Teatro, Teatrorecensione — 10/12/2014 at 22:04

Diffraction#1- In paradise artists can fly

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PISA –  Performance di teatro-musicale suddivisa in quattro quadri per un ensemble di archi, fisarmonica, percussioni, un soprano e un direttore d’orchestra con partitura del compositore e musicista Gabriele Marangoni sul testo di Jeton Neziraj, drammaturgo kosovaro trentasettenne con una quarantina di testi rappresentati in tutta Europa e che, per la prima volta, si cimenta con un suo libretto in forma di spettacolo di music theatre.

Un esperimento coraggioso, senza paracadute – ma gli scrittori dell’est, a cominciare da Milan Kundera e ancor prima da un certo Pasternak, questo ed altro hannodovuto sopportare prima e dopo la caduta del muro di Berlino, per lanciare e ri-lanciare alto e lontano il loro grido di parole, scritto sul tema della rabbia e della poesia, in nome della libertà. Che di teatro politico – musicale in Diffraction si tratta non ci sono dubbi.

 Fin dalla residenza artistica ad Armunia – Dimore d’autunno ( la precedente è stata a settembre a La Spezia), assistendo alla prova aperta al pubblico dove i commenti a scena aperta hanno aiutato il cammino di avvicinamento al lavoro,  il progetto dimostrava spessore e risonanza, riconoscibile nella sua originalità perché affondava nelle solide radici di un filone internazionale di ricerca del secondo Novecento: quello della sperimentazione musicale da Varèse a John Cage e fino ai nostri Luigi Nono e Luciano Berio, e insieme quello della parola di un autore del libretto quale è il giovane affermato Jeton Neziraj; che riscontri non ha nel nostro Paese ( niente a che vedere col melodramma nostrano) ma neanche con Carmelo Bene che si accompagnò con di musicisti quali Gaetano Giani Luporini per comporre in sinergie vocali su testi di autori classici da Pinocchio a Campana.
E allora che succede in Diffraction, in prima al Sant’Andrea Teatro, nella rassegna Teatri di Confine – Pisa-Buti , col sostegno di Fondazione Teatro Spettacolo (andato in scena in prima nazionale a Prishtina, capitale kosovara)?
Partiamo dall’etimologia del titolo Diffraction: in fisica è un fenomeno associato alla deviazione della traiettoria di propagazione delle onde quando incontrano un ostacolo sul loro cammino (…) così il suono, le onde radio, la luce.
E già da qui si incomincia ad intuire il bandolo della matassa. Tutto è completamente simbolico, come deve essere nel complesso mondo semantico e della parola e della musica.

L’intreccio è quello fra i due artisti, il musicista Gabriele Marangoni che da dieci anni compone le musiche dei lavori drammaturgici di Jeton Neziraj in Kosovo, che a sua volta ha scritto il libretto che narra della rana Fito ( Diffraction), innamorato della Emma e che dal suo stagno circostanziato e rassicurante una sorta di hortus conclusus) deve necessariamente uscire per rintracciarla- la donna – la Matria? E delle cui peripezie è investito al punto da incontrare qualcuno che gli taglia la gola, lui istintivamente gracidante scontrandosi in e con un luogo maledetto, corrotto, deve percorrere le vie che fanno rima sia con la ri-che con la in-voluzione . Si tratta di una scrittura metaforica sul Potere che toglie la voce ( anche nel senso della lingua parlata da diverse comunità, come quelle dell’ex Jugoslavia costrette a con-vivere dalla parabola militare di Tito dal secondo dopoguerra), la divora, la paralizza per poi farla restituire a Paesi- il nostro anzitutto, confinante se non altro, per il nostro mare Adriatico, e ai pubblici in una forma che solo l’arte – gli artisti possono riscattare coi propri mezzi. In questo caso la parola di un drammaturgo in concorso con la drammaturgia sonora di un compositore col suo ensemble musicale e vocale.

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L’evento della prima pisana in una Chiesa Teatro- la romanica di Via del Cuore, nota per l’acustica perfetta, ha restituito la raffinatezza del progetto artistico emozionando un pubblico più abituato alle azioni teatrali (in DIFFRACTION inesistenti) che alla composita ricerca raffinatissima in cui la soprano interpreta in primis la partitura del libretto monologica-dialogica mentre l’ensemble- compreso il direttore d’orchestra in scena col suo leggio e sua voce da coreuta sono in perfetta linea di scrittura drammaturgica sonora.
Scrive Anna Maria Monteverdi , docente universitaria e studiosa di video teatro, autrice del programma di sala : <<Il paesaggio sonoro è un brulicare di percussioni e fonemi cantati sui toni alti come un convulso gracidio che spezza l’unità semantica del testo, salvaguardandone però la sostanza che sta oltre la superficie piatta delle parole (…) una forma drammaturgica spezzata. Ovvero interrotta da inserti di cori e considerazioni del narratore o appelli al pubblico ( gli “a parte” secondo l’ottima distinzione di Concetta D’Angeli).  Questa operazione di “ diffrazioni” nelle intenzioni del compositore Marangoni ,è il Kosovo, il più giovane Stato d’Europa ricco di contraddizioni (…). A Prishtina convivono distruzione e povertà accanto a ricostruzioni dovute e volute dall’occidente capitalistico. Jeton adotta per questo concerto una forma narrativa comica che, come ricordava Bachtin, distrugge e smaschera, una comicità graffiante e dal gusto del paradosso e del parodico. L’immagine beffarda e canzonatoria dell’eroe-rana ricorda alcuni personaggi aristofaneschi e in tempi più recenti, alcuni protagonisti de Le cosmicomiche di Italo Calvino>>.

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Il Kosovo si è autoproclamato Repubblica dal 2008 dopo la guerra del 1999, ultimo Paese ad essersi reso indipendente nell’area balcanica, perché grandi potenze mondiali come la Russia, la Cina e la Serbia tuttora, lo disconoscono. Il lavoro, ancora in forma germinale di un work in progress, delinea un notevole potenziale per la complessità dell’operazione, ma soprattutto per le emozioni che riesce a trasmettere nella commistione di parole e suoni, che vanno a trasmettersi in una partitura sonora dove anche i rumori e l’uso degli strumenti sia vocali che strumentali spostano- diffrangendo- appunto- un tentativo di comprensione che non c’è e non deve’esserci trasferendo non solo metaforicamente altrove il luogo ed il senso dell’intero quadro progettuale artistico.

Concept e composizione Gabriele Marangoni
Testo Jeton Neziraj
Direttore d’orchestra Dario Garegnani
Fisarmonica Ylenia Volpi
Soprano Federica Napoletani
Viola Susanna Tognella
Percussioni Komugi Mastukawa
Produzione Quendra Multimedia- Prishtina

Visto a Sant’Andrea Teatro a Pisa il 19 novembre- in tournée fra Kosovo e Italia

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