Teatro, Teatrorecensione — 16/02/2014 at 15:06

“Quei due”: Eva straccia Adamo

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SCANDICCI – Attenti a “Quei 2”. Chi sono quei due? Sono due che non hanno bisogno di nomi per essere identificati, che non devono essere presentati. Quelli lì e tutti capiscono. Il primo uomo e la prima donna sulla terra. I Gogmagog, stavolta orfani di Tommaso Taddei impegnato fino a pochi giorni fa con il “Perduto Pinocchio” di Virginio Liberti in un’interpretazione sempre più persuasiva, ritornano alle origini con nuova linfa e spinta che ce li fa assoggettare ad alcune piece dei Sacchi di Sabbia.

Qui il surrealismo delle parole di Marcella Vanzo, performer, artista a tutto tondo, scrittrice (ha partecipato anche al reality Rai “Masterpiece”), trova sponda ideale tra il neutro di Carlo Salvador, spogliato da ogni virtuosismo e ripulito da ghirigori, e nell’estrosità pura di Cristina Abati, eccentrica catalizzatrice. Insieme sono un Adamo instupidito e sempliciotto (il ritratto dell’uomo nei suoi tratti basic senza sconfinare negli stereotipi triti), ed un’Eva sempre up, piena d’energie, intuitiva, logorroica, ballerina, sempre in movimento. Un uomo e una donna sono gli esseri meno adatti a stare insieme, diceva Massimo Troisi.

Siamo di fronte ad un teatro povero, con scene minimali al limite del simbolismo schietto ed al contempo ricco di idee che aprono mondi di sorrisi che rincorrono riflessioni che spostano l’asticella del pensiero in un’analisi, certo divertita, con fondamenti antropologici, seppur leggeri, supportati dalle parole senza tempo di Mark Twain, da una parte con il suo “Diario di Adamo ed Eva” (ne fece una piena e colorata messinscena Angelo Savelli con Lucia Poli al Teatro di Rifredi non molte stagioni fa), ed altre estrapolate da “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere”, best seller evergreen, vero quanto scomodo sull’incomunicabilità tra i generi, costretti dalla Natura a frequentarsi per la procreazione ed il continuum della specie.

Ad un Adamo in smoking, flemmatico, immobile al suo microfono, lento e serioso, fa da contraltare la scatenata e sciocchina Eva, in abito lungo rosa. Se lui sembra Frank Sinatra nell’esecuzione di “My way”, lei è un confetto da bomboniera, Marylin semiseria, che attiva simpatia. Il cerchio di luce che lo racchiude è visibilmente più limitato rispetto a quello che contiene lei, come un satellite che ruota attorno al suo pianeta di riferimento. Se lui è compassato e riflessivo, lei si lancia nella curiosità, appioppando nomi improbabili alle cose, tentando l’avventura anche a rischio dell’errore, senza paure. Se all’inizio lei appare frivola e banale ed inutilmente eccitata, poi prende il sopravvento, soprattutto intellettivo, ed in termini di sensi di colpa da affibbiare al compagno.

Dio, questo sconosciuto, non viene mai nominato, il serpente una volta sola, così come la mela che fa un’apparizione fugace. Tutto cambia con l’arrivo del primogenito, che Adamo non riconosce come tale ma pensa, primitivo e abbrutito e ottuso e gonzo, che faccia parte di una nuova specie mai vista prima, mentre Eva dona il suo tempo e tutte le sue attenzioni al nuovo venuto e l’uomo si sente tenuto in disparte, prima cacciato dall’Eden (il tema metaforico esploso anche del recente “Visita al padre” di Schimmelpfennig per la regia di Rifici) e poi messo all’angolo dalla “nuova creatura” che lo ha circuito e poi abbandonato.

Se lei è esagerata ed esagitata, lui sfiora il noioso ma quando parte “Born to be alive” sappiamo chi è il vivo e vitale dei due, chi vuol vivere e chi si vuol lasciar vivere, chi vuole scoprire e andare e vedere e conoscere e chi vuol restare sedentario e calmo e tranquillo. Tutt’altra storia rispetto a quella, di Ulisse e Penelope, che ci hanno sempre raccontato. “Ovunque sia lei, quello è il Paradiso”, la confessione ultima. La casa dov’è. La casa è dove posso stare in pace con te, il refrain del cantante di Cortona.

 

Quei 2”, testo e scene di Marcella Vanzo, liberamente ispirato al “Diario di Adamo ed Eva” di Mark Twain. Con: Cristina Abati, Enrico L’Abbate, Carlo Salvador. Regia: Marcella Vanzo/Gogmagog. Luci: Antonella Colella. Produzione: Gogmagog. Con il contributo di Regione Toscana – Sistema Regionale dello Spettacolo e il sostegno di Giallo Mare Minimal Teatro e Teatro Metastasio Stabile della Toscana. Prima Nazionale. Visto al Teatro Studio di Scandicci, Firenze, il 15 febbraio 2014.

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