Teatro, Teatrorecensione — 14/10/2014 at 21:34

Tutti sono e siamo colpevoli e “Invidiatemi” interroga le nostre coscienze

di
Share

SANSEPOLCRO (Arezzo) – In un’estate in cui la pioggia dettava legge e condizionava la vita sociale, ludica e ricreativa degli italiani, costretti a ripararsi sotto gli ombrelli, rovinando le vacanze e le manifestazioni artistiche all’aperto, un festival di teatro ospitato in luoghi sicuri sotto un tetto, diveniva una garanzia di per sé senza dover rinunciare al piacere di assistere ad una o più rappresentazioni. Uno di questi è Kilowatt festival di Sansepolcro “L’energia della scena contemporanea” la cui edizione (giunta a dodicesimo anno di vita) aveva come titolo un auspicio di cui non si poteva non essere d’accordo: “Per sentirsi meglio”. La cultura dello spettacolo diventa così motivo e necessità di infondere linfa vitale a chi la fa ma soprattutto a chi ne fruisce e ne gode. Teatro come benessere sociale capace di creare coesione al suo interno (ma anche fuori) sapendo che tutto ciò diventa comunità di intenti e di valori. Un festival che nel corso degli anni ha saputo crearsi un’identità caratterizzata non solo per le scelte artistiche del suo direttore Luca Ricci che fa scrivere sul programma: “ Non avere paura di sentirsi meglio” come condizione di poter percepire meglio un “sentire” multi sensoriale capace di aprire la mente e farsi coinvolgere totalmente. Kilowatt è un festival che nel corso delle sue edizioni ha saputo coinvolgere: i cittadini di Sansepolcro chiamati Visionari e a cui è stato affidato l’incarico di selezionare nove titoli tra danza e teatro, scelti tra 167 proposte inviate,ovvero “spettatori non addetti ai lavori”, deputati alla scelta artistica. Un lavoro annuale di grande responsabilità “giudicato” ogni giorno del festival negli incontri tra artisti, fiancheggiatori (critici ed esperti di teatro) e chi si è assunto la responsabilità di far esibire gli artisti. Una condivisione in grado di sensibilizzare la comunità stessa, in sinergia con la direzione artistica capace di far crescere e diventare questo festival una manifestazione di grande qualità.

 

crediti foto di Luca Del Pia
crediti foto di Luca Del Pia

 

Produrre e trasmettere cultura: le esposizioni delle “edicole sacre” nelle vie della città, piccole opere d’arte commissionate appositamente, la sfida di allestire la più divertente vetrina che avesse le caratteristiche di innovazione e curiosità dal tema “Per sentirsi meglio”, che una volta votata come la migliore, vinceva il premio di Miglior Showcase K14, l’offerta di diventare “spettatori erranti, una comunità locale aperta ad un pubblico proveniente da altre regioni con l’intento di vedere gli spettacoli insieme, e la possibilità di conoscere da vicino gli attori, grazie ad un percorso di avvicinamento molto particolare. Non si tratta più di fruizione e visione fine a se stessa ma di un teatro che sia sempre più attento alle conflittualità sociali della nostra la vita quotidiana. Kilowatt in questo senso ha la capacità di intercettare le contraddizioni di una società sempre più in crisi. Una nazione come la nostra  (e non solo) in cui tutto sembra svendere i propri valori di riferimento; ad uso e consumo di una cultura della sopraffazione di ogni forma di rispetto e convivenza civile.

 

 

crediti foto di Andrea Macchia
crediti foto di Andrea Macchia

 

La cronaca riporta sempre più casi di violenza sulle donne e sui minori, fino a registrare episodi tragici come quello accaduto anni fa tra Città di Castello e Sansepolcro. Un episodio di pedofilia sfociato nella morte di una piccola vittima. L’autore, regista e tra gli interpreti, Tindaro Granata scrive che “tutto è nascosto dietro a cose non dette, a cose che non si vogliono vedere e a sensazioni alle quali non ci si permette di dare voce”, nella presentazione di  “Invidiatemi come io ho invidiato voi”  definito come “un’analisi emotiva della micro società che potrebbe essere quella del proprio vicino di casa”. L’ispirazione nasce quindi da una storia vera da cui Tindaro Granata sceglie di rievocare, non tanto la ricostruzione drammatica degli eventi, (dopo aver visionato materiale registrato dalla Rai durante il processo), bensì con l’intento di indagare all’interno delle dinamiche famigliari, sociali, dimostrate con una potenza inaudita, scegliendo  una drammaturgia sobria e analitica. Minimalista nel suo intercedere. Entra quindi in un contesto sociologico di cui l’autore e regista sa appropriarsi con estrema cautela.

Un gioco a scacchi sottile e perfido tra tutti i protagonisti. Un uomo pedofilo, una madre che affida la propria figlia a chi crede sia innamorato di lei, un marito di lei poco incline a ricoprire il ruolo di marito e genitore, una sorella, una vicina di casa incapace di segnalare le anomalie di comportamenti alquanto discutibili. Una saga famigliare dove alberga il male rappresentato dall’uomo incapace di proteggere i suoi figli e una società distratta e superficiale . Invidiatemi diventa così l’occasione di un ripensamento generale di come sia indispensabile vigilare su fenomeni sempre più diffusi come possono essere la pedofilia, il femminicidio, la violenza che non conosce limiti. La rappresentazione è rigorosa e geometrica nell’azione scenica in cui il regista muove gli attori che si offrono ad un’interpretazione corale di grande spessore e partecipazione (Mariangela Granelli, Paolo Li Volsi, Bianca Pesce, Francesca Porrini, Giorgia Senesi, e lo stesso Tindaro Granata) che si riserva un ruolo minore, dando così spazio agli altri protagonisti, senza imporsi come leader a rischio di catalizzare su di sé troppa attenzione . Agiscono secondo un dettato registico molto calibrato, evitando la morbosità di raccontare una delle forme di sopraffazione fisica e psicologica a cui un bambino piccolo non ha nessun strumento per difendersi.

 

crediti foto di Andrea Macchia
crediti foto di Andrea Macchia

 

Si assiste ad un “gioco delle parti” dove ognuno agisce per evitare le proprie responsabilità a scapito di una vita innocente. Non traspare mai però moralismo o condanna ideologica, e questo è uno dei pregi del lavoro prodotto da BIBOteatro e Proxima Res. Non c’è mai il rischio di cadere nel tranello di giudicare i colpevoli, perché Invidiatemi non divide tra chi lo e chi non lo è. Tutti lo sono e lo possono essere. Sta ad ognuno farsi un esame di coscienza e interrogarsi sul suo grado di responsabilità. L’analisi drammaturgica, registica e attoriale sa sviscerare una capacità di sondare l’animo umano come pochi, senza enfatizzare mai o cadere nella china del facile pietismo o di condanna a priori. Un occhio attento alle discipline come la sociologia e l’antropologia in cui cercare di dipanare la matassa ingarbugliata di una vicenda aberrante. Il linguaggio usato dai bravi interpreti, a cui il regista non chiede mai di andare sopra le righe (e i motivi per farlo traendo spunto dalla cruda verità c’erano tutti) risulta  spontaneo, come deve essere una dialettica tra persone che si conoscono, e agiscono secondo delle emotività fuoriuscite da sentimenti di amore/odio, rancore e disperazione, sensi di colpa soffocati. Lo scibile umano in Invidiatemi è rappresentato al suo completo. Sembra quasi sia normale assistere a quanta  violenza può innescarsi all’interno di un contesto famigliare.  Una geometria nei movimenti da fare sembrare il tutto una partita a scacchi. Il giudice è una voce registrata fuori scena, asettica nel suo linguaggio tecnico da codice penale alla mano. Lui solo ci rivela come la malvagità umana ha saputo violare una vita ai suoi albori. Sono soluzioni del testo e registiche di un’efficacia ad alto impatto emotivo.

 

crediti foto di Luca Del Pia
crediti foto di Luca Del Pia

 

La narrazione teatrale desunta dai dialoghi uditi dalla televisione che gli aveva amplificati qui trovano la loro giusta collocazione e spetta solo al pubblico accertare la verità, senza stare davanti al piccolo schermo in modo passivo e lasciarsi condizionare ( il televisore appare in scena e si accende come un totem da dove fuori esce la voce giudicante). Tindaro Granata ha un’intuizione che è più che sufficiente per far di Invidiatemi uno dei migliori spettacoli visti nella stagione estiva: le immagini dei Barbapapà, i fumetti e cartoni animati che ogni bambino conosce bene e diverte. Ma c’è anche il diavolo raffigurato da Barbablù. Come a dire che il Bene viene sconfitto dal Male. La regia opera tutto sulla recitazione degli attori capaci di aderire con la massima concentrazione ad una disamina  non tanto sul problema della pedofilia di per sé, quanto, invece al degrado morale e sociale che non trova gli anticorpi necessari per evitare certe tragedie. I dialoghi calzanti sono costruiti per dare modo al pubblico la possibilità di diventare una giuria popolare chiamata ad accertare  senza condizionamenti  la verità dei fatti.  Invidiatemi è un messaggio di denuncia e non una sentenza. Il successo è ampiamente meritato e Tindaro Granata si conferma un giovane autore di spessore e in continua ascesa.

Visto a Kilowatt Festival di Sansepolcro 19/26 luglio

 

 

INVIDIATEMI COME IO HO INVIDIATO VOI

Premio Enriquez 2014 alla Drammaturgia

Premio Fersen 2013 alla Regia

Selezione Visionari Kilowatt Festival 2014

 scritto e diretto da 

TINDARO GRANATA

Premio “Mariangela Melato” – Prima Edizione 2013 – come Attore Emergente

 con:

 Tindaro Granata – Agostino Poletti, il marito

 Mariangela Granelli  – Angela Abbandono, la moglie

 Paolo Li Volsi – Giovanni Tramonto, l’amante

Bianca Pesce – Anna Rosaria Grata, la nonna

 Francesca Porrini –  Francesca Poletti, la cognata

 “           “           –   Giuseppina Lembo, l’amica

 Giorgia Senesi –   Antonietta Carbone, la vicina

La voce registrata del magistrato è di Elena Arcuri

 assistente alla regia       Agostino Riola

scene e costumi              Eliana Borgonovo

disegno luci        Matteo Crespi

elaborazioni musicali     Marcello Gori

 organizzazione / distribuzione      Paola Binetti

 produzione BIBOteatro e Proxima Res

 

Date 2015:

6 marzo  – Teatro di Minusio  (Locarno – CH)

21 marzo – Teatro Cantieri Florida – Firenze

17 aprile – Teatro al Parco/teatro delle Briciole – Parma

20 aprile – Teatro Foce – Lugano – CH

 

 

Share

Comments are closed.