Teatro, Va in scena a — 19/05/2015 at 07:47

Macadamia nut brittle, l’amaro amore al tempo di WhatsApp

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ROMA – Al Teatro India continuano gli appuntamenti con il Trittico Furioso della compagnia Ricci/Forte. Dopo Still Life  è stato il turno di Macadamia Nut Brittle  e il trittico verrà concluso con Imitationofdeath (19-21 maggio).

Macadamia nut brittle: Atto secondo
Di Still Life si era detto (qui la recensione) trittico-furioso-still-life-la-tagliente-denuncia-dellomofobia che la conclusione aveva un brutto sapore, che il lungo e forte applauso degli spettatori celava dietro un retrogusto amaro misto a tristezza e amarezza. Anche Macadamia Nut Brittle si è concluso con un fragoroso applauso che dietro però cela altri sentimenti, altri stati d’animo. Infatti, è un applauso che gli spettatori rivolgono a se stessi, perché in quegli ottanta minuti di performance hanno osservato le loro vite come in uno specchio, assistendo a qualche stralcio del loro presente e contemporaneamente, piombando in teatro, è come se fossero entrati in una macchina del tempo che li ha riportati alla loro adolescenza. Quanti di loro, infatti, come Macadamia, il primo dei tre ragazzi protagonisti della performance, non è dedito allo shopping selvaggio o non ama divorare gli smarties? Quanti in sala, come Nut, il secondo ragazzo, non conoscono a memoria le quarantasei puntate di “Pollon combina guai” o conservano una bambola in una scatola? Quanti di loro, come Brittle, il terzo ragazzo, non dormono o non hanno dormito con la foto della loro star del cuore appesa in camera? E quanti invece sono come lei, come la ragazza vestita da Wonder Woman che non trova forma, che si scioglie nelle serie tv e non ne molla una?

01 ricciforte MACADAMIA

Quell’applauso dunque è sì gioviale ma nasconde, forse per esorcizzare la presa di consapevolezza, il rammarico di aver vissuto una vita non propria, voluta o imposta da altri, che non trova forma o che forse è stata modellata diversamente da come ci si aspettava o si desiderava. E ci si trova a seguire mode folli, a perseguire desideri strambi, a nuotare in un mare di vacuità, di colori brillanti e appariscenti, di oggetti inutili, di cibi malsani senza riuscire a raggiungere la spiaggia perché sospinti dalle impetuose correnti del consumo, dell’apparire, del sesso fatto col primo che capita solo per riempire il vuoto della propria esistenza.
Quando si entra in sala lo spettacolo è cominciato. La scenografia è spoglia, si vedono tutti i marchingegni teatrali e solo qualche oggetto colorato è disposto lungo il perimetro della scena. Qualcuno può pensare di essere arrivato in ritardo o che non hanno aspettato che tutti si accomodassero. In realtà con Macadamia Nut Brittle non si entra a teatro ma nella vita di tutti i giorni, fatta da hostess che indicano le uscite d’emergenza o da gemiti di un rapporto sessuale consumato. È la vita fatta di appuntamenti e attese snervanti, la vita in cui si è amici solo per andare a cena perché è triste andare in un locale da soli. È la vita basata su “Anagnina. Ikea. McDonald’s a fianco. Io dentro. Fila di Nike. Trionfo di bigiotteria neuronale. Io che addento qualcosa, qualcosa che non molto tempo fa aveva le zampe. Esco e ascolto trenta volte Beyoncé che canta Halo”. Quella scena grezza e spoglia è la camera interiore dell’esistenza umana. Quell’esistenza cui è sottoposto oggi l’uomo occidentale: passare le proprie giornate a vagare in centri commerciali, tra file di roba dalla strana provenienza, sempre con il tuo smartphone in mano, aspettando che quel maledetto trillo di WhatsApp arrivi, accendendo una, due, tre, quattro volte lo schermo perché forse il 3g non funziona in quella zona e il messaggio che aspettavi rischia di non avere una risposta.

02 ricciforte MACADAMIA

Forse quella risposta non arriverà mai perché magari quel tizio che hai incontrato al caffè qualche giorno fa si è stancato di te e ti ha liquidato con un messaggio del tipo “Skpamo bene: tutto qua! Mglo se sparisco x un po”. Poi all’improvviso quel trillo arriva e per la fretta di leggerlo rischi di sbattere con una delle tante pedine che vagano nel centro commerciale. La notifica sta lì, aspetta soltanto che tu la legga. Prendi un bel respiro, stai tra l’ansia e l’emozione per quel che potrebbe accadere quella stessa sera ma alla fine rimani raggelato per quello che hai letto: “Alla tua età è facile innamorarsi ma è vero amore? Scoprilo inviando FIAMMA TUONOME SUONOME al 48409 (es. FIAMMA RITA LUCA) serv. in abbon. 0,5 €/sms VM18 by zero9”. In quel momento lanceresti quel cellulare, perché in un modo o nell’altro capisci quanto arida sia la tua vita, quanto tutta la tua esistenza si basi sul nulla, su un momento effimero, passeggero, da consumare come un gelato “macadamia nut brittle”. Anzi ti accorgi che la tua finta relazione amorosa, rimediata in uno squallido fast food è proprio come il gelato “macadamia nut brittle”. Tu sei la vaniglia, lui la crema al caramello e il vostro rapporto come il gelato che si scioglie facendo compenetrare vaniglia e caramello in un travolgente abbraccio libidinoso.
È questo l’amore al tempo di WhatsApp; è questo l’amore che i trentenni hanno imparato a chiamare amore; è questo l’amore degli adolescenti, di coloro che per la prima volta si affacciano a questo sentimento in maniera cinica e distorta, contando i giorni in cui avverrà la loro prima “scopata”, misurando di quanto cresca il loro pene di giorno in giorno, cercando su You Tube come si utilizza una spirale o chiedendo a un dottore on-line di prescrivere un anticoncezionale, per poter fare sesso liberamente con chiunque e quante volte si vuole senza il rischio che si presenti nel ventre qualcuno di indesiderato.

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È questo che Ricci/Forte raccontano in Macadamia Nut Brittle, una performance che evita i giri di parole, che a differenza di Still Life non ha spazio per i momenti evocativi ma sbatte in faccia la verità nuda e cruda senza mezzi termini, senza preoccuparsi della “sensibilità” degli spettatori, che nelle loro intime vite sono loro malgrado come quel coniglio bianco squartato in scena, che, nonostante la crudeltà, si compiace della violenza subita cantando con stridula voce “E vieni a casa mia, quando vuoi, nelle notti più che mai, dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi.  Tanto sai che quassù male che ti vada avrai tutta me, se ti andrà per una notte”. Sanno tristemente che l’amore nella società odierna è stato messo in vendita come le merci di un centro commerciale e tuttavia non sanno reagire.
Macadamia Nut Brittle è la drammaturgia dei monologhi e la scrittura scenica dei dialoghi. I corpi dei performer parlano attraverso azioni sceniche al limite dello sfinimento. Un dialogo tra corpi che tutto presenta tranne che un rapporto armonico. È un dialogo fatto di violenze, di schiaffi, di rapporti orgiastici. È un dialogo che fa male, che porta al sangue, dove il sesso sfrenato e brutale ha preso il posto dell’amore, perché il cuore è “un’attrezzeria sopravvalutata”. È un dialogo soltanto carnale, perché non c’è più spazio per quello verbale. Le parole, infatti, sono ormai vacue, vuote, incasellate in un copione scritto al quale attingere. Divengono vere solo nel monologo o meglio nel soliloquio, quando la sera nella propria camera, spenta la luce prima di andare a dormire, si parla con se stessi e si traccia un triste resoconto di quello che è avvenuto. È quindi il momento di addormentarsi, consci di dover indossare nuovamente una delle tante maschere donate dalla televisione, magari quella dei Simpson, per risvegliarsi il giorno dopo e continuare a vivere la propria esistenza tra Topolino e Hello Kitty, coscienti che bisognerebbe imparare a vivere da soli. Questa volta per lo spettatore non c’è catarsi.

TRITTICO FURIOSO
focus ricci/forte
drammaturgia ricci/forte
regia Stefano Ricci
con Anna Gualdo, Giuseppe Sartori
Fabio Gomiero, Piersten Leirom
movimenti Marco Angelilli
In scena al Teatro India di Roma
Produzione ricci/forte
in collaborazione con Garofano Verde

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