Teatro, Teatrorecensione — 11/06/2015 at 16:15

“Un inferno”: viaggio intorno a Dante Alighieri

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SAN CASCIANO ( Firenze) – Una struttura testuale fitta fitta che si muove per paragrafi quasi testo narrativo (o spartito musicale) a partire da un prologo per poi andare a stralciare passi formidabili e per i toscani “passati a memoria” nel senso dell’oralità (agli altri italiani, per faticato studio liceale) di generazione in generazione coi personaggi di Caronte, di Francesca, Farinata degli Uberti, Ulisse, Ugolino e Lucifero e poi, da schema letterario con giusto epilogo.  Ma di che si tratta? forse lettura ad alta voce o mise en espace? niente di tutto questo.

Un inferno”, una collaborazione artistica fra Dario Marconcini e Massimo Salvianti, è una rivisitazione testuale di passi fra i più noti della Divina Commedia orchestrati in modo originale da una regia sapiente e raffinata. Il coraggioso progetto mette in campo competenze ed energie che affondano i reciproci bacini di esperienza in territori prettamente toscani: a cominciare dai versi dall’Inferno di Dante detti dai diversi “personaggi” della compagnia dell’Arca Azzurra(che già aveva ‘saccheggiato’ dal Machiavelli al Boccaccio a Collodi per le drammaturgie di Ugo Chiti, in chiave completamente diversa). E’ un mix con la tradizione dei Maggianti, cara invece al regista Dario Marconcini, direttore storico del Teatro di Buti, dove la tradizione del Maggio e delle sue ottave cantate, è di casa e non scevra anche da contaminazioni artistiche con altri gruppi in splendore (vedi i pisani Sacchi di Sabbia).

UN INFERNO - A.Costagli, L.Socci, D.Frosali, G.Colzi, M.Salvianti (foto di Alessandro Botticelli)
UN INFERNO – A.Costagli, L.Socci, D.Frosali, G.Colzi, M.Salvianti (foto di Alessandro Botticelli)

La lettura|rilettura del capolavoro a firma Marconcini-Arca Azzurra(ospitato nelle celebrazioni per il 750esimo anniversario dantesco che a Firenze sarà festeggiato in estate nel cortile del Bargello) è un lavoro di forte contaminazione artistica anche dal punto di vista dell’osservatore. Spiazza la lettura dantesca degli attori storici dell’Arca. Lettura neutra. Loro, donne e uomini, in casacche rigorosamente nere. Ricoprono a rotazione i vari personaggi senza niente regalare di gestualità né di enfasi retorica pur ruotando nel piccolo spazio ma solo per spostarsi di ruolo. Un lavoro di assoluta pulizia, rigore, tutto in levare, questo della regia di Marconcini-coadiuvato da Giovanna Daddi. Unica suggestione in una scena completamente priva di qualsivoglia appiglio per gli attori e per il pubblico, è una proiezione sul fondale dalla facciata della Cattedrale di Chartres con le sue straordinarie vetrate e dall’Inferno, acquaforte di Piazzesi. Il dato sommatorio-che già tanta è la carne al fuoco, è quella del coro dei Maggianti butesi che irrompono in più riprese a intermezzo colle loro stentoree vocalità a stemperare le storie tragiche dei poveri protagonisti gettati al fuoco infernale del poeta-padre Dante.

Regia e scrittura scenica di Dario Marconcini
Ottave del Maggio di Enrico Pelosini
Compagnia Arca Azzurra
Progettazione artistica di Dario Marconcini e Massimo Salvianti
Con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci e con i Cantori del Maggio di Buti ( Pisa) Enrico Baschieri e Andrea Bacci
Visto il 28 di maggio al Teatro di San Casciano Val di Pesa-Firenze

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