Teatro, Teatrorecensione — 18/09/2013 at 16:55

“Re Lear”, ovvero il potere in un mondo truculento

di
Share

Re Lear” di Shakespeare, è definita dal regista Daniele Salvo «un’analisi puntualissima del Potere e dei suoi effetti sulla psiche umana», in quanto «la lente deformante dell’ego e del dominio acceca gli occhi del sovrano e del politico e lo spinge al più totale isolamento affettivo», ha debuttato il 12 settembre scorso al Silvano Toti Globe Theatre di Roma.

Il testo, ben noto, è uno dei più riusciti del bardo inglese, sia per l’aspetto strutturale – ben studiato ed equilibrato – , sia per i toni dal sapore fiabesco con cui si apre l’opera, evocando racconti e leggende su padri e figli presenti in ogni parte del mondo, uniti alla truculenza di un mondo nel quale autorità e valori crollano dietro torture e omicidi.

Quelle di Lear, un magistrale Graziano Piazza e Gloucester, interpretato dall’altrettanto bravo Francesco Biscione, sono storie parallele ed intrecciate tra loro ed è come se il conte fosse un alter ego del sovrano. Il re si ritrova privo del regno, lasciato a due delle tre figlie, e dell’amore che queste dovrebbero dargli. Solo la terza rispetta la sua autorità… ma egli se ne accorge troppo tardi. Al suo fianco c’è il tenero ed arguto Fool (Selene Gandini), che a dispetto del nome, è forse il personaggio più razionale. Un po’ più distante rimane il fedele conte di Kent (Elio D’Alessandro). Oswald (Giuliano Scarpinato), invece, va a servire la malvagia Goneril (Marcella Favilla) la quale, con la sorella Regan (Silvia Pietta) ed i rispettivi mariti Simone Ciampi – duca di Albany – e Marco Bonadei – duca di Cornovaglia, riduce le scorte paterne. Edmund  interpretato da Marco Imparato odioso, spregevole e machiavellico figlio illegittimo di Gloucester è il loro amante e tradisce il padre che vuole aiutare Lear.

Gloucester, accecato e in punto di morte, scopre che il mendicante pazzo che si è preso cura di lui in realtà è Edgar  , ruolo ricoperto da Pasquale Di Filippo, suo figlio naturale, nascostosi in seguito a una calunnia del fratellastro. Lear, invece, non vede a livello metaforico e muore dopo aver riacquistato la vista/senno “perdonando” la figlia buona, Cordelia , Mimosa Campironi, e la vendica uccidendo il carnefice. Edgar e Cordelia aiutano i rispettivi genitori in scene tanto tenere quanto grottesche: il primo riduce il tentato suicidio del padre dalla scogliera di Dover ad una misera farsa, la seconda, col marito re di Francia , l’attore Alessio Genchi – poi anche nel ruolo del medico che cura Re Lear, organizza un esercito per combattere le sorelle. La corte, il Fool, le liti di Lear con le figlie, la finta pazzia di Edgar e la cattiveria di Edmund, il litigio tra Goneril e Regan per il possesso, evidentemente sessuale, del fido Edmund, l’insaziabile desiderio (e potere) erotico di Goneril su Edmund e Oswald, i monologhi sulla natura di Gloucester (come premonizione), Edmund (come critica razionale al mondo dei padri) e Lear (come invocazione), sono personaggi e scene di un mondo crudele, doloroso e truculento.

Daniele Salvo con «attori giovani», ma sempre bravi, nel ruolo ed in equilibrio con i ben più noti Graziano Piazza e Francesco Biscione, crea tre ore di spettacolo poetico, intenso e vigoroso, pieno di energia. Antonio Bertusi collabora per i movimenti scenici, le essenziali scenografie sono di Fabiola Di Marco, i costumi di Silvia Aymonino, le musiche di Marco Podda, le immagini video-proiettate a cura di Indyca e le luci di Umile Vainieri.

Le repliche, in programma fino al 22 settembre, chiudono la stagione del decennale del teatro.

Visto al Silvano Toti Globe Theatre di Roma il 12 settembre 2013

Share

Comments are closed.