Danza — 05/06/2025 at 17:19

Koppelia Giardino 13 secondo Ariella Vidach, alla Fabbrica del Vapore

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RUMOR(S)CENA – MILANO – La storia di Coppelia, o la ragazza dagli occhi di smalto, è uno dei balletti più celebri del repertorio romantico, considerata una delle opere più celebri di Leo Delibes e basata su un racconto di E.T. A Hoffmann. Il personaggio principale, Swanilda, si sostituisce alla bambola meccanica chiamata Coppelia e creata dall’ eccentrico inventore Dottor Coppelius, per prendere in giro il suo fidanzato Franz e lo stesso inventore. Il personaggio della bambola ricorda altri automi  protagonisti dei racconti fantastici tedeschi dell’Ottocento.

Cosa ha fatto la coreografa Ariella Vidach? Ha calato questo celebre personaggio femminile del balletto romantico, in un contesto contemporaneo, mettendolo in rapporto persino con l’intelligenza artificiale. La coreografa e danzatrice di origine croata, dopo aver studiato con figure di spicco della danza postmoderna americana come Trisha Brown o Twyla Tharp, ha fondato alla fine degli anni Novanta a Milano insieme al videomaker Claudio Prati la Compagnia Ariella Vidach AiEP, nota per le sue performance multimediali che esplorano l’interazione tra corpo e tecnologia.

In questo nuovo lavoro intitolato Koppelia _ Giardino 13, andato in scena alla Fabbrica del Vapore di Milano nella nuova sede della compagnia, la ricerca della coreografa continua sempre sul piano del rapporto tra movimento del corpo e rapporto con il mondo virtuale. Ecco, dunque, che il vecchio stereotipo di Coppelia, bambola meccanica da sempre rappresentata con una chiavetta dietro la schiena che una volta girata la molla al suo interno trasmetteva energia facendole muovere le braccia, oppure le gambe e la testa, viene trasformato e calato nella dimensione contemporanea. Al punto tale da avere una sorta di “gemello digitale”, un alter ego che dalla vita reale entra in quello della rete.

All’inizio del balletto vediamo la nuova Koppelia, interpretata con grande energia e convinzione dalla giovane Sofia Casprini, dialogare con sé stessa alla ricerca di un flusso di movimenti continui che passano dal disegnare con il corpo linee o altre forme geometriche, per poi esplodere in un flusso circolare che passa dalla posizione verticale nello spazio, a quella orizzontale sul pavimento. La vediamo muoversi sullo sfondo di uno schermo sul quale si vedono proiettare innumerevoli puntini luminosi, che la fanno sembrare sospesa in un cielo stellato. Dopo un lungo assolo durante il quale la danzatrice sembra cercare una propria identità, entrano in scena due figure maschili che iniziano ad interagire con lei, prima attraverso movimenti “molli”, come se gli arti non avessero la capacità di sostenere il resto del corpo, oppure muovendosi come se lo scheletro, le ossa e i muscoli fossero improvvisamente scomparsi.

Lentamente i due corpi maschili, interpretati con intensità da Rafael Candela e Carmine Dipace, sembrano prendere forza creando una nuova energia in grado di fronteggiare quella femminile. Il trio dà quindi vita ad una coreografia fatta di prese e sollevamenti, di azioni e reazioni ai gesti reciproci, in un dialogo in cui la donna sembra volere prevaricare sugli uomini e viceversa, in un gioco di scambi di ruoli tra energia femminile e maschile. Alla fine, i due danzatori scompaiono e Coppelia comincia a danzare con il suo “gemello digitale” che viene proiettato su uno schermo e compare come una sorta di manichino bianco, asessuato, che ripete i movimenti eseguiti dal vivo dalla danzatrice o addirittura prende lui stesso l’iniziativa, mentre la ballerina in carne ed ossa lo segue.

Il processo di creazione della performance si è infatti avvalso di un innovativo sistema di “motion capture markerless”che ha permesso di replicare, fedelmente e senza la necessità di indossare tute o sensori, i gesti della protagonista in un doppio plasmato sul modello originale con atteggiamenti e caratteristiche fisiche molto simili, fino ad estendere e a trasformare i dati in immagini e suoni. Questo spettacolo, con la coreografia e la regia di Ariella Vidach e Claudio Prati, rielabora dunque i temi classici per contestualizzali nel presente, indagando il confine sottile tra il reale e il fantastico, tra il naturale e l’artificiale, facendo riflettere il pubblico sull’influenza delle tecnologie digitali e sull’uso dei programmi di intelligenza artificiale nella rappresentazione contemporanea e quindi anche nella danza.

Prima di Koppelia­_Giardino 13, la giovane danzatrice e coreografa Roberta Racis ha presentato un breve studio intitolato “Nulla dies sine linea- nessun giorno senza toccare una linea”. Una sorta di manifesto fisico femminile e liberatorio in cui la coreografia incontra il whipcracking, grazie alla collaborazione con l’artista Mordjane Mira. La frusta, nata nel mondo rurale dei cowboy e dei gauchos, diventa un nuovo linguaggio di movimento in cui  grazia ed  eleganza si uniscono in un esplosione di energia che rompe il silenzio e riscrive il linguaggio del corpo.

Visto il 30 maggio 2025 alla Fabbrica del Vapore di Milano

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