Danza — 14/12/2014 at 23:33

Nella patria di “Kore” 2.0 danza il mito di Demetra

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ENNA-  Riflettere su un mito, dialogare con un mito dell’antichità classica, confrontarsi con esso e riportarlo in vita sulla scena utilizzandolo come plot narrativo per interpretare una realtà che, a raccontarla per quel che è, appare troppo complessa, sfuggente o troppo dura e inaccettabile. Parliamo di Kore.2.0, lo spettacolo di danza che la giovane coreografa palermitana Giovanna Velardi ha presentato sulla scena del Teatro Garibaldi di Enna. In scena, con la stessa Velardi, Stellario Di Blasi, Simona Miraglia, Tiziana Passoni, Valeria Zampardi, le scenografie e le  elaborazioni video di Dominik Barbier e Anne Van Den Steen. Le musiche originali di Domenico Sciajno, i costumi, le luci e la scultura che campeggio al centro della scena sono rispettivamente di Dora Argento, Danila BlasiFabrizio Lupo. Va da sé che è fonte di non poco fascino presentare uno spettacolo del genere a Enna, città che proprio del mito di Demetra e Kore è tradizionalmente considerata la patria (e comunque certo uno dei centri di maggiore importanza nel contesto della Magna Grecia).

Gio demetra lorenzo gatto

Il percorso che la coreografa propone è attraversato con l’energia e la franca durezza che caratterizzano il linguaggio di questa artista,  è ricchissimo di segni e simboli, eppure è sostanzialmente semplice: un prima, arcaico e presentato nel contesto di una favolistica, feconda e quasi religiosa lontananza in cui dominano Demetra e Kore e la fertilità della terra; quindi, in una ferita improvvisa, l’irrompere feroce e animalesco dell’elemento maschile (Ade, impersonato da Stellario Di Blasi, prima violenta e poi rapisce Kore); infine un poi (che arriva fino alla nostra esperienza) connotato dalla negazione del senso stesso della presenza femminile nella storia, dalla violenza autodistruttiva di ciò che resta, dalla reificazione dell’umano ridotto a pezzi di carne animale già ben impacchettati e pronti per la vendita nei mercati del mondo (appare qui, visivamente e verbalmente, tutta la fascinazione mediterranea dei mercati palermitani). Un finale senza speranza insomma, che si chiude spettralmente con le inquietanti e profetiche parole di Heiner Muller pronunciate dall’enorme, scultorea testa di Kore che campeggia sulla scena: «Quando attraverserà le vostre camere da letto con un coltello da macellaio voi saprete la verità». Tutto chiaro? Sì. Tutto lecito? Anche, ma a patto di riflettere con profondità sull’ utilizzo del mito (classico o moderno poco importa) che resta materia incandescente e da maneggiare con attenzione.

Il mito infatti si presenta come una narrazione simbolica che tende ad affermare icasticamente una verità immutabile e, di conseguenza, tende ad rifiutare d’essere messo in discussione, criticato se non addirittura negato. È lecito dunque utilizzarlo come ha fatto Giovanna Velardi? Certo che sì, ma occorre essere disponibili a guardarlo davvero negli occhi, ad affrontarlo nella sua essenza umanissima, ma sostanzialmente conservatrice e tendenzialmente autoritaria. In altre parole, e restando nel merito di questo spettacolo, val la pena di ricordare quanto ha scritto Brecht ne “L’eccezione e la regola”: « E—vi preghiamo — quello che succede ogni giorno/ non trovatelo naturale./ Di nulla sia detto: è naturale/ in questo tempo di anarchia e di sangue,/ di ordinato disordine, di meditato arbitrio, /di umanità disumanata,/ cosi che nulla valga/ come cosa immutabile». In altre parole se sembrano accettabili e interessanti le rappresentazioni che appaiono nella prima e nella terza parte dello spettacolo (da una parte la dimensione fertile della cultura contadina di un mondo dominato da Demetra e vissuto con serenità da sua figlia Kore e, dall’altra parte, l’alienazione che sfocia in cieca violenza della nostra contemporaneità occidentale), da dove nasce la violenza di Ade, rappresentata nella parte centrale dello spettacolo? Basta davvero rappresentarla come “fatto” indiscutibile e in qualche modo naturale? Non è una contrazione eccessiva? Non ha essa stessa delle cause concrete e politiche su cui magari val la pena di riflettere e che probabilmente andavano espresse anche correndo il rischio di forzare il mito e rendere ulteriormente complesso lo spettacolo? Probabilmente sì.

 

Teatro Garibaldi Enna, 7 dicembre 2014

KORE (Demetra 2.0)

Coreografia:Giovanna Velardi

Scenografia elettronica e video: Dominik Barbier/Anne Van Den Steen

Costumi : Dora Argento Luci: Danila Blasi Scultura: Fabrizio Lupo

Musiche originali: Domenico Sciajno

Musiche: AA.VV

Tecnico Video: Giuseppe Correnti

Interpreti: Stellario Di Blasi, Simona Miraglia, Tiziana Passoni, Giovanna Velardi, Valeria Zampardi

Crediti fotografici:  Lorenzo Gatto

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