RUMOR(S)CENA – PRATO- Cosa fare (e/o non fare) per esorcizzare la morte di una persona cara, in questo caso la propria compagna di una vita. In teatro si può dire e fare, tutto perché tutto è possibile nella magia delle possibilità narrative e d’invenzione artistica. Perché non è tanto cosa ci succede di drammatico, di imprevedibile, di tragico, ma quanto e come siamo in grado di re-agire a questi eventi a cui tutti siamo suscettibili, attori e interpreti nella vita reale, a confrontarci col principio di realtà, direbbe Freud.

Il teatro, un certo tipo di teatro che non è intrattenimento, ha più a che vedere con la filosofia che con l’arte in senso generico. Questo uno degli insegnamenti di un maestro professore di teatro dell’Università di Pisa Fernando Mastropasqua. In questo nuovo lavoro di Babilonia Teatri (Premio UBU 2011), che ci hanno abituato a scandagliare anfratti bui della contemporaneità (uno per tutti il lavoro Pinocchio -Il Paese dei balocchi Casa dei risvegli Amici di Luca con in scena tre persone, uscite dal coma in percorso teatro-terapeutico, 2012), tabu dei tabu, specie in questa contemporaneità dove tutto deve essere: bello giovane ricco cinico smart figo. In piena era Trump e rigurgiti di berlusconismi.

Il manifesto dello spettacolo vede Valeria Raimondi per strada in cammino in zone di campagna. Sarà un non luogo del lombardo-veneto o altre zone terrestri campestri rupestri l’Emilia, una valigia firmata Topolino con Enrico Castellani dietro a lei con maglietta e jeans. Sulla maglietta un logo: Freedom e lui che salta su se stesso. Da dove si scappa? Dalla morte? Dal viaggio della vita? Si scade nella rimozione della morte, ci si trovi ad affrontarla muso a muso. Però si potrebbe affrontarla con la magia. Tipo: esiste? Non esiste la magia.

E questo è un paradosso logico. Per questo viaggio da miracolati in vita, Babilonia ha scelto una drammaturgia e una presenza scenica di un noto illusionista, che ha girato i 5 continenti. un mago insomma: Francesco Scimemi che della sua arte ha fatto un lavoro anzi una professione riconosciuta a livello internazionale. Un sottotesto dove la compagna di una vita, muore per un tumore di soli, si fa per dire 8 millimetri che l’affabulatore Scimemi, che occupa per un’ora l’intera scena con i servi di scena Raimondi e Castellani che lo supportano nell’auto-narrazione (anche monologanti in loop), fa da contro sipario ad azioni sceniche dove il mago Scimemi fa apparire e scomparire la sua compagna: un’iconica Emanuela Villagrossi esile, esangue come l’abbiamo sempre conosciuta di rosso vestita come il ricordo erotico, la sua figura, il suo vestito rosso della compagna che non c’è più.

Francesco Scimemi ci accoglie in sala regalandoci 4 carte. Le francesi E poi? poi Abracadabra ossia: che cosa sta succedendo? le carte si sono confuse, scomposte, il mago ci guida nel suo percorso interno-esterno e ce le fa strappare. Come il puzzle della vita che compone e scompone a volte tragicamente e contro ogni logica razionale le relazioni fondamentali strappando le persone fisiche alla vita di sempre. Il clown-prestidigitatore vorrebbe far tornare a lui e al mondo della e con la sua compagna. Ma questo è assolutamente impossibile. Perché la realtà supera ogni fantasia. Esorcizzare, applicare in scena l’esercizio della elaborazione del lutto. Ci entra anche una riflessione (?) nello psicodramma di Abracadabra dello psicoanalista Recalcati: le stelle rimandano luci dopo che sono morte per millenni. Quali nostri millenni? I nostri pochi anni di essere al mondo in quanto umani?

Non quelle delle stelle o magari pure anche stelle comete, decisamente più durature nella loro scia fintamente luminosa e pseudo romantiche o semplicemente delle nuove scoperte della fisica sullo spazio-quantico delle nove dimensioni della realtà che, forse, segna nelle frontiere della fisica quantistica il nostro passaggio. E questo pensiero filosofico lacaniano può consolare una perdita esistenziale unica e forse mai sostituibile in un mondo della riproducibilità tecnica e della adolescenziale sostituzione di un corpo-donna (o uomo) con un altro? davvero interessante il lavoro di Babilonia con un attore-non attore come Scimemi, abituato al palcoscenico dove taglia letteralmente a fette nel gioco funambolico, la sua compagna in scena la bravissima Emanuela Villagrossi corpo evanescente puro, nel gioco illusionistico della scatola che conosciamo fin dagli anni Settanta in Tv e sagre di paese. Compagna che poi ricompare.
Dove lui piange, però per finta (forse), mentre si ustiona dentro, con un dispositivo di lacrime che schizzano accompagnato fino in platea dove scende dal palco insieme con la coppia che lo sostiene, i Babilonia, sia in palco che in platea. E questa è una modalità teatrale e anche molto psicoanalitica magari in stanza di analisi, di reazione ad un lutto. Ci sono altri modi e mondi di affrontare e da vivi l’osceno della morte. Non in palco e anche in palco. Le morti quelle violente e shakesperiane, per esempio.

O le ispirate da tragedie greche. O alla Moliere. Perché la morte è sempre oscena. Di per sé o come per le circostanze, che accade e magari non per vecchiezza. O quella che accade per malattie magari fulminee. Bisogna affrontarla o in senso comico o tragico. Qualcuno in platea se n’è andato prima della fine dello spettacolo. Di fatto la morte è l’unica delle possibilità per cui tutte le altre sono tutte possibili (Heidegger) e rimuoverla è un atto umanissimo. In questo Abracadabra dove anche la scelta dei brani musicali ricorda in toto una vicenda intimistica, quella della coppia Scimemi con la sua compagna, il registro volta verso la reminescenza surreale patetica, delicata, con la playlist, probabile colonna sonora della coppia, da Ivano Fossati Bella non ho mica vent’anni e per finire con David Bowie in Lazarus, sua ultima ricerca e lascito testamentario ora ripreso da Manuel Agnelli che sarà in concerto alla Pergola a Firenze fra pochi giorni
In questi ultimi pochissimi anni un progetto del MET curato da Elisa Sirianni e Mario Biagini: Da vivi. Il miracolo della finitezza con la partecipazione attiva di medici, attori, persone di Prato e spostato anche a Pontedera Teatro Era, sembra essere un epitome di questa ricerca E come da indicazione poetica sancita in programma Abracadabra: Nascere è una magia. Morire anche. La morte è la sparizione per antonomasia. È la magia più grande: sparire per sempre
Babilonia Teatri con Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Francesco Scimemi, Emanuela Villagrossi, scene e costumi di Babilonia Teatri. Produzione Teatro Metastasio di Prato. Prima assoluta
Visto a Prato Teatro Metastasio il 13 aprile 2025