Cinema, Recensioni Film, SOS CINEMA — 14/11/2022 at 11:02

Brado, una storia di padre ribelle

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RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA Esegesi del film BRADO di Kim Rossi Stuart – Bellissimo. Tra il miglior Clint Eastwood e “Charley Thompson” di Andrew Haigh , un racconto di formazione preciso, crudele, mai edulcorato anche nei suoi passaggi più tormentati. Un padre ribelle che si è rifugiato in un ranch-maneggio per fuggire dal mondo che non sopporta, dalle donne che non capisce, dalla vita che richiede compromessi, ritrova dopo anni il figlio che ‘tiro su’ da solo in quel luogo selvaggio . Renato un uomo maturo ormai allo sbando esistenziale, Tommaso suo figlio responsabile e autonomo(lavora come edile “volante” sui grattacieli ).

Il figlio aiuterà per l’ultima volta il padre a domare un cavallo ribelle, per portarlo in gara. Nel breve periodo insieme riaffioreranno tutti i fantasmi di un rapporto padre figlio difficilissimo, tormentato dell’onnipotenza di un padre rimasto bambino,che però insieme a tanto dolore diede al figlio anche un senso di libertà e di forza attraverso prove scioccanti e dolorosissime. Kim Rossi Stuart con Massimo Gaudioso ha sceneggiato-benissimo- il suo racconto “La lotta” parte del suo libro “Le guarigioni” e ne ha tratto un film meraviglioso, a caldo quello che forse personalmente ho finora preferito in questa annata.

Uno di quei film capace di prendere strade scomode,quali il contatto col male,con l’ombra, incarnato paradossalmente da un padre puro,così puro da non aver elaborato la negatività e l’imperfezione della vita. Al punto da volerle rimuovere, decidendo della vita e della morte degli altri(la morte degli animali feriti o non desiderati ha qualcosa di tragicamente terribile, quasi da tragedia Greca). Nella forma compiutissima di un moderno western psicologico e metropolitano (ma le città si intravedono soltanto e non si fanno riconoscere) siamo in una terra di confine selvaggia fra il bene e il male, quella zona intermedia dove si cresce ,si sceglie, si elabora la vita e la psiche. E il rapporto padre figlio, descritto, scritto e interpretato in modo titanico, sofferto e a tratti anche dolce dallo stesso Kim Rossi Stuart affiancato dal giovanissimo Saul Nanni-entrambi di una bravura superlativa- assume attraverso la metafora della forza e della fragilità del cavallo qualcosa di archetipico.

La fotografia di Matteo Cocco trasforma ogni inquadratura ,sempre pensata e significante, in elegia. Potremmo essere ovunque, in Italia in America non importa,perché siamo sempre nei luoghi dell’anima. In un film potente e sensibile sul maschile, il femminile è sfaccettato e molto interessante nei personaggi interpretati molto in parte dalle bravissime Barbora Bobulova (l’ex moglie) Federica Pocaterra (la sorella di Tommaso),Viola Sofia Vetti e Alma Noce (i due volti dell’amore di Tommaso, solido uno, immaturo l’altro). Film adulto, psicologico e psicanalitico, totalmente cinematografico per i suoi omaggi a un genere-il western- rivisitato con assoluta consapevolezza e modernità.

Meritava Cannes e Venezia,dove forse avrebbe portato all’Italia un premio, a dispetto di tanto cinema italiano d’autore vecchio e supponente. La più grande sorpresa di quest’anno, da vedere solo sugli immensi schermi dei Cinema e nelle loro sale buie , ma luminose come i sogni l’anima e l’inconscio. POLITEAMA e UCI Piacenza,ANTEO Milano .

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