musica e concerti — 04/06/2025 at 12:41

Le emozioni del concerto dell’Orchestra Haydn diretta da Michele Mariotti e al pianoforte Alessandro Taverna

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RUMOR(S)CENA – BOLZANO – TRENTO – Tu chiamale se vuoi emozioni”: parole in musica di Lucio Battisti con una delle canzoni più conosciute e apprezzate della coppia Mogol-Battisti, considerata un classico della musica leggera italiana.  Ascoltando il concerto dell’Orchestra Haydn diretta da Michele Mariotti e la partecipazione al pianoforte del solista Alessandro Taverna, chiamarle emozioni è l’unico sostantivo femminile possibile utile a testimoniare un’esperienza artistico- musicale nonché umana, vissuta dal pubblico di Bolzano e Trento, emozionato, appunto. E di emozioni il direttore Mariotti ne ha parlato durante l’intervista che ci ha concesso prima dell’esecuzione del programma scelto: “Petite Suite” di Claude Debussy, il “Concerto per pianoforte e orchestra n.21 in do maggiore, k 467 e la “Sinfonia n.40 in sol minore, k 550” di Wolfgang Amadeus Mozart. «Sono stato invitato a dirigere l’Haydn per la prima volta nel 2016 e mi ricordo bene il “Concerto per due pianoforti e percussioni e orchestra” di Bela Bartok e la “Sinfonia n. 9 La grande” di Franz Schubert, quanto fu emozionante. Nel 2026 sono dieci anni che torno a Bolzano. La felicità che provo ogni volta nel dirigere questa Orchestra, sempre più matura e affiatata è data dalla possibilità di chiedere musicalmente a tutti loro ogni mia richiesta a differenza di altri luoghi dove non accade mai.

Con l’Orchestra Haydn diventa tutto più semplice. Molti debutti li ho avuti proprio a Bolzano perché sussiste la volontà di provare repertori raramente eseguiti e poco conosciuti. Lo considero un privilegio per via dello scambio reciproco e la considero è una gioia per tutti». “…Chiamale se vuoi emozioni…”. C’è un ma però che Michele Mariotti ci tiene a precisare: «È la città di Bolzano in sé che dovrebbe innescare una marcia in più perché manca qualcosa!». Il direttore pesarese è accolto dal pubblico con un affetto particolare capace di essere trasmesso empaticamente. “Fare musica insieme” di abbadiana memoria qui trova la sua collocazione stabile. E con Debussy la musica ha assunto il ruolo di protagonista assoluta: un susseguirsi di armonie delicate e festose, un cantabile ricco di colorature in crescendo. Un assieme tra tutte le sezioni sempre con una cura direttoriale molto circostanziata.

Un suono asciutto mirabilmente eseguito. Un finale scoppiettante meritevole dell’ovazione ricevuta! Il pianoforte e Alessandro Taverna nella seconda parte si è unito a Michele Mariotti e la Compagine orchestrale per esaltare il “Concerto per pianoforte n.21 in do maggiore k 467” di Mozart. Il gesto delicato ma alquanto deciso, sicuro; un suono estratto dai tasti uno per uno, in dialogo con gli orchestrali. Si percepiva l’affiatamento tra solista e direttore, una sorta di connubio tra le varie sensibilità. Il direttore lascia ampio spazio al solista, concede al piano un protagonismo in cui emerge una lettura inedita e trascinante.

I due bis concessi nel concerto eseguito a Bolzano: la trascrizione per pianoforte di Egon Petri dalla Cantata BWV 208 di Bach Schaf e können sicher weid (Or sicuro pascola il gregge) e di Friedrich GuldaPlay Piano Play”. Il primo bis ha diffuso una serenità corale capace di catturare l’attenzione e l’animo da ogni pensiero.  La maestria e l’eccellente prestazione del secondo con Gulda nelle mani di Alessandro Taverna reso con strepitoso entusiasmo interpretativo travolgente e numerose chiamate al proscenio per un meritato tributo.  E per concludere un concerto con qualità artistiche eccezionali, l’esecuzione della “Sinfonia n.40 in sol minore, k 550” di Mozart. 

Una lettura magistrale rivelatrice di un suono cesellato nei minimi particolari con i quattro movimenti (Allegro molto/Andante/ Menuetto. Allegretto – Trio/ Finale. Allegro assai) che esprimono una cantabilità sorprendente e dall’apparente leggerezza (abusata per usi commerciali e pubblicitari), dove al contrario ad un ascolto attento e meditativo si palesa una profondità nella scrittura musicale che esprime un moto perpetuo e ondeggiante. Michele Mariotti ne da una lettura assolutamente inedita, esprimendo allo stesso tempo la liricità e una sorta di ossessione che emerge ripetutamente. 

Mantiene fino all’ultima nota la tensione dove si placa solo sul finale. Considerata a ragione una delle migliori opere sinfoniche del compositore e se il direttore durante l’intervista sostiene che “Mozart è sempre Mozart”, in questo caso la sua personale interpretazione è riuscita ad elevarla oltre ad una semplice lettura dello spartito e con lui tutta l’Orchestra Haydn.

Visto e ascoltato il 27 e il 28 maggio all’Auditorium di Bolzano e Trento

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