Teatro, Teatrorecensione — 07/05/2012 at 20:15

Corpi che parlano in movimento e “scrivono” sulla scena. Innerscape/Paesaggi interiori firmato Effetto Larsen

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Sono “presenza – senza” o “pre-senza” , parole assemblate e trasformate, azioni in movimenti spazio-temporali, dove il mutare dell’ambiente, permette anche all’azione di modificarsi progressivamente, come un flusso ininterrotto a cui è impossibile sottrarsi. Anche all’uomo e alla donna che ci vivono e ci abitano. Esseri umani in movimento dinamico ma allo stesso tempo senza tempo e senza spazio. Fanno parte di incessanti spostamenti in avanti, traslazioni proiettate verso un futuro che ritorna indietro tra “salti temporali” e “giochi di scatole cinesi”. È il tentativo di indagine drammaturgica -visiva- scenica di Innerscapes/Paesaggi interiori, messo in opera dalla Compagnia Effetto Larsen, diretta da Matteo Lanfranchi e proposta al Wonderland Festival di Brescia, dalla soluzione originale a cui va riconosciuto per inciso, la serietà e la professionalità dimostrata dagli attori che per scelta  intenzionale, rinunciano al linguaggio verbale, spostando tutto sull’azione dei corpi in relazione alla parola scritta. Una sollecitazione che trova nell’espressività corporea un suo ragionamento giustificabile, spiegato nelle note di regia, dove la spiegazione di tale operato viene descritto come un tentativo di «esplorazione del rapporto tra l’azione umana e la sua collocazione spazio-temporale attraverso la reciproca influenza di questi elementi».

Influenza evidente nell’assistere a quadri scenici che non hanno mai un vero inizio e tanto meno un finale compiuto, bensì ci si trova dinnanzi a qualcosa di sospeso, di non finito. E questo è uno dei punti di forza del lavoro che suggestiona ma anche un “limite” nel suo apparire esteticamente molto ben confezionato, salvo ricredersi a progetto finito, una volta che il percorso intrapreso da Effetto Larsen, giungerà al suo traguardo definitivo. Nel 2011 la Compagnia ha vinto il Premio Scrittura di Scena Lia Lapini con Innerscapes.

I corpi si muovono a comando e sono dettati dall’esigenza di giustificare la loro presenza -”assenza” ma in relazione con le parole scritte che vengono assemblate e smontate a bordo scena e creano degli strani input:“Anno-donna-nodo-onda…./banda-panda/ronda……

bar/barba/abbandono/presenza/abbandono/speranze…..

Come giochi di parole, assonanze/dissonanze, sciarade (?) , di certo “una storia d’amore raccontata utilizzando la concretezza del teatro per realizzare dal vivo una grammatica cinematografica, indagando il rapporto tra le azioni e lo spazio che le contiene. Un muto contemporaneo….” Ecco la parola che decifra il senso del lavoro portato in scena da Matteo Lanfranchi ideatore e regista, e realizzato “anima e corpo” insieme a Francesca Di Traglia, Lorenzo Piccolo, Marco Ripoldi, Beatrice Cevolani. Si muovono freneticamente sempre in assoluto silenzio, non si scambiano nemmeno una parola, non dialogano con il linguaggio verbale ma solo con lo scambio dei corpi, gli unici autorizzati a raccontare come la vita sia tutto un frenetico rincorrersi tra “flashback e flashforward” ovvero l’analessi: una figura retorica della narrazione letteraria e cinematografica che consiste nel riavvolgere la sequenza cronologica delle azioni accadute su se stessa. Accade così che la storia narra fatti, avvenimenti, incontri che precedono il punto raggiunto dalla storia. Al contrario, la prolessi che consiste nell’evocazione di un evento successivo al tempo della storia in cui ci si trova.

Innerscapes è costituito da “salti temporali ed ellissi, di cambi e cambi di punto di vista”. Il manifesto programmatico pensato e realizzato da Effetto Larsen, dinamico nella sua traslocazione di salotti plastificati prima color rosa poi arancio, dentro i quali si vedono un uomo e una donna in relazione “d’amore” e quando è ora di fare il cambio, vengono portati via anche loro, anche la donna seduta. Le scene si completano grazie alle parole scritte ma ogni parola ne contiene altre e il gioco a questo punto si riapre e riparte. L’effetto scenico è tra lo spiazzante (positivo) e il non sense (divertente), dove un’ulteriore messa a fuoco del progetto troverà il suo compimento finale, da rivedere per l’originalità drammaturgica, la fisicità dei bravi performer, la velocità dei cambi scenici (da perfezionare in alcuni passaggi), dove se ci pensi la vita di tutti i giorni, vissuta senza fermarsi a pensare è molto simile a Innerscapes. Paesaggi interiori. Quelli dentro di noi.

 

Visto allo Spazio Idra/ Wonderland festival di Brescia il 31 marzo 2012

28 agosto 2012 debutto nazionale, Bassano del Grappa (Bassano Opera Estate Festival Veneto),  settembre al Siena Festival Voci di Fonte (sede del Premio Scrittura di Scena Lia Lapini).

 

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