Teatro, Teatrorecensione — 22/10/2014 at 18:55

Careddu riscrive Shakespeare passando per Beckett

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L’AQUILA – Shakespeare è il più grande drammaturgo di tutti i tempi. Non solo perché è continuamente riallestito, per la vastità della cultura che traspare nelle sue opere e da quel suo fondere insieme antico e moderno, locale e straniero, impellente e ancestrale. La sua importanza di evince anche dal fatto (o forse questo ne è risultato) che è il più riadattato, e comunque quello da cui i drammaturghi moderni traggono più ispirazione per scrivere le proprie pièces. Tra le più famose riscritture ci sono senz’altro “Lear” di Bond e “Rosencrantz e Guilderstern sono morti” di Stoppard, ma anche, più recentemente, i monologhi dei personaggi secondari portati in luce da Tim Crouch ed allestiti, in Italia, da Fabrizio Arcuri nel ciclo “I, Shakespeare”. E queste non sono certe le uniche, anzi, nel fare un elenco se ne dovrebbero elencare a migliaia. Per non parlare poi delle versioni registiche che, anche di uno stesso testo, sviscerano infinite sfumature del pensiero attribuite al bardo di Avon, o ancora,  delle commistioni tra il testo di Shakespeare e quello di altri autori. Una delle più recenti pièce ispirate ai suoi testi e che vede l’incontro anche con “Finale di Partita” di Samuel Beckett e “Caligola” di Albert Camus, è quella scritta da Antonio Careddu: “Dov’è Desdemona?”, di cui si nota l’ispirazione tratta da “Otello”.

Galasso - Dov'è Desdemona

I fatti raccontati nell’opera sono ovviamente legati a quelli di William Shakespeare, ma l’autore complica ulteriormente l’esposizione mostrando cosa c’è secondo lui dietro alle note scene. E, lo fa come se i due protagonisti Otello e Jago, fossero personaggi beckettiani. Complice anche il regista Michele Galasso e la Compagnia Teatro delle Viti I Nuovi artefici di una pièce singolare, fortemente inscritta nel genere del teatro dell’assurdo, con un andamento da farsa, un retrogusto stilizzato cechoviano, dal sapore pirandelliano e una buona dose di grottesco e di simbolico. Surreale, inquietante, narcisista, buffa, ironica e anche romantica. E, in tutto ciò, tra parti in prosa e in versi, è spietata.

Il testo di Careddu vuole che Otello (Simone Bobini) sia un bambino cresciuto che passa le sue giornate a giocare, complice il fido Jago (Eugenio Coppola). Strenuamente convinto dell’onestà del genere femminile, ama farsi fare il bagno nella sua tinozza con le barchette o passeggiare nel suo ameno “giardino” di alberi-pali (così appare la bianca scena stilizzata con tanto di gabbietta in stile ottocentesco per l’uccellino che finge di mangiare) che Jago, nel suo gioco scenico, trasforma per lui in una gabbia. Jago è più un deus-ex-machina che un servitore, oltre che il narratore degli eventi, quasi il presentatore di un documentario sul suo padrone. Pavoneggiandosi in livrea dal sapore orientale e lasciando in bella vista (spesso attaccato alla cintola, vicino l’inguine – sarà un caso? O un’allusione sessuale?) il famoso fazzoletto, cerca di destreggiarsi goffamente nel compito di balia e maestro. E, di tanto in tanto, anche in quello di Desdemona (simbolizzata da un cappuccio nero in testa – forse come il chador delle donne orientali), nelle scene oniriche che in un climax crescente (e qui anche sta la bravura dell’autore), vedono il servitore aggredire vorticosamente la debole psicologia di Otello in un gioco di ruoli, sadico, che gli fa rivivere gli incontri con la sposa.

Ma non c’è il suicidio. In un rapporto di intimità che va oltre la fratellanza e sfiora l’omosessualità, la negazione da parte di Otello della propria colpevolezza, infatti, si scioglie alla fine in una ricerca d’aiuto, in cui Jago diviene maestro di quel percorso di conoscenza che dalle tenebre porta alla luce della consapevolezza e della conoscenza del mondo. La domanda del titolo “Dov’è Desdemona?” si scioglie quindi nelle varie risposte che può avere: è in Jago, è nel ricordo, è nel rimpianto, è in tutto ciò che circonda Otello. La pièce, che era già stata presentata qualche mese fa in occasione del Fringe Festival di Roma, è stata replicata a L’Aquila all’inizio di “Play Muspac”, cioè i festeggiamenti annuali per i 30 anni dell’Associazione Quarto di Santa Giusta e del Mu.Sp.A.C. – Museo Sperimentale di Arte Contemporanea.

Visto il 16 ottobre 2014 al Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea dell’Aquila

“Dov’è Desdemona?”
Spettacolo teatrale della compagnia “Teatro delle viti – I Nuovi”
Regia: Michele Galasso
Drammaturgia e aiuto regia: Antonio Careddu
Attori: Simone Bobini, Eugenio Coppola

 

In replica dal 22 al 25 gennaio 2015 al Teatro Kopò di Roma.

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