RUMOR(S)CENA – MILANO – Prima di tutto congratulazioni al Teatro Menotti che nel luglio appena passato ha ricevuto il riconoscimento di “Teatro della Città, di Rilevante Interesse Culturale” assegnato dal Ministero della Cultura a soli altri 20 teatri del paese. Il Vetro della Clessidra dunque. Come l’oggetto del titolo, le tre letture estratte da testi di Claudio Magris, parlano del tempo. Di uomini che sono stati, che sono, che invece non allungano più molto lo sguardo sul futuro. Nelle narrazioni schiette di Magris, il dramma del tempo andato, di un presente poco esaltante e di un futuro non molto desiderabile, sono chiare nella mente o addirittura nelle parole aperte dei protagonisti, tanto quanto è palese l’inesorabile caduta della sabbia attraverso la trasparenza del vetro della clessidra; clessidra che, per altro, è praticamente l’unico oggetto di scena presente su un palco sgombro d’orpelli: una sedia e uno sgabello per Alessandro Boni, un cono di luce sulla violoncellista che lo accompagna, alle spalle dei due l’unico elemento spettacolare, ma comunque a due dimensioni, ovvero le grandi proiezioni di un orizzonte marino, nuvole, una partitura, la stessa clessidra ingigantita e sgranata. E nient’altro.

Così, Alessandro Boni e la musicista Chiara Trentin, devono cavarsela senza grandi ausili che non la loro maestria. Ci riescono? Direi di si. Lei suona bene un bel tema, per un breve tratto, entrando anche nel racconto, lui fa qualcosa di più che leggere: intona, si ispira ma con misura, incarna i personaggi dando ad ognuno un timbro e una verve diversa nei discorsi diretti, mentre torna “se stesso” nelle parti descrittive. Casomai si aiuta un po’ troppo con la mimica: il testo e la recitazione già basterebbero, mentre i gesti abbondano e diventano “gesticoli”…

Il grande -e piccolo- schermo fanno incursione come un po’ ci si aspetta da un attore trasversale tra cinema, televisione e palcoscenico, nonché da un pubblico numeroso (la grande sala del Menotti è praticamente sold out tra cui non tutti, inevitabilmente, sono assidui del teatro: Alessandro Boni usa il microfono che non dovrebbe servire su un proscenio e, qualche volta, dalla platea, s’involano stormi di applausi a caso.
II vetro della clessidra visto l’11 ottobre 2025 al Teatro Menotti di Milano




