Teatro, Teatrorecensione — 13/01/2015 at 13:15

Elettra: il dolore che porta verso la morte

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LONDRA – La figlia di una casa di morti: è l’immagine che trasmette la figura di Kristin Scott Thomas in scena come Elettra all’Old Vic di Londra (le repliche sempre esaurite di “Electra” si sono concluse a Natale), regia di Ian Rickson.
Fuori, per le strade, il clima è incredibilmente dolce, sole e vento; freddo e dolore impregnano invece The Round la sala rinnovata dove l’elegante Kristin, poco più che cinquantenne, affronta l’amata tragedia di Sofocle, piena di rabbia e speranza, dopo i successi nelle commedie di Cechov e Pinter. Lo ha dichiarato lei stessa: è il teatro, non il cinema, il suo vero amore perché è “diverso ogni sera, una cosa nuova ogni volta”, nonostante continui a girare film, come il recente “My Old Lady” con Maggie Smith e Kevin Kline. Ne ha fatti ormai più di 60, spesso contrastanti tra loro, da “Quattro matrimoni e un funerale” al “Paziente inglese”, per il piacere di cambiare, “per non annoiarsi mai”.
La trasformazione dell’attrice inglese – che vive a Parigi – in eroina classica avviene soprattutto attraverso un mutamento fisico e di ritmo nei gesti e nelle parole pronunciate, lontano dalla effervescenza e leggerezza della protagonista degli Old Times pinteriani eppure ancora e sempre capace di ironia.
Quando però rivolge lo sguardo quasi autoritario al pubblico (fatto anche di fedelissimi che la seguono ovunque) perché si disponga convenientemente ad accedere ad una sorta di santuario, si capisce che per la Scott Thomas la tragedia è sacralità, non proiezione in un passato favoloso, ma eterno presente: il presente del dolore, del sacrificio.

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Così la figura di Elettra, figlia e sorella di assassini riuniti in una sola famiglia – il padre è Agamennone, la madre Clitennestra, il fratello è Oreste – ritrova una centralità simbolica: lei non ha commesso delitti, né per adulare gli dèi né per vendicarsi degli uomini, ma ne è stata sempre spettatrice. Elettra è teatro, “il” teatro in quanto rito, relazione tra funzioni di cui mostrare il collegamento senza nascondere nulla, neppure l’orrore.
Pallida, a volte quasi spettrale, le vesti chiare senza tempo che le scivolano come non avessero peso, ospita in sé le passioni che ha dovuto vedere esplodere, che ha dovuto sedare, tenere dentro per restare viva, che le sono passate sopra come un uragano, lasciandola pietra bianca e levigata. Al suo confronto, il fratello Oreste, l’attore Jack Lowden che pure la critica britannica ha lodato, è allo stadio primitivo delle emozioni, sente l’odio e agisce, si fa riconoscere e abbraccia, è profugo che cerca rifugio e vendetta. Elettra, l’Elettra di Kristin Scott Thomas, ha imparato dal dolore ad andare oltre, più verso la morte che verso la vita.

Visto al Teatro Old Vic di Londra nel mese di dicembre 2014 

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