Arte — 18/04/2012 at 07:22

Being Human, la Tweet intervista a Annie Abrahams

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Annie Abrahams, olandese trapiantata da molti anni in Francia, artista visiva, video artista, net artista è una pioniera della web performance che ha sviluppato in varie forme. Biologa con un’attitudine da antropologa studia i meccanismi della comunicazione e delle sue trasformazioni nella rete, secondo i concetti di intimità e collaborazione. Le sue opere, non solo video, ma anche disegni, oggetti, installazioni, sono esposte in importanti gallerie in molte parti del globo, così come le sue numerose e interessanti performance sono ospitate nei festival più innovativi dedicati alle arti digitali.

 

 

La conversazione si svolge sulla piattaforma Twitter per una Tweet-intervista in dieci domande in cinque giorni, da lunedì 16 a venerdì 20 aprile. Gli argomenti: net art, web performance, video art, comunicazione, sentimenti, intimità

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Biologa e artista”. In un giro di tavola di presentazione sono queste le parole con le quali Annie Abrahams si definisce.

Sono sempre incuriosita dal momento in cui ognuno dei residenti deve introdursi agli altri in quel rito minimo che, a ogni nuovo arrivo, si svolge attorno alla tavola ellittica della cena, nel refettorio in penombra de “La Chartreuse”. Come se le parole che utilizzi per descriverti, in qualche modo, ti partorissero anche agli occhi degli altri, quando non ai tuoi. Sono epifanie che spesso sorprendono le domande stesse. Quei riccioli bianchi, l’aria riservata e gentile: “biologa e artista, net artista”. È il 2009, io sono arrivata da alcuni giorni a Villeneuve- lez- Avignon per la mia prima residenza di traduzione, Annie Abrahams sta partecipando al progetto “La Chartreuse hors les murs” attraverso un ciclo di letture performative in biblioteche e licei della provincia di Avignone.

 

Ci ritroviamo di nuovo al CNES “La Chartreuse” a inizio 2010. Tra vari autori residenti decidiamo di condividere un momento di lavoro, mostrare i punti in luce e i punti ancora ciechi dei nostri progetti. Annie si interroga sulla composizione drammaturgica del protocollo di scrittura della sua web performance “Huis Clos / No Exit – On Collaboration” per sei performer. Ci legge dei testi e illustra alcuni disegni che riproducono degli schermi di computer, l’immagine finale alla quale i performer dovranno dare vita. Huis Clos è espressione famosa nel mondo del teatro perché titolo di una claustrofobica pièce di Sartre. La Abrahams trasla il concetto nel mondo virtuale e con il dispositivo della performance a distanza, attraverso webcam e un sistema di split screen, si propone di indagare il tema dell’intimità, della collaborazione e delle dinamiche all’interno di un gruppo sparso. I performer sono chiamati alla fine a costruire assieme un unico volto umano, prossimità di confini di schermi in cui parti di pelli e organi si sfiorano e combaciano riducendo al minimo le evidenti disomogeneità ed estraneità.

Assisto a un variazione di questa web performance, “Huis Clos / No Exit – Entraînement pour un Monde Meilleur”, nel giugno 2011 al Festival OPEN, al Teatro Paris-Villette a Parigi e rimango colpita dalla reale intimità che si instaura nel gruppo delle performer – donne tra loro sconosciute – nella fragilità e semplicità del loro mostrarsi, “essere e fare” qualcosa assieme, dovendo darsi ai nostri sguardi, in live ma mediate dal video, affidandosi alla tecnologia, involucro niente affatto sicuro o rassicurante.

Quando Annie mi chiede se voglio partecipare al suo nuovo progetto “Angry Women Take 2”, web performance in video per un’installazione nella sua mostra personale “Training for a Better World” (28 ottobre 2011 – 1 gennaio 2012), al Centre Régional d’Art Contemporain Languedoc-Roussillon, a Sète (Francia), accetto, paura mista a entusiasmo. Dodici donne che parlano di collera, ognuna nel segreto della propria casa, ma collegate in videochat. Posso essere la mia collera. E voglio comprendere meglio cosa avviene, quanto opererà lo svelamento (dirò e sarò cose che non mi aspetterei?), quanto il narcisismo, se e come il mettersi in scena supererà l’essere reale, come la presenza dell’altro opererà in termini di sentimento di esclusione o di collaborazione. Un’esperienza che ho ripetuto, con un protocollo diverso, in “Angry Women Take 3”, live performance presentata al Festival Verbindingen/Jonctions 13 lo scorso dicembre e vivrò di nuovo in “Angry Women Take 5” che sarà presentata il 21 aprile prossimo alle ore 19.30 a Les Bouillants, a Vern-sur-Sieche in Bretagna.

Nei giorni scorsi, il 12 aprile, la Abrahams ha dato vita anche alla versione maschile con “Angry Men Take 1” presentata nell’ambito di Labomédia a Orléans.

 

Originaria dei Paesi Bassi, dopo essere diventata ricercatrice in biologia all’Università di Utrecht alla fine degli anni ’70, nel 1986 la Abrahams si diploma all’Accademia di Belle Arti d’Arnhem e un anno dopo si trasferisce stabilmente in Francia e elegge internet e il web a strumenti e spazi per la propria creazione artistica.

Durante i suoi studi di biologia si era trovata ad osservare una colonia di scimmie in uno zoo. “Studiando i comportamenti di quelle scimmie appresi qualcosa sulla vita in comunità degli esseri umani” -dichiara l’artista – “In un certo senso guardo internet con lo stesso interesse e appetito. Considero che si tratti di un universo che mi permette di osservare certi aspetti del comportamento e delle attitudini umane senza interferirvi”. Attraverso il video, la performance e internet interroga quindi le possibilità e i limiti della comunicazione, di cui esplora nello specifico le modalità proprie della rete; e della performance in rete è internazionalmente riconosciuta come una pioniera. Nel 1992 presenta i suoi primi disegni realizzati con il computer nell’esposizione “Possibilités”, mentre è nel 1996 che utilizza per la prima volta internet per essere presente a distanza allorché realizza uno spazio relazionale per una mostra a Nijmegen. Da allora crea opere concepite per il web. “Being Human” è il nome del sito che gestisce dal 1997 al 2007 in cui esplora la comunicazione interpersonale. “Don’t touch me/ne me touchez pas” (2003) è il suo primo video interattivo basato sui meccanismi della narrazione. Le sue opere sono esposte in gallerie in Francia, compreso il Centre Pompidou, e in molti altri paesi, tra i quali Inghilterra, Spagna, Germania, Belgio, Olanda, Stati Uniti, Giappone, Russia. Le sue numerose performance sono ospitate in importanti festival internazionali. In Italia è stata presente nel 2004 alla Galleria del Premio Suzzara a Mantova, con l’opera “Séparation”, e nel 2007 con il video “Les chênes verts / The green oaks” nella Primo Piano Living Gallery di Lecce.

 

La Tweet-intervista con i limiti e le risorse del suo formato, della fragilità del flusso in cui si è presi, della temporalità che implica, mette alla prova dinamiche e forme del comunicare. Con la Abrahams proveremo ad entrare nella specificità del suo fare arte nel e attraverso il web e a conoscere la sua visione delle relazioni umane, se e come internet ci modifica.

 

Istruzioni per seguire l’intervista

1. Se non lo avete già, dovete crearvi un account su twitter.com

2. Diventate follower di Simona Polvani (http://twitter.com/simonapolvani) e Annie Abrahams (http://twitter.com/ annieabrahams ).

 

http://simonapolvani.wordpress.com/

 

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