia d’amore, e Gabriele Lavia ai Giardini della flora caprense ha avuto per noi l’incanto del tempo sospeso delle favole che Oscar Wilde scrisse per i suoi figli bambini.

Ma bisognerà dare conto della più singolare giornata costruita in differenti percorsi e suggestioni, con due appuntamenti d’eccezione, il concerto che Fiorenza Calogero e Mario Maglione hanno tenuto dentro la Grotta azzurra e la “prima” di “Uomo e galantuomo” messa in scena nel silenzio della grande Certosa di San Giacomo da Armando Pugliese per rendere omaggio al suo autore, Eduardo De Filippo a cent’anni dalla sua prima rappresentazione. Stupore nell’azzurro della grotta, una ventina di barche con il loro equipaggio e la voce di Mario Maglione e Fiorenza Calogero a riempire l’antica dimora che Tiberio volle “ninfeo” che si dice fu abitata da diavoli, che illustri stranieri “scoprirono” nelle pieghe della roccia inaccessibile, e che ora, per una volta, è teatro accogliente per canzoni d’amore. “Marenariello”, “Surdato ‘nnammurato”, “Era de maggio”, con l’acqua più azzurra che esista che fa rimbalzare le note e le voci. Si cantano in coro i ritornelli famosi, ci si guarda con occhi lucenti, si pensa ad un sogno. È l’incanto delle sirene che si ripete per noi spettatori mentre fuori il sole è ancora alto.

Si aspetta la notte e si percorre la strada in discesa che porta all’antico convento, un palcoscenico nel chiostro sarà casa di attori ispirati a ripetere gesti e parole di predilezione orchestrati da Armando Pugliese con devota fedeltà alla sua e nostra memoria. Niente di nuovo si dirà, e non è poco. Ci sono i tempi sicuri del grande Eduardo a scandire battute, c’è il divertimento di una “lezione” non dimenticata, ci sono gli attori Geppy Gleijeses, Lorenzo Gleijeses, Ernesto Mahieux, Antonella Cioli, Gino Curcione, Ciro Capano cresciuti alla scuola di una città che del teatro ha fatto scienza d’intuizioni e architetture ardite. Storia intricata che il giovane autore titolò “Fatto il guaio riparerò”, causando il trambusto in famiglia Scarpetta tanto da decidere di cambiare il nome in un più rassicurante “Uomo e galantuomo”. In sussulti d’invenzioni e ricordi di vita miserabile che diventano testimonianza di prima mano di un lavoro ancora eroico. Il primo tempo con la celeberrima “scena delle prove” arrangiata in una stanza d’albergo è irresistibile, Geppy Gleijeses/De Filippo è un godimento di tempi e risorse, Antonella Cioli è sapienza sicura, Gino Curcione è una gioia d’insipido scimunimento protervo, Lorenzo Gleijeses è campione di stupita sbruffoneria. A Ernesto Mahieux, Roberta Lucca, Irene Grasso, Gregorio Maria De Paola, Salvatore Felaco, Brunella De Feudis il merito di completare una distribuzione attenta per il racconto comicissimo e velato di malinconici ricordi del gruppo di attori affamati di successo e di cibo.

Pubblico divertito insomma ed applausi durante e a fine spettacolo. Lo vedremo in stagione nei teatri italiani, a Firenze, a Milano, al Quirino, casa romana di Gleijeses, e poi in giro ché di Eduardo e di chi lo mette in scena non ci si stanca mai. A Capri, finito il Festival, rimane il sapore di tanto teatro, della memoria dedicata a Raffaele La Capria, della serata dedicata a Pino Daniele, della musica che ballavamo negli anni 60, del pianoforte di Julian Lawrence Gargiulo con il suo Beethoven, del piacere e della sorpresa per aver incontrato le Sirene, invitate da Geppy Gleijeses con il loro canto incantatore.

Share

Comments are closed.