Festival(s), Recensioni — 18/11/2016 at 00:36

Festival che sorgono su “Terreni Creativi” e “Città del Teatro”: da Albenga a Troia

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ALBENGA (Savona) – TROIA (Foggia) – Festival e territori: quando il teatro mette radici nella sua terra, la rende fertile. la semina e la coltiva come fa un agricoltore. Se  lo fa con cura, pazienza e dedizione, stagione dopo stagione, il raccolto premierà la sua fatica. Il Teatro semina e raccoglie ciò che un artista ha saputo creare nel corso della sua carriera, lo produce, lo accoglie facendosi carico di condividerlo con il pubblico. Il territorio in cui opera un festival, ha da parte sua un compito fondamentale: supportare e promuovere l’attività artistica teatrale, attribuirne valore e significato – non solo erogando finanziamenti – ma stimolando anche la partecipazione e l’adesione della comunità residente. Un territorio è costituito dalle persone e da risorse economiche e un festival teatrale o di altro genere,  dimostra caratteristiche differenti, a seconda della posizione geografica e lo si percepisce da come l’amministrazione pubblica lo promuove e lo sostiene. Un direttore artistico sa quanto sia difficile ottenere dei contributi per far fronte all’impegno di spesa a sostegno della sua attività, mendicando anche pochi euro di finanziamento, preziosi per garantire la continuità artistica nel corso degli anni. Questo accade sia al nord che al sud della penisola, senza distinzioni geografiche o culturali che possano incidere più di tanto.

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Il viaggio tra i festival estivi ha fatto sosta anche in una regione ad ovest: la Liguria, dove le sue coste sono lambite dal mare e nel suo entroterra si coltivano, questa volta non in senso figurato, piante aromatiche ad uso alimentare. Siamo ad Albenga in provincia di Savona. Il nome del festival riprende il concetto metaforico del coltivare per produrre: “Terreni Creativi”, una rassegna ideata da Maurizio Sguotti direttore artistico della Compagnia Kronoteatro. La settima edizione  archiviata nel mese di agosto scorso –  non senza difficoltà –   per riuscire a portarla a termine, è stato deciso  di sensibilizzare l’opinione pubblica con una campagna di crowdfunding. Un’iniziativa che dimostra quanta tenacia per non cedere e cancellare una manifestazione cresciuta di valore nel corso delle sue edizioni. Il festival ha sempre riscosso un ottimo interesse da parte del pubblico (residente e ospite), l’attenzione di artisti, operatori e media che agiscono nel circuito teatrale italiano, promuovendolo con il beneficio di farlo conoscere al resto d’Italia. Unico nel suo genere, Maurizio Sguotti, ha saputo, nel corso degli anni, gestire un festival in grado di ospitare compagnie di teatro contemporaneo, tra le più qualificate, integrando la parte artistica con le realtà produttive per valorizzare anche l’enogastronomia. Questo ha creato nuove forma di convivialità, capaci di offrire un’alternativa culturale assente in passato. In sette anni sono stati ospitati 40 spettacoli teatrali, 23 eventi musicali tra concerti e dj set, 10 performance di danza, 12 conversazioni con il pubblico tra conferenze e presentazioni di libri. La presenza di artisti quali Licia Lanera, Leo Bassi, i Quotidiana.com, Andy Smith, Saverio La Ruina, Elena Bucci, César Brie, Aline Nari e Davide Frangioni, Andrea Cosentino, Teatro Sotterraneo, Fabio Giachino, Menoventi, Pardés Rimonim, Oscar De Summa, Tony Clifton Circus, Nicoletta Bernardini, Angelo Romagnoli, Marta Cuscunà, Collettivo Cinetico, I Sacchi di Sabbia, Gli Omini, MaNu, Balletto Civile, Simone Perinelli, Fratelli Dalla Via, Laura Curino, Enrico Messina, Aleksandros Memetaj, il Teatro dei Venti.

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«Negli anni abbiamo creduto ed investito – spiega Maurizio Sguotti – anche in contrasto con le strette logiche imprenditoriali, su questo progetto, con forza, dedizione ed entusiasmo. Oggi ci troviamo in seria difficoltà. Come non mai era successo prima. La sofferenza economica che vivono le aziende ospiti del festival (le serre agricole di produzione dove vengono allestiti gli spettacoli ospiti, ndr), la scarsità degli investimenti sulla cultura sia a livello nazionale che a quello locale, ci costringe ad affrontare un difficile percorso. Ed a inevitabili scelte. Un festival che ha un costo molto contenuto non riesce ad ottenere un sostegno adeguato dagli Enti locali, dalla Regione Liguria che non ha mai ammesso a contributo la manifestazione, mentre il Comune di Albenga nel 2016 ci ha concesso solo un contributo di 2.500 euro. Siamo sostenuti inoltre con un piccolo contributo dalla Fondazione A. De Mari Cassa di Risparmio di Savona e dalle Aziende agricole che ospitano la manifestazione e altri piccoli sponsor locali. Non capiamo perché un festival che ha successo di pubblico e critica, seguito con continuità dagli spettatori, innovativo e particolare per avere come palcoscenici le serre di Albenga, (in una parte della Liguria dove siamo l’unica realtà artistica che si occupa di contemporaneità), non riceva un adeguato sostegno».

Sono parole di chi non vuole rassegnarsi all’idea di dover cedere allo sconforto e rinunciare alla possibilità di riproporre “Terreni Creativi” il prossimo anno. Un festival con una sua marcata predisposizione alla diffusione culturale e non solo come rassegna di spettacoli, come se ne vedono ovunque nei mesi estivi. Frequentandolo negli anni si è visto come sia possibile collegare tra loro diverse discipline artistiche, anche molto differenti tra di loro,  vere sinergie nel proporre un momento di approfondimento a carattere  scientifico – letterario quanto umanistico. Il teatro diventa così spazio multiculturale e non solo luogo deputato allo spettacolo. Nel panorama festivaliero italiano, “Terreni Creativi” si distingue per la sua forte vocazione di agire sul territorio senza mai sconnettersi dal luogo d’origine.

Simurgh Teatro dei Venti
Simurgh Teatro dei Venti

Le proposte artistiche si sono succedute nel corso degli anni all’insegna del divertire e riflettere, del portare un teatro basato sulla comicità, senza per questo scadere nel banale. In una delle scorse edizioni lo slogan “e piantala sta cultura” sta a dimostrare la sottile ironia nel rispondere, a chi in Albenga preferirebbe eventi di puro intrattenimento, sullo stile più generalista e mediatico, ad uso e consumo che richiami la notorietà di personaggi televisivi. L’uno non esclude l’altro ma la differenza la fa l’investimento economico: il festival di Kronoteatro determina un indotto che può sedimentarsi nel tempo; gli eventi estemporanei nell’arco di una serata, lasciano il tempo che trovano. Non sostenere “Terreni creativi” significa una cosa sola: erogare contributi pubblici a chi organizza manifestazioni ludico ricreative (e Albenga nel periodo del festival non manca certo di iniziative più nazional – popolari), a beneficio di un pubblico di residenti e turisti, come se non fosse lo stesso target a cui si rivolge il Festival. I numeri parlano chiaro: dal 2010 le presenze sono state di circa 6.500 spettatori. Non sono pochi se si tiene conto della durata del festival di soli tre giorni.

Segno dell’indice di gradimento ottenuto nel corso delle precedenti edizioni fino ad arrivare alla settima edizione intitolata La crisi” (e i limoni spremuti simboleggiano bene il concetto).  Si dice che un rapporto sentimentale giunto al settimo anno vada incontro ad una crisi, qui stiamo parlando di una crisi dovuta alla scarsità d’intenti per chi amministra il bene pubblico, sottraendosi ad un impegno politico e sostanziale nel far sì che non si perda, quello che Maurizio Sguotti, Tommaso Bianco, Alex Nesti, Nicolò Puppo, Francesca Marsella, Amerigo Anfossi, Federica Merula e lo staff composto da giovani volontari, entusiasti di collaborare, hanno saputo offrire con generosità.

Atlante delle Micronazioni Graziano Graziani
Atlante delle Micronazioni Graziano Graziani

Tra gli ospiti dell’edizione 2016, era presente anche Graziano Graziani, critico teatrale, giornalista, autore del saggio “Atlante delle micronazioni” (Quodlibet Compagnia Extra) presentato al pubblico. Esamina un fenomeno di portata mondiale che consiste nell’auto-proclamazione cosiddette “micronazioni”, anomale per l’impossibilità di avere un riconoscimento giuridico, dai nomi più improbabili. Anomali come lo è Seborga, un Comune autoproclamatasi negli anni ‘50 in provincia di Imperia, non ritenendo leggittima l’annessione al regno di Sardegna (storicamente una decisione ormai superata) e di conseguenza la decisione di non riconoscersi nello Stato italiano. Una delle più singolari e celebri per la notorietà mediatica è stata L’Isola delle Rose, una una piattaforma di 400 metri quadri che sorgeva in acque internazionali nel mare Adriatico in corrispondenza di Bellaria. Costruita da Giorgio Rosa, un ingegnere che la proclamò indipendente chiamandola Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose. Sulla piattaforma era stato allestito un ristorante, un nightclub club e un ufficio postale dove venivano emessi francobolli. L’esperanto fu dichiarata la lingua ufficiale. Su ordine delle autorità italiane la Guardia di Finanza mise fine alla sua breve esistenza, sigillando la struttura, smantellata successivamente dai sommozzatori della Marina Militare. E ancora l’Isola di Tavolara in Sardegna, “Bosgattia” in provincia di Rovigo, “Caulonia” in Calabria.

L'isola delle Rose
Repubblica Esperantista  Isola delle Rose

È a partire dagli anni ‘90 che si assiste ad una proliferazione di “micronazioni”, grazie alla diffusione possibile attraverso internet, creando una sorta di legittimazione virtuale, attribuendosi forme e strutture che ricalcavano quelle degli stati sovrani. Spesso composte solo dal fondatore e i suoi famigliari. Graziano Graziani ne ha censite oltre 40 raccontandole con dovizia di particolari, in uno stile che si presta ad una lettura narrativa piacevole e attenta, analizzando, volta per volta anche le diverse motivazioni.

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