Teatro, Teatro recensione — 26/07/2016 at 11:29

A Tokyo esiste anche il teatro contemporaneo

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TOKYO – Certo, la forza della tradizione teatrale del Giappone è tale che importare spettacoli dalla terra del Sol Levante, equivale a proporre spesso soltanto rappresentazioni legate al Noh aristocratico o al popolare Bunraku. Ma che cosa vanno a vedere al Setagaya Theatre 250 spettatori un mercoledì pomeriggio di fine luglio (dove faceva un caldo umido da isola della Cayenna) nel quartiere omonimo, assai simile a un angolo della milanese Brera se non fosse per la raccapricciante frenesia della gente? La stagione estiva del Setagaya Theatre propone infatti un cartellone diversificato: la tradizione viene affidata a Mansai figlio d’arte del glorioso Mansaku (un Ferruccio Soleri con gli occhi a mandorla) in scena con un Macbeth di grande fascino nei gesti di lenta efferatezza e nei costumi da samurai. Il successo è assicurato.

mansai macbethLa ricerca di un teatro contemporaneo passa invece attraverso questo Radiant Vermin di importazione occidentale, in scena fino al 31 luglio alle 14, oltre che alle 19, come ad esempio accade da noi per i film nelle sale cinematografiche d’essay. Una coppia, una presenza femminile misteriosa poi invadente che minaccia i due giovani, situazioni di ordinaria quotidianita’ se non fosse per quel senso del mostruoso dietro la porta che hanno i romanzi di Haruki Murakami: il succo è questo, anche se non si capissero che poche parole di un testo assai fragile. I tre attori sono agili, la coppia non ha problemi a saltare da un livello all’altro del palcoscenico, a sdoppiarsi in altre coppie di figure di famiglia, anziane, con la sapienza che devono avere nel DNA quelli che qui fanno teatro, cambiando semplicemente gesti e posizione. Ma se stiamo capendo quasi tutto, eccetto i non profondi dialoghi, non è merito nostro di navigati spettatori occidentali, in visita né della loro disinvoltura: il grande traduttore simultaneo è lo show televisivo universale, con i suoi superficiali ammiccamenti, i leit-motiv di battute che il pubblico riconosce come fossero un gingle pubblicitario, e ne ride.

Radiant Vermin
Radiant Vermin

Che peccato! Sono bravi gli interpreti di Radiant Vermin, ma un possibile teatro contemporaneo giapponese non passa, crediamo, da queste versioni locali di situazioni nate in altri contesti, manco fosse l’Opera di Pechino che parla del Brexit! Il lavoro di altre compagnie nipponiche che ad esempio ambientano una non-azione in un kombini (i fantastici supermarket aperti 24 ore su 24) sembra molto più coraggioso e interessante. Ma alla fine in un pomeriggio afoso di fine luglio, ci sono duecentocinquanta persone, alcune anche in piedi, come al Rond Point di Parigi o all’Almeida di Londra. E in Italia? Tanti festival, seri o turistici, coprono il gap di stagione dei teatri in gran parte chiusi fino a settembre, come accade nei quotidiani cartacei avviene con le pagine delle recensioni.

Visto a Tokyo il 20 luglio 2016  al Setagaya Theatre

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