RUMOR(S)CENA – MILANO – Quello messo in scena con Chroniques dalla compagnia belga Peeping Tom non è un dramma, è il dramma. Infatti non è necessaria alcuna premessa: non si scomoda nessun preambolo distopico, bensì la messinscena comincia in medias res e questo gruppetto di miserabili è già in trappola in una caverna buia e fumosa. Subito è chiaro che non hanno nessuna forma di empatia uno per l’altro, tentano di liberarsi, ognuno per se: uno più forzuto tenta di smuovere massi ciclopici, un altro agogna a uno spiraglio di luce, uno sperimenta pozioni, l’altro si dibatte come una fiera in gabbia, l’altro ancora si sfoga infierendo su i compagni sciagurati. Si: i costumi medievaleggiano, ma l’epoca è indifferente, tant’è che, a turno, tutti indossano abiti impiegatizi e così non c’è scampo nella fantasia del pubblico: parlano proprio di noi, di tutti noi, qui, sta sera. E domani in ufficio.

E non c’è un cattivo da detestare: sono tutti abominevoli, resi isterici dalla cattività, si riducono sempre più bestialmente fino a essere cenciosi, ricoperti di sangue e liquami. La prigionia (che pure non sembra ad opera di un tiranno, bensì di loro stessi, metafora del genere umano) li brutalizza, fino al punto che perdono anche il linguaggio, finendo per borbottare in un grammelot senza significato. Sono succubi soprattutto di se stessi: l’uno in balia della sua mano fuori controllo, l’altro di una smania violenta, uno invasato tra alambicchi e ampolle, uno finisce irrigidito in una posa meditativa e diventa solo più un oggetto di scena. Contorcimenti e acrobazie convulse rendono la disumanità spettacolare. Per un attimo, sul finale, un pezzo di Presley da una speranza romantica, ma è subito palese che è solo un epilogo straniante.

Eppure, per noi che guardiamo, c’è scampo: riceviamo la bellezza, se pur spaventosa, dello spettacolo e la bravura degli artisti. Che per chi, come me, vede nell’arte la salvezza del mondo, è tutto. Tre chiamate alla ribalta dopo il buio in sala di cui nessuna di troppo.
Visto l’8 ottobre al Teatro della Triennale di Milano




