RUMOR(S)CENA – MILANO – Al Teatro della Contraddizione di Milano è andato in scena Trash Test di e con Andrea Cosentino; un “quasi” debutto in cui l’attore performer porta su palco, in chiave ironico-riflessiva, il (fallimentare) tentativo dell’AI di produrre materiali comici e teatrabili. Non un vero spettacolo – ad essere sinceri – bensì un happening – come precisa lo stesso protagonista – dinamico, imprevedibile, negoziato con il pubblico e con il dispositivo tecnologico di ultima generazione (ChatGPT) cui si chiede, in differenti forme e con differenti espedienti di produrre tranci di scene, dialoghi e trame, per metterne alla prova, in presa diretta, l’(in)efficacia comica e drammaturgica.
Un happening clownesco e partecipativo, comico e carnevalesco, il cui titolo è, al contempo, una velata dichiarazione di intenti, utile a collocare l’happening in questione nella sua cornice interpretativa. Il ‘crash test’, infatti – cui il titolo rimanda – è un test eseguito sulle autovetture per valutarne il livello di sicurezza e la pericolosità in caso di impatto. Ecco che l’orizzonte ermeneutico in cui recepire lo spettacolo appare quindi improntato ad un implicito tecnoscetticismo ironico e canzonatorio, in cui l’intelligenza artificiale viene carnevalizzata con il preciso intento di esorcizzarne, in fondo, la spaventosa e inevitabile incombenza.

Un tentativo – quello di Cosentino – di fare i conti con il dispositivo, prima che il dispositivo faccia i conti con noi, di riacquisire, insomma, una forma di controllo su una tecnica apparentemente ed improvvisamente emancipata. Un gesto individuale e collettivo insieme, quindi, per liberarsi di quel senso di sopraffazione di fronte al prepotente proliferare di contenuti AI-generated in rete e – come ha dichiarato l’artista stesso in un’intervista a ARevoltMagazine – alla ‘pressoché infinita capacità di produzione testuale delle nuove tecnologie cibernetiche’.
Quanto alla performance, Trash Test è – nelle parole dello stesso interprete – un esempio di teatro che ‘non fa testo’, perché i testi gioca a disfarli tramite una sottile operazione di ‘riaffermazione della priorità del performativo sul letterario’. Una scelta, questa, coerente con lo stile drammaturgico che ha, nel tempo, fatto dell’improvvisazione un suo marchio di fabbrica. Non c’è copione, dunque, e il gusto comico dell’esibizione emerge a pieno proprio nell’imprevedibilità dell’interazione e all’interno di un esilarante e serrato dialogo in diretta tra uomo e macchina.
Sembra così aver acutamente intuito e imbrigliato a scopo comico-drammaturgico il potenziale improvvisativo e attoriale dell’intelligenza artificiale. È questo forse il grande gesto cultural-teatrale che compie in Trash Test: portare l’AI a teatro e non viceversa. Adattare cioè il dispositivo alle sue esigenze drammaturgiche, al suo stile, piegare la macchina alla sua concezione di teatro, al suo modo di stare sul palco e di impostare lo show, al suo fare eclettico in un un’operazione meta-teatrale di scrittura per la scena sulla scena che non risulta mai manieristica, bensì azzeccatissima nella sua dirompente attualità. In questo modo, ancora una volta. Appare voler riaffermare a gran voce che il teatro – umano, digitale, tecnologico, multimediale che sia – è pur sempre qui ed ora, situato, radicato, irripetibile.

Nonostante l’happening risulti senza dubbio, determinato da questa imprevedibile ed aleatoria interazione con il dispositivo, è Andrea Cosentino, vero mattatore della serata, a tenere saldamente le redini dello show, a dirigerne e orientarne lo svolgimento, intessendo le trame di questo fitto dialogo con l’AI, guardata sempre con una ‘distanza boomer’ – come precisa lui stesso –e una non-familiarità che risultano immediatamente comiche. Ad essa attribuisce un nome e le fattezze di una vera e propria spalla comica (Peppì), svelandone così però, al contempo e fin dalla prima battuta, l’incapacità di padroneggiare umanissimi concetti quali il sarcasmo, l’ironia o il tempo comico – con un effetto ironico che evidentemente sfugge alla volontà (volontà?) dell’AI.
Volente o nolente, questa spalla comica artificiale, diventa essa stessa, suo malgrado, oggetto di scherno e di sarcasmo, di un divertimento che scaturisce precisamente dalle sue risposte asettiche e impersonali, forzatamente educate o inappropriatamente entusiaste nei confronti dell’interlocutore. Il bon ton esasperato, il disprezzo moralistico per il turpiloquio, l’asincronia degli interventi comici dell’AI, l’incapacità di comprendere e riprodurre il potenziale comico di una parlata dialettale, i continui cliché, i luoghi comuni tematici e linguistici privi di qualunque originalità, banali – tanto in ambito teatrale, quanto in ambito cinematografico, che pure indaga – politicamente corretti, retorici: sono questi i veri espedienti comici dello spettacolo , quelli che suscitano una genuina e spontanea risata e che emergono, senza sforzo, nel dialogo serrato con la macchina.
All’AI non rimane che essere comica suo malgrado, vittima della sua stessa ironia che le si ritorce contro, senza che se ne accorga. In un ribaltamento freudianamente impensabile, l’uncanny valley dell’AI si depotenzia, fino a diventare ironico oggetto di burla, ribadendo la valenza antropologica del gesto carnevalesco.
Al contempo, però, questa operazione ironico-sarcastica smonta in men che non si dica qualsiasi pretesa di artisticità del prodotto finito AI-generated. Il suo funzionamento statistico, infatti, fa sì che ChatGPT sia costitutivamente l’apoteosi del mainstream, dunque – nelle sue sapienti mani – un ottimo mezzo per smascherare i nostri di cliché. Le risposte dell’AI, nella loro banalità, altro non sono che l’imbarazzante specchio di ciò che noi siamo e del materiale con cui abbiamo nutrito il machine learning (non a caso lo spettacolo è intitolato Trash Test).

Eppure – va detto, soprattutto alla luce dei prolifici esperimenti teatrali messi in scena in ambito internazionale – nello show , ahimé, non emerge mai l’intento di sondare realmente – al di là della parodia e del sarcasmo – il potenziale creativo e le possibilità collaborative della macchina in ambito autoriale. È – per così dire – un test truccato quello di Cosentino, il cui risultato è previsto fin dal principio, in cui ciò che si trova non è altro che ciò che si è cercato. Un’occasione o un appuntamento per ora mancato quindi.
Nonostante ciò, la scelta appare, in fin dei conti, coerente e funzionale all’impianto più profondo e strutturale dello spettacolo, se consideriamo che, più radicalmente, Trash Test vuole essere una opportunità per ridicolizzare l’Ego autorale in senso ampio, messo oggigiorno realmente e concretamente in crisi dal potenziale creativo dell’AI. L’implicita critica in fondo si estende alla pretesa di chiunque, uomo o macchina che sia, di arrogarsi la paternità di un’opera, e dell’opera stessa di porsi al di fuori dei giochi linguistici di citazione e di rimando, detronizzando così, al contempo – come precisa lui stesso – la presunzione di ogni intelligenza, naturale o artificiale che sia, di ‘parlare, anziché di essere parlata’, vale a dire – in definitiva – le pretese di originalità di qualsiasi opera d’arte.
Ecco allora che Trash Test si rivela essere un happening che, oltre e al di là dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in scena (pur sempre una rarità nel panorama italiano), sembra vacillare alla vista del monstrum tecnologico. Alla base c’è anche l’interrogativo sul futuro del teatro e la velata fiducia nella convinzione che il fatto teatrale – ancora di più il teatro improvvisato come quello che ama Cosentino – chiami in causa qualcosa che accade qui ed ora, di intimamente umano, emotivo, ergo insostituibile e irriproducibile dalla macchina.
A dimostrazione di ciò, il bug di sistema, l’inceppo del meccanismo di risposta dell’AI, verificatasi all’improvviso durante l’esibizione live ha messo involontariamente, ma prolificamente in scena uno spettacolo nello spettacolo: l’imprevedibilità della macchina, fallibile, che mostra a sipario aperto il proprio limite, che lascia il comico da solo sul più bello, riaffermandosi strumento, proprio quando iniziava a sembrarci personaggio, sembra palesare allo spettatore che – al di là di tutto – lo show è ancora saldamente ed esclusivamente nelle mani dell’attore.
Visto al Teatro della Contraddizione di Milano il 25 aprile 2025