Culture, Storie e società — 18/05/2016 at 22:11

“Tornare alla luce”: le mummie di Roccapelago alla Notte Bianca di Modena

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MODENA – Rinascere dopo 500 anni per tornare alla luce.  Ai Musei Civici (Largo Porta Sant’Agostino) Sala Crespellani sabato 21 maggio (ore 19 con replica alle 22) Elena Bellei rievoca la scoperta del ritrovamento archeologico  delle mummie di Roccapelago con una lettura scenica del suo racconto “Tornare alla luce (edizioni Artestampa), evento inserito nel programma della Notte Bianca “Nessun dorma”. Una creazione collettiva di Elena Bellei, Andrea Capucci e Mauro Terzi realizzata in collaborazione con i Musei Civici. Ad animare la lettura voci narranti, immagini, canti gregoriani che racconta la vicenda, narrata dagli attori Olivia Corsini e Francesco Rossetti, accompagnata dal Coro Gregoriano Climacus.  Un racconto che ripercorre la vita di una comunità di 500 anni fa, in particolare in quella di una giovane donna, ritrovata parzialmente mummificata con il figlio in grembo. Il racconto, tra realtà e finzione, alterna la voce della protagonista e le suggestioni dell’epoca, con la voce della scienza e delle sue infinite possibilità di indagare il passato. Non si è trattato infatti solo di un ritrovamento di corpi e reperti ma di uno studio condotto da antropologi, biologi, entomologi, esperti di tessuti (sotto la guida della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna) che ha permesso di ricostruire tre secoli di vita contadina.

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Lo spettacolo, attraverso una contaminazione di linguaggi, prova a fare dialogare testo, disegno, immagini video e fotografia, partendo da un soggetto comune, declinato nelle diverse tecniche e nelle diverse sensibilità artistiche. Il lavoro preparatorio della lettura scenica “Tornare alla luce” prende spunto dal testo omonimo, scritto sulla base di interviste agli archeologi/antropologi e di ricerche all’Archivio di Stato di Modena. I tessuti, i camicini dei bambini ritrovati in cripta, i reperti, hanno dato spunti narrativi sia per il testo che per le immagini. Al leggio gli attori, Olivia Corsini nella parte della protagonista e Francesco Rossetti nel ruolo dell’archeologo. Da una parte il linguaggio emotivo, dall’altra quello distaccato della scienza.
La storia di questa donna vissuta 500 anni fa può essere davvero credibile – dice Elena Bellei – si basa sui reperti ritrovati e sui documenti dell’epoca, ma la costruzione narrativa è pura fantasia. E’ stata un’avventura lavorare con due artisti dell’immagine come Andrea Capucci e Mauro Terzi. Capucci ha una poetica visionaria, evocativa di mondi fantastici, in questo caso ha lavorato sul disegno e sui luoghi originari del nostro Appennino, Terzi è maestro nell’immagine del reale e cerca una definizione sempre più precisa. Insieme hanno creato un dialogo tra fotografia e disegno che si sposa bene con l’idea di memoria.
L’atmosfera che si crea con i canti gregoriani è quasi mistica – continua l’autrice – quella comunità del XVI secolo era molto religiosa, l’epoca era segnata da una presenza molto pesante dell’Inquisizione, dal senso del peccato, tra autentica spiritualità e superstizione, soprattutto per le donne. Ma il finale possiamo definirlo laico. E’ la scienza che vince la superstizione”.

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