RUMOR(S)CENA – MILANO – Danza, cinema, teatro, letteratura, sono i quattro linguaggi che si intrecciano nella nuova creazione della coreografa Susanna Beltrami, fondatrice di DanceHaus, polo milanese per la formazione e la ricerca coreografica.Lo spettacolo è andato in scena in prima nazionale al Teatro Elfo Puccini nell’ambito del Festival Milano Oltre, che per l’edizione 2025 ha scelto il titolo Bodies in Between per esplorare una relazione viva fatta di corpi, gesti e visioni, ospitando dal 23 settembre al 19 ottobre oltre 50 eventi tra spettacoli dal vivo, conferenze danzate e workshop.
Di corpi che si incontrano in una relazione trasgressiva, passionale ed erotica che trascende la routine quotidiana di una famiglia apparentemente tranquilla, si parla proprio ne “Il danno” della Beltrami, la quale si ispira alle pagine del romanzo di Josephine Hart “Damage”, reso celebre dall’adattamento cinematografico del 1992 realizzato dal regista Louis Malle e interpretato da Jeremy Irons e Juliette Binoche, recentemente ripreso anche da Netflix con una nuova versione uscita nel 2023 in quattro puntate con il titolo “Obsession”.

La scelta registica di Susanna Beltrami è quella di creare una continua sovrapposizione tra vere e proprie scene cinematografiche girate in location esterne, tra cui anche le città di Londra e Parigi, dove i danzatori diventano attori di sé stessi interpretando alcuni dei momenti più topici del romanzo, con coreografie eseguite dal vivo in cui la danza si sostituisce al linguaggio cinematografico. A frapporsi tra lo spettatore e gli interpreti, uno schermo trasparente dietro il quale si vedono sempre i protagonisti in carne e ossa, sul quale di volta in volta vengono proiettate frasi tratte dal testo letterario, oppure le sequenze di cinema. La storia è molto intricata e per questo la regista decide di asciugare il testo letterario eliminando altri personaggi, come quello della moglie di lui o del fratello di lei, facendo quindi riferimento solo ad alcune situazioni raccontate nel romanzo, per concentrare il suo focus creativo sul triangolo amoroso composta dal protagonista Stefhan, il figlio di lui Martin e Anna la sua fidanzata.

Il protagonista de “Il danno” è infatti Stephen Fleming, che nel romanzo è l’io narrante, un medico e politico britannico di mezza età che perde la testa per la giovane e seducente fidanzata del figlio, Anna, con la quale intraprende una torbida relazione che porterà alla rovina della famiglia e alla tragica morte del figlio. Martin, infatti, dopo averli scoperti in appassionati amplessi in un appartamento clandestino, indietreggiando davanti alla porta d’entrata alla vista della incredibile scena, arretrando incredulo verso la ringhiera, precipiterà nella tromba delle scale morendo tragicamente.

Per questa creazione Susanna Beltrami ha deciso di scegliere due straordinari interpreti del Teatro alla Scala: Emanuela Montanari, già solista scaligera dalla profonda capacità attoriale e interpretativa e dalla carriera costellata di splendidi ruoli, indimenticabili le sue Giselle, Manon, Tatiana e Marguerite, e Antonino Sutera, primo ballerino del Teatro alla Scala, ora anche maître, che con Montanari ha condiviso diverse volte il palco, come nel Roméo e Juliette di Sasha Waltz. Entrambi danno una grande prova di teatro e di danza come anche il giovane e ottimo Nicolò Brizzi, proveniente dalla Accademia di Susanna Beltrami, nel ruolo del figlio.

All’inizio dello spettacolo vediamo le immagini dei protagonisti, proiettate sullo schermo come delle enormi gigantografie in bianco e nero. Lui con un’elegante giacca in tweed, lei dalla raffinata eleganza, il giovane dal look più sbarazzino. Appaiono uno accanto all’altro, come se non si conoscessero, scambiandosi a tratti sguardi enigmatici, come a presagire qualcosa di ineluttabile. Dietro il sipario trasparente compare un uomo dall’aspetto scomposto è lui completamente cambiato, i capelli lunghi e disordinati, addosso un cappotto sdrucito, lascia cadere una borsa sul pavimento. Sembra essere già segnato dalla tragedia accaduta. Antonino Sutera entra sin dall’inizio nel personaggio mostrando il tormento e il senso di colpa per la morte del figlio, con grande intensità espressiva. La figura del figlio comparirà spesso in scena, come un fantasma che lo accompagnerà dall’inizio alla fine, sino a danzare con lui una sorta di danza macabra.

Sia Antonino Sutera che Nicolò Brizzi all’inizio interagiscono per tutto il tempo danzando come imprigionati fra due sbarre (simili a quelle che si trovano nelle sale di danza per compiere gli esercizi) allineate una vicina all’altra, vi si dondolano appesi con gambe o braccia, si arrampicano, compiono evoluzioni quasi ginniche, come se non riuscissero a staccarsi da queste. Sono le loro due vite che scorrono parallelamente e che alla fine non si incontreranno più. Come può un padre non rendersi conto che intraprendendo una relazione sessuale con la fidanzata del figlio, la cosa non potrà che finire male? Eppure, l’amore reciproco è un sentimento continuamente presente nella pièce, ma sembra essere offuscato dalla insana passione senza controllo che il protagonista nutre per la nuora, come se ci fosse uno sdoppiamento della personalità. Particolarmente efficace è la scena in cui il figlio prende in braccio il padre avanzando lentamente verso il pubblico, nella posizione che ricorda quella della Pietà di Michelangelo, in versione al maschile.
Poi l’atmosfera cambia completamente. Si passa alla scena della seduzione, ovvero al momento in cui il protagonista incontra Anna ad una festa. Qui Emanuela Montanari, danza sulle punte un accattivante ballo della seduzione su un pezzo remixato del celebre brano Toxic di Britney Spears, incarnando le vesti di una sorta di Messalina dei giorni nostri. La sua carica erotica porterà il protagonista a sentirsi del tutto soggiogato dal lei, senza possibilità di scampo. A sugellare questa incontrollabile dipendenza dalla donna, Susanna Beltrami ad un certo punto dello spettacolo, fa danzare alla coppia di amanti anche un seducente tango, eseguito con grande coinvolgimento degli interpreti.
Emanuela Montanari riesce ad interpretare sia come ballerina che come attrice con grande intensità e bravura, la freddezza calcolatrice di questa donna. Pur amando contemporaneamente due uomini in modo diverso, uno è il sesso sfrenato l’altro e l’amore puro che le dà pace e sicurezza, nasconde dentro di sé un grande tormento interiore, oltre al dolore di aver causato il suicidio del fratello. Antonino Sutera rappresenta con straordinaria intensità emotiva il conflitto psicologico del suo personaggio, trovando un perfetto equilibrio tra capacità tecnica ed espressiva. Nicolò Brizzi, riesce invece a creare un personaggio che, dall’ingenuità dell’amore provato per entrambi gli altri due protagonisti, si trasforma in una sorta di fantasma del palcoscenico o angelo della morte, con una modernità gestuale tipica della nuova generazione di danzatori, di grande impatto. Ad un certo punto lo vedremo in scena osservare un manichino vestito esattamente come lui, come una sorta di presagio del personaggio stesso che si sente appunto come un manichino, privo di volto, senza identità e senza anima, perché rubata dalle due persone che amava di più: il padre e la sua fidanzata. Infatti, sarà quello stesso manichino che nel finale, appeso ad una corda, roteando su sé stesso, si schianterà sul palcoscenico, simulando la sua morte, mentre il padre si getterà su di lui nel tentativo di soccorrerlo.
Visto al Teatro Elfo Puccini l’8 ottobre 2025




