Recensioni — 24/05/2025 at 18:47

Peter Handke svelato nei meandri di una narrazione frammentata tra il passato e il presente

di
Share

RUMOR(S)CENA – PADOVA – È fluido e inafferrabile, eppure coinvolgente Ancora tempesta, il testo teatrale di Peter Handke che prende il titolo dalla famosa didascalia del terzo atto di Re Lear, “still storm”. Composto nel 2010 dall’autore austriaco, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 2019, intreccia Autobiografia e Storia in una drammaturgia che disattende le linee guida canoniche della scrittura teatrale moderna, avendo all’interno dei dialoghi, in una sorta di richiamo al teatro greco antico, le didascalie per attori e scene. La sfida di allestirlo l’ha raccolta Fabrizio Sinisi (la prima dello spettacolo è andata in scena al Teatro Goldoni di Venezia il 9 maggio scorso)  nell’ambito di un progetto del Teatro Stabile del Veneto-Teatro Nazionale articolato in altre due iniziative: il convegno Peter Handke, tra letteratura e teatro: un caso europeo, che si è tenuto il 7 maggio scorso all’Auditorium Santa Margherita a Venezia in collaborazione con Ca’ Foscari, e lo spettacolo Insulti al pubblico, sempre per la regia di Fabrizio Arcuri, con debutto il 14 luglio prossimo al Teatro Verdi di Padova.

L’autore mette in scena sé stesso in un ideale colloquio con i suoi antenati ritratti in età giovanile: i nonni, la madre giovanissima, due zii caduti al fronte e uno che si è dato alla macchia per combattere i nazisti. Il contesto storico è quello della lotta dei partigiani sloveni contro l’occupazione nazista della Carinzia. Handke, nato nella valle del Jaunfeld nel sud dell’Austria sul confine sloveno da una donna slovena e da un soldato tedesco della Wermacht, porta nel suo DNA il marchio di questa guerra.

Il racconto è articolato in cinque dialoghi su cui è intervenuto il lavoro drammaturgico di Fabrizio Sinisi che asciuga la corrente dei ricordi e degli stati d’animo del protagonista accompagnando lo spettatore nei meandri di una narrazione di per sé frammentata e che procede attraversando sprazzi del passato intrecciati con l’oggi.

La vicenda personale dell’io presente sulla scena, sul quale grava anche il peso del suicidio della madre ancora giovane, si fa emblema di temi universali legati ai conflitti etnici, al dolore dei popoli e dei singoli individui, alla sopravvivenza attraverso la memoria. Filippo Dini nella parte dell’autore trova i toni giusti per veicolare senza retorica sentimenti ed emozioni passati ai raggi X dell’introspezione psicologica in una costante interazione con i personaggi interpretati da Margherita Mannino, nella doppia parte della nonna e della madre di Handke, Simone Pedini, Jessica Sedda, Michele Guidi, Isacco Bugatti, Tommaso Russi, vestiti da popolani dell’epoca con i costumi di Sonia Marianni.

La scena ideata da Daniele Spanò divide in due lo spazio: una zona rurale rocciosa, ora ridotta in macerie, sulla quale svetta un albero di mele, luogo della saga famigliare, e l’interno privo di pareti abitato dall’io. Al centro, una telecamera riprende e proietta su uno schermo di fondo i volti e le azioni dei protagonisti. Dagli anfratti delle rocce, all’inizio dello spettacolo, un cane addestrato ai salvataggi e guidato dal suo preparatore che avanza attraverso la platea illuminandola con una torcia, emergono i corpi degli avi, che prendono vita ripercorrendo gli eventi di cui sono stati protagonisti. Il gioco di luci disegnato da Giulia Pastore e le tracce sonore di Giulio Ragno Favero creano ambienti e suggestioni.

In un clima surreale, che però ha tutta la forza dei fatti realmente accaduti, scorre un flusso di pensieri ed emozioni, quelli degli antenati e quelli dell’io, che si succedono e si accavallano senza un ordine cronologico: un insieme magmatico portatore di senso, nel quale occorre scrutare con gli occhi del cuore più che con la mente.

Visto il 14 maggio 2025 al Teatro Verdi di Padova

Ancora tempesta di Peter Handke
dramaturg Fabrizio Sinisi
regia Fabrizio Arcuri
con in ordine di apparizione Filippo Dini, Margherita Mannino, Simone Pedini, Jessica Sedda, Michele Guidi, Isacco Bugatti, Tommaso Russi
scene Daniele Spanò
costumi Sonia Marianni
luci Giulia Pastore
ambientazioni sonore Giulio Ragno Favero
assistente alla regia Sonia Soro
produzione TSV – Teatro Nazionale
copyright Suhrkamp Verlag AG Berlin
per intermediazione di Agenzia Danesi Tolnay
si ringrazia Black Dogs Cinofilia per la partecipazione di Chabal e di Luigi Mantovan
lo spettacolo si inserisce nel progetto della Compagnia Giovani, parte dell’Accordo di Programma tra Regione Veneto e Teatro Stabile del Veneto per la realizzazione del Progetto Te.S.eO. Veneto – Teatro Scuola e Occupazione (DGR n. 1646 del 19 dicembre 2022).

Share
Tags

Comments are closed.